290 milioni di euro per curare i calabresi fuori dalla Calabria. E questo solo per il 2021. Una cifra mostruosa, irragionevole, ingiusta, incivile. È ora di mettere un freno a questi viaggi della speranza dei cittadini calabresi costretti poi a sborsare di tasca propria le spese di mantenimento quando una intera famiglia emigra per curarsi nel Nord del Paese. Anche la strutture calabresi hanno erogato sanità attiva per 36 milioni, cittadini di altre regioni che sono venuti a curarsi nelle migliori strutture private e pubbliche calabresi. Segno evidente che anche la sanità in Calabria, ove incentivata e non costipata dai tetti di spesa vincolati al piano di rientro, sa farsi valere. Sanità che è invece al centro delle politiche industriali delle Regioni del Nord cosicché si spiega la cifra di 290 milioni che la Regione Calabria paga per il 2021 per far curare i calabresi fuori regione. Spesso e volentieri anche per prestazioni che potrebbero essere benissimo erogate in Calabria. Per cui il paradosso è servito. La sanità del Nord accoglie a braccia aperte i calabresi in cura che molto spesso non possono ricevere assistenza in Calabria. Da un lato, con i tetti di spesa imposti dal piano di rientro, si è convinti di risparmiare ponendo un limite alle erogazioni in convenzione, dall’altro poi la Regione Calabria paga il doppio però alle Regioni del Nord per rimborsare le cure dei calabresi. Al netto delle spese di mantenimento. E la storia si ripete negli anni. Solo un caso? La migrazione sanitaria è una piaga oltreché una ingiustizia persino costituzionale. Come Unimpresa siamo stati parte attiva con il governo per lo sblocco di 3 miliardi per l’abbattimento delle liste di attesa, anche questo un elemento che incentiva la migrazione. Liste di attesa che poi generano ingiustizia sociale dal momento che solo chi ha soldi e paga può ricorrere a cure immediate e totalmente private. Il punto è che mentre Unimpresa si siede con il ministro e discute di sanità del Paese in Calabria non è possibile farsi ricevere dalla struttura commissariale, sicuramente molto impegnata, ma tant’è. Un caso anche questo? Ad ogni buon conto sono “ferite” che lacerano la sanità e la salute dei calabresi che non si possono certo addebitare in toto alla stagione di governo regionale. Occhiuto è al vertice dalla fine del 2021 e del report Gimbe non può rispondere anche se dati in nostro possesso ci suggeriscono che non è andata per niente meglio nel saldo 2022 sulla migrazione sanitaria. Tutt’altro. Ci sentiamo tuttavia di rivolgere un accorato appello al commissario e presidente Occhiuto. Metta al centro delle sue politiche sanitarie la salute dei calabresi, dei cittadini calabresi. Tutti i cittadini calabresi. Abbiamo diritto ad una sanità sempre più di qualità e sempre più di prossimità. Coinvolga tutte le parti attive e in campo compresa la nostra sigla che raggruppa una fetta considerevole della sanità privata accreditata. Noi siamo per la sanità pubblica e alla portata di tutti. E siamo contro la sanità privata che viene usata da chi può spendere come scorciatoia, spesso incentivata proprio dallo stesso personale sanitario delle strutture pubbliche. Il privato accreditato fa parte, a tutti gli effetti, della sanità pubblica dal momento che in convenzione eroga prestazioni all’interno del sistema sanitario nazionale a costo zero per i cittadini. Non vi è alternativa alla sanità pubblica e per tutti. La lotta all’ingiustizia sociale generata dalle liste d’attesa e il grande affare della sanità del Nord devono essere al centro della politica industriale sanitaria calabrese.
*Presidente Regionale Unimpresa Sanità e Welfare
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