ROMA Lo scenario per molti porti italiani è simile a quello vissuto durante il periodo del lockdown. La crisi di Suez, gli attacchi ai convogli commerciali da parte del gruppo armato yemenita degli Huthi e l’operazione anglo-americana contro le postazioni dei ribelli, potrebbe mettere in ginocchio alcuni principali porti dell’Adriatico.
L’import-export italiano marittimo che transita per il canale di Suez vale oltre 150 miliardi di euro. La situazione spinge a dirottare le navi in altri porti e questo implica robusti ritardi nel carico e scarico anche da e per il porto di Gioia Tauro, tra i principali scali nazionali per container e carichi energetici. Ad esprimere preoccupazione – sulle pagine de Il Messaggero – è Zeno D’Agostino, presidente di Espo, l’associazione dei porti europei e dell’Autorità Mare Adriatico Orientale. «Se non si risolverà la situazione sicurezza, nel medio periodo ci potrebbe essere un cambio di rotte strutturale», afferma, «è evidente che una nave che circumnaviga l’Africa in maniera sistematica non avrebbe interesse a raggiungere il Mediterraneo orientale o l’Adriatico e punterebbe invece direttamente sui porti del Nord Europa. Ma, a prescindere da Trieste, ci sono in ballo interessi internazionali di così grande portata che penso e spero che tra fine gennaio e inizio febbraio i flussi torneranno regolari attraverso Suez». (redazione@corrierecal.it)
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