COSENZA L’operazione può ritenersi conclusa. La polizia penitenziaria, nei giorni scorsi, ha eseguito un blitz all’interno dell’istituto penitenziario bruzio “Sergio Cosmai” di Cosenza. Al termine dell’attività, sono stati rinvenuti e sequestrati sei telefoni cellulari e quasi 30 involucri contenenti sostanze stupefacenti suddivise in dosi. Come sono stati introdotti gli smartphone all’interno del carcere? E la droga? A queste domande risponderà chi indaga sull’ennesimo ingresso di materiale proibito all’interno di un istituto penitenziario. Nel Tribunale di Cosenza si è recentemente concluso un processo a carico di due presunte “guardie infedeli“, condannate a pene pesanti (qui la notizia). Da quanto emerso, l’istituto penitenziario si era trasformato in una pensione d’oro per alcuni detenuti. Nel carcere bruzio, come sostenuto dal pentito Mattia Pulicanò, i due agenti «facilitavano l’ingresso in cella di qualsiasi cosa: mp3, profumi, orologi, alcolici e cibi vietati». Sempre il collaboratore di giustizia ha sottolineato il contributo delle “guardie” nello scambio di informazioni, tra i membri della consorteria criminale dall’interno all’esterno del carcere, tramite pizzini e “mbasciate”. Insomma una prassi vecchia e a quanto pare consolidata che non viene minimamente scalfita dalle restrizioni e dalle pene. I detenuti continuano a ricevere “doni” non consentiti.
Pare evidente la necessità di porre un freno ad una cattiva consuetudine. Gli organici risicati e il sovraffollamento non facilitano evidentemente il compito di chi è chiamato a sorvegliare. Ecco perché il Dap, Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, sta pensando a nuove misure di sicurezza. A dirlo al Corriere della Calabria è Giovanni Battista Durante, dirigente aggiunto del corpo di Polizia Penitenziaria e segretario generale aggiunto del Sappe. Si parte dall’utilizzo dei droni. «Il corso di formazione per gli agenti partirà a breve e dopo un necessario periodo di formazione, sarà possibile sorvolare il perimetro delle carceri per monitorare quanto accade all’interno dell’istituto». Un ottimo deterrente, ma non basta. E infatti, il Dap sta pensando anche ad una schermatura per oscurare il segnale degli smartphone e vietare qualsiasi comunicazione con l’esterno. «Il progetto che riguarda la schermatura si concluderà tra qualche mese», la speranza è di attivarlo prima dell’estate 2024. Qualcosa si muove.
Proprio oggi, alle 15, è previsto il question del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, pronto a rispondere alle interrogazioni sul fenomeno del sovraffollamento carcerario, sull’attuazione degli interventi di edilizia penitenziaria e ulteriori iniziative necessarie a migliorare le condizioni di vita e di lavoro all’interno delle carceri. Nordio ha illustrato la Relazione sulla amministrazione della Giustizia, soffermandosi sulla costruzione di nuove carceri «E’ difficilissimo per i vincoli idrogeologici, urbanistici, per i vincoli ambientali» e «l’unica possibilità che abbiamo è quella di avvalersi di strutture già esistenti e che siano compatibili con la struttura di un carcere». Nordio ha riproposto la sua idea di utilizzare «le tantissime caserme che abbiamo che sono perfettamente compatibili» e «soprattutto per la detenzione di reati minori». «Un carcere che abbia ampi spazi – ha chiosato Nordio – consente le due due forme essenziali della rieducazione previste dalla Costituzione: il lavoro e l’attività sportiva».
(f.benincasa@corrierecal.it)
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