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Cosenza, l’aggressione al prof Trecroci. «Caputo stava andando via, poi lo schiaffo al preside»

In una missiva, l’avvocato del presunto aggressore del dirigente cosentino fornisce una diversa versione dei fatti

Pubblicato il: 18/01/2024 – 11:08
Cosenza, l’aggressione al prof Trecroci. «Caputo stava andando via, poi lo schiaffo al preside»

COSENZA Parla l’aggressore del professore Aldo Trecoci, dirigente scolastico del liceo scientifico “Scorza”, preso di mira dal genitore di un’alunna per motivi al vaglio degli inquirenti. Sulla vicenda è intervenuta sia la politica, tramite il presidente del Consiglio comunale Giuseppe Mazzuca (Trecroci è infatti un consigliere di Palazzo dei Bruzi, iscritto al Pd ma da poco nel gruppo Democrazia e Partecipazione), sia i sindacati, con l’Usb. «Sono molto amareggiato», ha detto il prof che sui motivi dell’aggressione spiega: «Pretendeva che la figlia frequentasse un altro Pcto». 

Parla l’aggressore

A distanza di qualche giorno, l’aggressore ha deciso di fornire la sua versione dei fatti, tramite una missiva inviata dal suo legale di fiducia: l’avvocato Cristian Cristiano. Ecco il contenuto della lettera: «Sottolineo come si sia, ancora una volta, costretti ad intervenire per stigmatizzare il massacro mediatico, ed in particolar modo sui social, sviluppatosi, senza alcuna forma di accertamento preventivo, in un sistema in cui, oramai, la presunzione di innocenza ha ampiamente lasciato il passo al populismo imperante, padre della presunzione di colpevolezza. Interveniamo, innanzitutto, a salvaguardia della minore, inevitabilmente coinvolta dal tam tam mediatico sviluppatosi e lo facciamo per cristallizzare come il mio assistito, che non ha alcuna difficoltà a fornire le proprie generalità (Francesco Caputo), nè vuole coprirsi dietro l’anonimato, già nella serata di ieri, si sia recato spontaneamente presso la locale Questura, senza mai rendersi irreperibile, come di contro millantato da alcuni poco informati, per mettere agli atti, sotto forma di dichiarazione spontanea, nei minimi dettagli, quanto realmente accaduto nonché le motivazioni che avevano condotto al, si badi, singolo schiaffo con cui sarebbe stato colpito il predetto preside. A tal proposito, si chiarisce come alcuna aggressione fisica si sia consumata nella stanza del Preside, dove, per logica, anche il disattento lettore è in grado di comprendere che qualsiasi gesto poteva essere compiuto lontano da sguardi indiscreti, stanza, peraltro, priva di telecamere ed in cui si era svolto e concluso il dialogo intercorso tra genitore ed alunno, il cui contenuto è al vaglio degli inquirenti, ai quali il mio assistito ha rappresentato ampia disponibilità a fornire ogni ulteriore e necessario dettaglio, ad integrazione di quanto già narrato ieri nell’immediatezza degli accadimenti. Dovrebbe apparire strano, assai strano ai così tanto attenti lettori che, di contro, il vituperato schiaffo, gesto certamente esecrabile, sia stato inferto, guarda caso, nel corridoio, quando oramai il signor Caputo si stava allontanando dopo che, a dire proprio dello stesso preside nell’intervista appena rilasciata e già acquisita agli atti come prova nell’ambito di indagini difensive consentite alla difesa, la discussione con il genitore era terminata, in ragione del contestuale arrivo nella stanza di un operatore amministrativo, circostanza che aveva portato il signor Caputo ad uscire nel corridoio dove veniva raggiunto dallo stesso Preside, evidentemente per nulla intimorito dalle asserite minacce: si rimanda all’audio integrale in cui il preside così si esprime «è uscito nel corridoio – riferendosi al genitore (…) si è girato e mi ha tirato uno schiaffo», cristallizzando altro dato e cioè che il genitore, evidentemente diretto verso l’uscita, desse le spalle al preside salvo poi girarsi nuovamente, in seguito a quanto proferito dallo stesso che, nel frattempo gli andava dietro promettendo querele laddove non avesse terminato di minacciarlo, circostanza che, presuppone, ancora una volta, che lo stesse Caputo, pur andato via e pur di spalle, nel tragitto continuasse a minacciare. Siamo sereni per l’interessamento finanche dell’Illustrissimo Ministro e certi che si farà luce fino in fondo in relazione ad ogni sfaccettatura dell’intera querelle rimandando agli eventuali processi ogni ulteriore intervento e confidando nel certo riserbo delle indagini da parte della sempre attenta Procura della Repubblica». (f.b.)

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