CATANZARO «Abbiamo scoperto l’operatività di due associazioni, una dedita a narcotraffico, l’altra al traffico di armi, anche da guerra. Gli appartenenti al gruppo, infatti, avevano la disponibilità di un arsenale micidiale di armi destinato alle cosche di ‘ndrangheta del distretto di Catanzaro». Sono i primi dettagli illustrati questa mattina, in conferenza stampa, da Vincenzo Capomolla, attuale procuratore facente funzioni della Procura di Catanzaro, dopo il blitz di questa mattina che ha portato al fermo di 20 persone, in ordine ai delitti, a vario titolo ipotizzati, di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e associazione finalizzata al traffico di armi con l’aggravante mafiosa, nonché per i delitti di porto e detenzione illegale di armi da fuoco, in materia di stupefacenti e altri gravi reati. Fermo eseguito «considerato il pericolo di fuga e la capacità di sottrarsi a indagini per le loro reti di relazioni», ha spiegato Capmolla.
Capomolla, nel suo intervento, ha parlato di un «contesto preoccupante», del sequestro di numerose armi e di «meccanismi collaudati di custodia nei bidoni interrati. Parliamo di armi con potenza micidiale, armi lunghe, fucili mitragliatori e armi da guerra». Nel corso delle indagini, gli inquirenti hanno fatto luce sui canali di approvvigionamento e spaccio di droga sui canali del Catanzarese ma anche Vibonese. «L’indagine nasce dalle investigazioni per individuare un soggetto coinvolto in “Rinascita-Scott” che aveva trovato una rete di protezione della sua latitanza nel Catanzarese. Da questo spunto è partita la ricostruzione della rete criminale e i due profili legati al traffico di droga e di armi».
Secondo il Questore di Catanzaro, Paolo Sirna, «l’elevato numero di armi scoperto, denota una capacità offensiva micidiale». «Abbiamo sequestrato anche 7mila proiettili interrati in diverse aree della città di Catanzaro. È a tutti gli effetti uno dei sequestri di armi più ingenti effettuati nell’area e questa di oggi è la nostra risposta alla tutela della collettività». È toccato, poi, al dirigente della Squadra mobile di Catanzaro, Fabio Catalano, spiegare che «uno dei personaggi fortemente indiziati è già noto a forze dell’ordine. Abbiamo raccolto enormi elementi sulla promozione delle due organizzazioni. Abbiamo trovato poi kalashnikov in uso alle forze armate italiane, delle Beretta MP40 note come armi militari». Preoccupa, dunque, come la ‘ndrangheta «abbia la disponibilità di queste armi, nascoste nella zona “Cuturella”, zona a nord della città, «totalmente nel controllo dell’organizzazione».
Domenico Rizza, Vincenzo Rizza, Marco Riccelli, Enrico Emanuele Le Pera, Manuel Argirò, Massimo Longo, Raffaele Iiritano, Francesco Agostino, Vittorio Gentile, Sergio Rubino, Giuseppe Caroleo, Angelo Posca, Salvatore Tedesco, Giuseppe Caliò, Rosario Nuccio Caliò, Vittorio Falvo, Andrea Caracciolo, Giampaolo Tripodi, Loredana Ferraro, Lorenzo D’Elia. Secondo la Dda, Domenico Rizza detto “Enrico” «è stato in grado di accreditarsi con le cosche di ‘ndrangheta calabresi più sanguinarie, da cui ha acquistato sostanza stupefacente e che ha rifornito di armi, da guerra e comuni da sparo».
(redazione@corrierecal.it)
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