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La riflessione

La casa del Popolo “Valarioti” in festa

È stata una bella festa popolare. Ha riempito la casa del popolo e l’adiacente via Helvezia, opportunamente chiusa al traffico. L’ha meritata Peppe Valarioti, l’indimenticabile ed indimenticato gi…

Pubblicato il: 14/01/2024 – 10:54
di Giuseppe Lavorato
La casa del Popolo “Valarioti” in festa

È stata una bella festa popolare. Ha riempito la casa del popolo e l’adiacente via Helvezia, opportunamente chiusa al traffico. L’ha meritata Peppe Valarioti, l’indimenticabile ed indimenticato giovane professore di lettere comunista ucciso dalla ‘ndrangheta 44 anni or sono. L’hanno meritata i suoi genitori (purtroppo scomparsi), le sue sorelle, i suoi nipoti e la ragazza che è stata l’amore della sua vita (tutti presenti alla festa). L’ha meritata quel gruppo di compagni e di persone libere che hanno promosso l’appello e la sottoscrizione, spinti dai sentimenti di affetto e di riconoscenza verso un giovane, il cui ricordo onora Rosarno, la Calabria e l’Italia intera, e da un impeto di orgoglio sano e generoso verso la propria terra. L’hanno meritata le 500 persone che hanno partecipato alla sottoscrizione e le organizzazioni sociali, cultuali politiche che hanno raccolto con generosità l’appello.  La casa del popolo Giuseppe Valarioti è definitivamente ‘Un bene comune’, un bene che appartiene alla comunità umana che vuole vivere del proprio lavoro, nella serenità della pace, della giustizia sociale, dell’uguaglianza e del reciproco rispetto tra tutti gli esseri umani. 
Da queste alte finalità nasce la consapevolezza che il risultato ottenuto non costituisce un punto di arrivo, ma soltanto il  punto di ripartenza diun lavoro che dovrà rilanciare la strutturacome punto di riferimento unitario delle organizzazioni sociali, culturali, politiche e delle persone che vogliono liberare la Calabria e l’Italia ‘ndrangheta, dalle mafie e dai loro complici. E come  luogo di incontro,  di ricostruzione e di memoria della storia del movimento bracciantile e contadino, che fu una delle passioni dell’impegno culturale e politico di Peppe Valarioti.  Che s’immerse nell’impegno politico, affascinato da quella storia di lotte  che, nel primo dopoguerra cancellò una legislazione feudale che per secoli aveva schiavizzato contadini, coloni,  mezzadri, fittavoli ed aveva costretto i braccianti nelle miseria più nera. E negli anni ’60 e 70 portò l’Italia alla conquista di diritti sociali e civili tra i più avanzati del mondo. Tutto un complesso di conquiste e di riforme che spostò una parte rilevante della ricchezza nazionale dai forzieri della rendita e del profitto verso i redditi del mondo del lavoro. Negli anni ’70 del secolo scorso il salario dell’operaio italiano era il più alto in Europa ed aveva trascinato in alto anche gli stipendi degli insegnanti, degli impiegati e di altre attività lavorative. Oggi chi vive del proprio lavoro non arriva alla fine del mese e l’Italia è ritornata ad essere un paese ad elevata emigrazione giovanile ed a bassissima natalità.
Per arrestare il declino ed invertire la tendenza, l’iniziativa politica deve occuparsi con generosità dei diritti dei migranti e della povera gente, deve riportare in primo piano gli interessi delle classi lavoratrici e riconquistare al lavoro umano il suo altissimo valore e l’adeguata remunerazione. Ma non è questo il pensiero dei partiti della estrema destra che guidano oggi il Paese. Anzi vogliono approvare una riforma istituzionale ed autonomia differenziata che stravolgerebbe l’assetto democratico disegnato dalla Costituzione Repubblicana, approfondirebbe il distacco tra il nord ed i sud del Paese, aggraverebbe ulteriormente le diseguaglianze e le ingiustizie sociali.
Nonostante ciò, i partiti che stanno all’opposizione continuando a guardarsi in cagnesco, non riescono a costruire insieme un progetto alternativo e mobilitante.
Questa gravissima situazione assegna alle organizzazioni sociali, culturali e di volontariato il compito straordinario di promuovere e costruire dal basso, in contatto coni i bisogni e le speranze della povera gente, dei giovani e di tutte le persone oneste  il progetto ed il movimento di lotta alternativo che i partiti politici non sanno più costruire. Per rendersi conto delle opportunità presenti nel Mezzogiorno, basta partecipare ad una iniziativa contro l’autonomia differenziata.
Anche se ancora non espressa, per l’assenza di forze politiche credibili e mobilitanti, nel sud è forte la volontà invertire le politiche che lo hanno condannato nelle attuali gravi e tristi condizioni. Ed è forte la volontà di battere le mafie che di quelle politiche sono state gli effetti perversi. È forte soprattutto tra le nuove generazioni, tra le donne, tra i migranti. Bisogna ricercarla, questa nuova volontà, aiutarla e sostenerla. Nessuna organizzazione democratica, nessuna persona che abbia nel cuore e nella mente i sentimenti della libertà e dell’uguaglianza può rimanere indifferente e restare soltanto a guardare.

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