LAMEZIA TERME La Calabria è una regione che «merita di più», e poi i cambiamenti della politica da non vivere in senso nostalgico – «perché la nostalgia è una categoria dello spirito, non della politica» – e infine i grandi temi dell’agenda internazionale e nazionale. Pierferdinando Casini, già presidente della Camera, già esponente di spicco della Dc e storico leader dell’area moderata, oggi senatore eletto con il Pd, è ospite di “In Primo Piano”, la rubrica de “L’altro Corriere Tv” che andrà in onda questa sera alle ore 21.00. Intervistato da Danilo Monteleone, Casini oggi è alla Scuola Superiore Universitaria per Mediatori Linguistici a Lamezia Terme per una lectio magistralis sul tema “I nuovi scenari geopolitici per l’Italia nel Mediterraneo”.
La politica di ieri e di oggi nell’incipit delle riflessioni di Casini: «Evidentemente – sostiene Casini – erano tempi completamente diversi, la politica era fatta diversamente, c’erano i partiti, oggi non ci sono più: oggi la politica è personalismo, i partiti sono stati sostituiti dai partiti personali, ci sono i leader che spadroneggiano. Invece penso alla Democrazia Cristiana: c’era una coralità di leader, c’era De Gasperi, ma anche Fanfani, Dossetti, Moro, Andreotti, Rumor, Forlani. Cioè, abbiamo costruito una politica oggi profondamente diversa dal passato e io non credo sia migliore. Comunque a me non piace la nostalgia:30 anni fa è morta la Democrazia Cristiana, io avevo molti meno anni. Perché quando è morta la Dc avevo 38 anni, oggi ne ho 68. Ho nostalgia del fatto che ero più giovane? Sì. Ho nostalgia della democrazia cristiana come grande fatto rivoluzionario di questo Paese? Sì. Però bisogna vivere il presente, il presente è fatto di sfide nuove, di tempi che sono cambiati, è fatto di personalità nuove. Devo dire che tutto l’arco costituzionale è cambiato nei suoi connotati di fondo e credo dobbiamo essere realisti: la nostalgia è una categoria dello spirito, non della politica».
La traccia del colloquio con Monteleone è il libro “C’era una volta la politica” scritto da Casini poco più di un anno fa, con due citazioni in particolare, Fanfani e De Gasperi: «De Gasperi – rileva Casini – non l’ho mai conosciuto, mi porto dietro nella mia vita una foto che ho in casa di mio papà con De Gasperi in piazza Maggiore a Bologna nel 1953, mio papà era segretario provinciale della Dc e De Gasperi era il presidente del Consiglio; fu il più grande comizio del dopoguerra italiano fatto in una regione, in una città rossa dalla Democrazia cristiana. Di De Gasperi all’inizio del mio libro ho voluto citare una frase, quella che dice che in fondo “la sua vita è stata la politica”, lui non ha vissuto la politica come un viandante che poi la abbandona, ma come ragione di vita. Devo dire che solo in questo mi accomuno a lui, per il resto non ho il coraggio di accomunarmi in niente perché De Gasperi è stato un grande leader, probabilmente anche un santo, un uomo straordinario. Le sue idee sono diventate patrimonio comune di tutti: fu contestato dai comunisti per la scelta atlantica, per la scelta europea e poi alla fine tutti oggi ricordano che queste sono le ragioni fondanti della democrazia italiana. Fanfani nel 1983 quando sono arrivato era presidente del Consiglio, oggi c’è la Meloni, è passata una vita…». Un tuffo nei ricordi: «Quando incominciai a fare politica a scuola c’erano i gruppi di estrema sinistra, c’erano i fasci dall’altra parte, ma il centro era deserto e noi facemmo un gruppo di impegno politico democratico, non eravamo democratici cristiani perché c’erano anche altri dei partiti laici. E – sottolinea Casini – rivoluzionammo la mia scuola, il liceo Galvani di Bologna, il liceo più storico della mia città. Quando ancora oggi torno sotto i portici davanti alla scuola penso che lì tutto è iniziato, una cosa molto bella perché ho avuto un grande privilegio, lo dico sempre ai miei figli: di seguire la mia vocazione, di divertirmi facendo la mia professione, che non è poco».
Casini alza lo sguardo sui temi di politica internazionale evocati da Monteleone, che ricorda come uno dei lasciti della Dc sia stato quello di aver saputo governare momenti geopolitici complessi: «Penso – sostiene Casini – che allora fosse più facile, cioè se si stava dalla parte giusta – e De Gasperi e la Dc scelsero per l’Italia la parte giusta, cioè la scelta atlantica in un momento in cui dall’altra parte c’era l’Unione Sovietica, i campi di concentramento di Stalin, l’invasione di Budapest e di Praga nel 68 – un sistema di alleanze ti proteggeva. Oggi il mondo è impazzito: quando Papa Francesco parla di terza guerra mondiale a pezzi, ha assolutamente ragione. Guardiamo la cartina geografica: noi abbiamo un conflitto nel cuore dell’Europa, l’invasione della Russia all’Ucraina, abbiamo un conflitto che si è riaperto sul tema Palestina, tra Hamas e Israele. Abbiamo un Mar Rosso che è ostaggio dei ricatti degli Houthi, cioè dello Yemen, un paese di cui molti italiani credo fino ad oggi nemmeno sappiano dell’esistenza. Poi abbiamo un Corno d’Africa incendiato anche dalle dispute geopolitiche tra Etiopia, Sudan, Egitto, sul tema del Nilo, perché c’è un problema oggi delle acque. Poi vediamo l’Armenia e l’Azerbaijan. Il mondo è in uno stato di subbuglio. Io credo che non ci sia consapevolezza in Italia di ciò che dobbiamo fare noi. Non si può essere profeti disarmati. L’Europa oggi – rimarca Casini – è l’unica strada che abbiamo ma deve avere una maturità politica. Non possiamo pensare che gli americani ci risolvano i problemi perché loro pensano all’”american first”, pensano ai loro problemi, non possono farsi carico dei nostri. Dobbiamo uscire da uno stato di minorità e diventare adulti. De Gasperi muore nel 1953: qualche mese prima di morire dice che l’Europa non potrà essere solo un polmone economico se non c’è la politica estera e di difesa. Oggi dopo 70 anni siamo ancora a questo problema».
All’orizzonte ci sono le elezioni europee, che diventano ancora più importanti alla luce dell’attuale quadro internazionale. «Devo riconoscere – prosegue Casini – che la Meloni sul piano della politica estera ha tenuto la barra dritta: sul tema dell’Ucraina, che per me era il problema principale, ha fatto una scelta atlantica, coraggiosa, seria, che peraltro il Pd, essendo un partito serio di opposizione, ha abbastanza condiviso e comunque appoggiato in Parlamento. Tutti vogliamo la pace, il problema è capire come si arriva alla pace. C’è la spinta profetica del Papa, il cardinale Zuppi che fa il pellegrino di pace, ma noi abbiamo anche un problema nostro, che è quello di riuscire ad essere capaci di preparare la pace anche con effetti dissuasivi. Per questo noi aiutiamo l’Ucraina. Se noi togliessimo l’aiuto all’Ucraina da domani mattina, il problema non esiste più. Ma non esisterebbe proprio più in nessun senso lo Stato ucraino, ci sarebbero i russi e domani nessuno ci garantisce che una volta presa l’Ucraina la Russia non possa pensare a prendersi i paesi baltici che stanno nella Nato e in Europa. Io ricordo una grande discussione nella Prima Repubblica quando si installarono gli euromissili con Cossiga, Craxi, Spadolini quando c’erano gli Ss-20 puntati contro le città italiane: gran parte anche nel mondo cattolico diceva no a questi missili, ma proprio gli euromissili hanno preparato la pace, perché i russi hanno capito che la loro forza aveva un dissuasore esterno e si è andato poi ai negoziati sul disarmo. Non è una cosa bella, ma in gran parte è così. Noi abbiamo una dissuasione a usare le armi a scopo offensivo che si chiama democrazia. Se la Meloni domani mattina lancia dei razzi – ma non è ipotizzabile – avrebbe contro tutto il paese, mentre invece Putin non ha l’opinione pubblica, può fare quel che vuole. Però – dichiara Casini – ricordiamoci una cosa: per arrivare alla pace bisogna essere credibili negoziatori. Io nel mio libro lo dico: Berlusconi, che ho conosciuto molto bene, pensava che i rapporti personali, ad esempio quello con Putin, fossero risolutivi, ma non lo sono. E’ risolutiva la politica che un paese ha dietro. E’ risolutiva la forza di un paese, che è anche forza morale. Putin punta oggi sulla debolezza delle opinioni pubbliche europee nel sostenere l’Ucraina. Per cui la nostra democrazia paradossalmente agli occhi di Putin diventa un tallone d’Achille. Io invece dico no, la democrazia è la nostra forza, è il valore morale superiore che l’Occidente ha rispetto al comunismo o agli eredi del comunismo».
Riflettori di Casini sul conflitto in Medio Oriente. «È un contesto complicato, io – aggiunge Casini a “In Primo Piano” – nel mio libro scrivo – e sono stato abbastanza profetico – che dimenticare la questione palestinese era assolutamente autolesionista per Israele e per l’Occidente. Purtroppo i fatti mi hanno dato drammaticamente ragione. Racconto un episodio inedito che non ho mai raccontato in pubblico. Una volta feci una dichiarazione durissima contro l’Olp e Arafat: ero un giovane parlamentare, avrò avuto 30 anni. Fu l’unica volta che senti Forlani urlare, dicendo che non avevo capito niente, che avevo sovvertito le linee tradizionali di politica estera dell’Italia, ma soprattutto della Democrazia Cristiana, che voleva assicurare un futuro a uno Stato palestinese. Anche io oggi sono un assertore dello Stato palestinese, ma che deve convivere in pace con lo Stato di Israele che ha diritto alla sua sicurezza. Israele è nel nostro cuore e deve rimanerci. La politica dei governi pro tempore di Israele può essere criticabile, io ad esempio quella di Netanyahu la critico perché ritengo, secondo me, che non abbia portato risultati positivi».
Un giudizio sulla politica italiana e in particolare sulla maggioranza di governo di centrodestra: «E’ una domanda molto complicata, perché – evidenzia Casini – se pensiamo alla politica estera tutto sommato possiamo dargli anche un voto di sufficienza, un po’ generosamente. Se pensiamo al contesto del governo io sinceramente non vedo quella spinta, quella visione che un paese come l’Italia, oggi con le questioni che ci sono, dovrebbe avere. Stanno andando a infilarsi su questa riforma costituzionale che a mio parere è l’ultimo dei problemi che gli italiani hanno e il disegno di legge sull’autonomia in via di gestazione al Senato è assolutamente pasticciato, confuso, contrario agli interessi nazionali e soprattutto contrario agli interessi del Mezzogiorno. Qualsiasi persona di buon senso, amministratore anche di destra, dovrebbe essere preoccupato. I livelli essenziali di prestazioni sono la condizione ineludibile per battere le diseguaglianze, se sono indefiniti sono chiacchiere, stiamo mettendo in piedi un museo delle chiacchiere».
Il pensiero corre ai primi giorni del 2022, l’elezione del presidente della Repubblica, con un corale applauso del Parlamento per Casini, il cui nome era stato in lizza per il Quirinale: «Avevamo appena eletto Mattarella, sono entrato in aula e – ricorda Casini – inaspettatamente ho ricevuto un grande applauso da tutti i parlamentari, per me è stato – lo dico sinceramente – il completamento di un viaggio, di un percorso, di una storia piccola che comunque per me è importante perché era la mia, il coronamento di un lungo viaggio attraverso le istituzioni. E il riconoscimento dei miei colleghi di destra, di sinistra, di centro, anche dei 5 Stelle, che non erano stati proprio affettuosi con me, mi ha ripagato di tutte le cose. Sono stato molto fortunato nel mio percorso politico, orgoglioso di quello che ho fatto, ma quando si diventa un po’ vecchi si capisce che la reputazione conta più del resto e quel momento ha significato per me questo». E ancora – osserva Casini – «c’è un modo per stare nella vita, c’è un modo per stare nella politica poi – diciamo la verità – c’è anche un tempo diverso per ogni stagione della vita professionale e anche politica. Io per tanti anni ho costruito partiti e sono stato anche un elemento divisivo, inevitabilmente. Oggi ho dato e non ho più voglia di essere fazioso. Se La Meloni o la Schlein ogni tanto sono faziosi è comprensibile, però c’è un tempo per tutto e questo tempo passa».
Lo sguardo sulla Calabria, oggi governata da Roberto Occhiuto e con un quadro politico che vede come protagonisti tanti che si richiamano all’esperienza democratico cristiana. «Voglio essere onesto: la Calabria – spiega Casini – merita di più, onestamente. Merita di più dalla politica, merita di più un po’ da tutti. Perché? Perché la Calabria è veramente una delle regioni più belle d’Italia e forse questa bellezza è stata sprecata. Mi riferisco anche alle responsabilità della Dc. Ci sono aspetti positivi, però permangono dei buchi importanti. Roberto Occhiuto sta lavorando, ha una sua professionalità importante e mi auguro che possa essere utile alla Calabria. Prima di venire qui mi ha telefonato il segretario regionale del Pd, il senatore Irto, che vedo in Parlamento, è una persona seria. Cioè, ci sono persone serie, come quelle che abbiamo citato, che possono dare alla Calabria. Sono in posizioni contrapposte, benissimo, però dovrebbero capire tutti che esiste un limite oltre cui bisogna fare gli interessi della regione».
Oggi alla Scuola Superiore Universitaria per Mediatori Linguistici a Lamezia Terme Casini terrà una lectio magistralis sul tema “I nuovi scenari geopolitici per l’Italia nel Mediterraneo”: la platea ideale per rivolgersi ai giovani. «Vorrei essere ottimista. Io insegno alla Lumsa, a Roma, Geopolitica del Mediterraneo e devo dire che non ritengo che i giovani di oggi siano peggio di noi, sono migliori. Sono più disorientati perché questa società disorienta, ma sono ragazzi che vogliono fare la loro strada, vogliono capire. Io – conclude Casini – mi auguro che anche quella di oggi sia un’occasione, almeno per appassionarne uno alla politica. Sarebbe già importante e sufficiente». (redazione@corrierecal.it)
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