COSENZA Gianluca Maestri ha deciso di collaborare con la giustizia. La notizia è emersa, questa mattina, nel procedimento scaturito dall’inchiesta “Reset” – contro la ‘ndrangheta cosentina – in corso nell’aula bunker di Catanzaro e dedicato agli imputati che hanno optato per il rito abbreviato. L’avvocato di Maestri, inoltre, ha rinunciato al mandato vista la volontà del suo assistito di collaborare manifestata dal suo assistito, ma per la Procura Maestri, in questo procedimento, non è ancora considerato collaboratore di giustizia.
Maestri è considerato promotore ed organizzatore dell’associazione degli “Zingari”, strategicamente vicino a Gennaro Presta. Secondo l’accusa «si occupa principalmente di organizzare e condurre molteplici attività estorsive», il suo ruolo di partecipe si eleva ad organizzatore e “reggente” nel dicembre 2019, quando, a seguito degli arresti seguiti ad una operazione della Dda di Catanzaro, «si occupa di gestire l’utile prosecuzione delle principali attività illecite lasciate in sospeso dai suoi sodali, divenendo una decisiva ed insostituibile cerniera tra la compagine “Italiana” e quella degli “Zingari” dei Banana». Sono diversi gli episodi contestati nell’inchiesta “Reset“, quasi tutti legati al ricorso a minacce e «alla prospettazione dell’esposizione ad un pericolo concreto ed attuale della incolumità di imprenditori e dei loro beni», per richiedere denaro e portare a termine l’attività estorsiva.
Il processo “Reset” celebrato a Catanzaro, vede alla sbarra gli imputati che hanno optato per il rito alternativo. Nello scorso mese di dicembre, si è giunti ad un primo step, con i pm della Dda Vincenzo Capomolla, Vito Valerio e Corrado Cubellotti che al termine della requisitoria hanno invocato la richiesta di pena per gli imputati (QUI TUTTE LE RICHIESTE). Per Gianluca Maestri, i magistrati della Distrettuale hanno chiesto una pena pari a 20 anni di reclusione.
Da quanto emerso, Gianluca Maestri avrebbe avuto diversi contatti con un altro pentito cosentino coinvolto nell’inchiesta “Reset”: Ivan Barone. Quest’ultimo avrebbe iniziato a partecipare più attivamente agli affari dell’associazione mafiosa Rango-Zingari, rendendosi sempre disponibile per pestaggi, danneggiamenti, estorsioni oltre ad occuparsi di una diffusa attività di traffico di sostanze stupefacenti. Barone, con il tempo, avrebbe assunto il ruolo di promotore, «affiancandosi quotidianamente a Gianluca Maestri nel gestire l’utile prosecuzione delle principali attività illecite lasciate in sospeso dai suoi sodali, divenendo anch’egli una decisiva ed insostituibile cerniera tra la compagine italiana e quella degli zingari dei Banana».
Il nome di Maestri compare nell’elenco dei soggetti coinvolti nell’inchiesta “Athena“, coordinata dalla Dda di Catanzaro. Non un gruppo criminale comune ma una vera e propria organizzazione capace di battezzare i bambini in nome di Osso Mastrosso e Carcagnosso, i tre leggendari cavalieri fondatori di tutte le mafie. Gli Abbruzzese di Cassano, sono stati colpiti da un’operazione congiunta di Polizia e Carabinieri con 68 misure cautelari, ed accusati dalla Dda di Catanzaro di associazione di stampo mafioso, associazione dedita al narcotraffico, estorsioni, minacce. Il neo pentito è protagonista di diversi episodi di spaccio. Un lavoro perpetrato insieme ad altri indagati. Che«trasportavano, cedevano e confezionavano, in più occasioni, quantitativi di sostanza stupefacente del tipo cocaina ed altra di natura imprecisata». Di importante contributo indiziario, secondo l’accusa è la conversazione intercettata 1’11 gennaio 2020, dove Gianluca Maestri si mostra allarmato per un posto di blocco imposto ad un suo fedelissimo «mentre si stava recando ad occultare “la cosa”». «Il ragazzo…stava andando a metterci la cosa e ha preso il fermo!», dice Maestri ad uno dei presunti reggenti del clan Abbruzzese di Cassano allo Ionio che chiedeva delucidazioni in merito. (f.benincasa@corrierecal.it)
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