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Churchill, l’eroe del Novecento

Il guaio principale di Winston Churchill è che era profondamente anticomunista, cosa peraltro assai normale tra il popolo anglicano anche oggi, figuriamoci ottant’anni fa. Il 2025 saranno trascors…

Pubblicato il: 18/01/2024 – 17:46
di Mario Campanella
Churchill, l’eroe del Novecento

Il guaio principale di Winston Churchill è che era profondamente anticomunista, cosa peraltro assai normale tra il popolo anglicano anche oggi, figuriamoci ottant’anni fa. Il 2025 saranno trascorsi sessant’anni dalla sua morte, avvenuta a novant’anni, dopo una vita di straordinari successi che ne fanno, per quasi tutti, il più importante statista del Novecento.
Senza la sua pervicace resistenza, fatta di “lacrime e sangue”, i nazisti avrebbero probabilmente vinto la guerra. E senza gli errori colossali commessi dall’Italia in politica estera, di quel Mussolini che negli anni trenta apprezzava per avere messo un argine al comunismo dopo la rivoluzione russa, Churchill avrebbe considerato l’Italia un alleato contro il doppio pericolo che vedeva all’orizzonte: il totalitarismo di Berlino e l’avanzata sovietica. Eppure, né destra, né sinistra lo amano. Degli italiani aveva un concetto originale («Esistono 45 milioni di fascisti e 45 milioni di antifascisti ma non mi pare che gli italiani siano novanta») ma la vita di Churchill andrebbe rivista in chiave europea e moderna. Fu lui, più di Roosevelt, l’ideatore della guerra fredda e fu lui a lanciare l’idea degli Stati Uniti d’Europa, parlando profeticamente della necessità di realizzare un continente unito che potesse avere un’identità politica.
Molti sostengono che fosse bipolare, anche se è più probabile che avesse un temperamento ciclotimico. Dopo avere vinto una guerra impossibile gli inglesi lo punirono alle elezioni ma non si perse d’animo, riuscendo nuovamente a vincere. Di sicuro era tutt’altro che “matto”: lucido e impegnato a costruire un fronte conservatore europeo, difensore del capitalismo liberale contro il collettivismo della cortina di ferro. I suoi funerali di Stato (i primi con gli onori reali per un laico) furono visti da 350 milioni. Vinse anche il Nobel per la letteratura il 1953. Una sua frase celebre recita di “avere visto sul letto di morte tanta gente che aveva vissuto paure per fatti mai accaduti nella loro vita”. Il testamento di un grande conservatore.

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