ROMA Un agguato in stile mafioso che scuote la città di Roma. Perché l’omicidio avvenuto nel tardo pomeriggio di ieri di Cristiano Molè assomiglia ad un regolamento di conti. Il giovane è stato ucciso di fronte alla compagna dopo una raffica di proiettili, di cui uno che si è conficcato nel torace. L’agguato si è consumato nel pomeriggio di lunedì 15 gennaio al Corviale poco dopo le 19 e 30 tra largo Edoardo Tabacchi e Via Ettore Ferrari. I colpi sono stati esplosi da un’automobile in corsa, un Fiat Panda bianca, che non è ancora stata rintracciata.
Ieri sera il 33enne stava scendendo dalla macchina, questo quanto finora è stato ricostruito, quando è stato raggiunto dalla sequenza dei colpi di arma da fuoco, almeno dieci. Mentre la persona che si trovava con lui è stata ferita alla gamba ed è stato portato all’ospedale San Camillo per le cure. Cristiano Molè, già conosciuto dalle forze dell’ordine, è romano, e aveva lo stesso cognome dell’omonima cosca calabrese di Gioia Tauro, clan di ‘Ndrangheta attivo a Roma, ma al momento sembrerebbe solo un caso di omonimia. Nel 2014, Molè era già stato gambizzato a Bravetta. All’epoca l’agguato scattò nei pressi di un bar della strada, in zona Forte Aurelio. Un avvertimento per uno sgarro, questa la motivazione. Sull’agguato di ieri sera, intanto, indaga l’antimafia.
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