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“intrecci” criminali

Affari, società in comune, droga: le relazioni “pericolose” tra ‘ndranghetisti e capi ultras

Da Torino a Milano a Roma la “colonizzazione” delle cosche calabresi ha portato anche all’infiltrazione nelle principali tifoserie d’Italia

Pubblicato il: 18/01/2024 – 14:22
Affari, società in comune, droga: le relazioni “pericolose” tra ‘ndranghetisti e capi ultras

LAMEZIA TERME Relazioni pericolose e affari con il pallone sullo sfondo. La “colonizzazione” della ‘ndrangheta è arrivata dappertutto, persino nelle curve delle tifoserie più importanti d’Italia. L’inchiesta della Digos di Milano che secondo il Fatto Quotidiano avrebbe svelato gli affari legati alla Curva Nord dell’Inter, con tanto di ombre sinistre della ‘ndrangheta ad agitarsi dietro le quinte, offre uno spaccato che non sarà un inedito ma che è comunque inquietante.

L’analisi del procuratore

A farne cenno anche il procuratore della Repubblica  di Milano Viola in un’audizione all’Antimafia in questa legislatura, quando ha evidenziato la preponderanza della ‘ndrangheta nel panorama criminale lombardo e milanese e poi ha rivelato che «alcune indagini hanno documentato l’esistenza di rapporti non occasionali non solo tra esponenti delle tifoserie organizzate delle squadre di calcio e soggetti appartenenti a organizzazioni di tipo mafioso, ma anche tra esponenti delle tifoserie e appartenenti a gruppi eversivi: ci sono profili di infiltrazione delle tifoserie, in casi limitati delle stesse società, che favoriscono forme di controllo concreto del territorio ad esempio su parcheggi, biglietti, attività di ristorazione».

Le indagini a Torino

Del resto, i precedenti di relazioni “pericolose” tra esponenti delle cosche calabresi e capi ultras sono sotto gli occhi di tutti, e hanno anche evidenze giudiziarie: la ‘ndrangheta infatti si sarebbe infiltrata nella curva della Juventus, come sarebbe emerso da un’inchiesta della Dda di Torino, finita nell’aprile del 2019 in una serie di condanne per associazione mafiosa di Saverio Dominello e suo figlio Rocco, presunti esponenti della cosca Pesce–Bellocco che – secondo l’ipotesi accusatoria –  erano riusciti a inserirsi nel giro del bagarinaggio dei biglietti della Juventus: i magistrati torinesi avrebbero in pratica rivelato l’interesse della criminalità organizzata nella gestione della Curva Sud della Juventus Stadium, con Dominello junior a fare da garante della pace tra gruppi ultras, utilizzati della ‘ndrangheta per fare pressioni sulla Juventus e per garantirsi il giro d’affari alimentato dai biglietti.

La curva nord dell’Inter al Meazza di Milano

Da Torino a Milano

Da Torino a Milano, uno spaccato molto simile: accessi abusivi allo stadio, bagarinaggio, parcheggi vip, legami con la politica ma anche con la ‘ndrangheta si muovono nella Curva Nord dell’Inter allo stadio San Siro, almeno secondo un’indagine – citata da “Il Fatto Quotidiano” – avviata dalla Digos. Secondo quanto emergerebbe dalle investigazioni tutto partirebbe dalla figura di Vittorio Boiocchi, il 69enne capo ultras della curva Nord dell’Inter assassinato il 29 ottobre 2022 sotto casa a Milano e del quale in passato sarebbero emersi rapporti con le cosche calabresi, in particolare quelle di San Luca. Nella sua rete di relazioni pericolose spunta – si legge su “Il Fatto Quotidiano” – «una associazione nata per organizzare eventi benefici. L’associazione si chiama “We are Milano” e – spiega ancora “Il Fatto Quotidiano” – sarebbe però solo uno dei rami che “compongono un’associazione a delinquere all’interno della Curva Nord e che può contare anche sui rapporti con il calabrese Giuseppe Caminiti, parente del narcos della ’ndrangheta Salvatore Papandrea, il quale gestisce i parcheggi vip nella pancia del Meazza». Caminiti – prosegue “Il Fatto Quotidiano” – «risulta essere stato stipendiato dalla società Kiss and Fly interna a un gruppo che ha ottenuto il contratto di gestione da Mi-Stadio, srl da 1 milione di euro di capitale equamente diviso tra Inter e Milan che da oltre 23 anni ha la convezione con il Comune di Milano per gestire tutto ciò che riguarda lo stadio».  Ma amicizie pericolose con la ‘ndrangheta – secondo alcune indagini – le avrebbe vantate anche il capo ultras del Milan Luca Lucci, che secondo gli inquirenti avrebbe avuto rapporti n particolare con Rosario Calabria, legato da vincoli di parentela con “famiglie della criminalità organizzata di origine calabrese attive in Lombardia”: i due erano soci del ristorante “I Malacarne srl” di Cologno Monzese assieme ad Islam Hagag, Antonio Rosario Trimboli e Antonio Gullì, “questi ultimi personaggi (si legge in un provvedimento del tribunale di Milano) legati a famiglie della ‘ndrangheta ionica e con precedenti penali” nel narcotraffico.

Da Milano a Roma

Da Milano a Roma, un tratto comune con un delitto eccellente e l’ombra della ‘ndrangheta che si staglia minacciosa: il 7 agosto 2019 viene ucciso Fabrizio Piscitelli, alias “Diabolik”, capo ultras della Lazio e poi leader criminale nella Capitale con rapporti con i Casamonica, e contatti con la camorra e la ‘ndrangheta. Secondo un’inchiesta della magistratura di Roma Piscitelli sarebbe stato capo, promotore organizzatore e anche finanziatore di gruppo dedito al traffico di cocaina e hashish e gestito da Fabrizio Fabietti, ritenuto dagli inquirenti “braccio destro” di Piscitelli, acquirente di droga da personaggi legati alla cosca Bellocco della ‘ndrangheta. In questo gruppo un ruolo importante, poi, era tenuto per gli investigatori da Dorian Petoku, cugino di Arben Zogu, entrambi uomini forti della criminalità albanese nella Capitale: secondo una recente inchiesta de “La Stampa” «Zogu, detto Riccardino, avrebbe preso i gradi criminali in carcere ad Avellino, dove – si legge – ottiene la stima e il rispetto di Rocco Bellocco, dell’omonimo clan di Rosarno, che lo fa sedere ai tavoli giusti e lo accredita presso altre famiglie della Piana di Gioia Tauro, per Zogu e i suoi è il salto definitivo nella serie A del crimine». Intrecci criminali, appunto. (c.a.)

(Photo by Emilio Andreoli/Getty Images)

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