Alessandro Impagnatiello che ha ucciso la fidanzata Giulia Tramontano, incinta, pianificando nei dettagli l’omicidio, si è presentato in aula parlando per quattro minuti e chiedendo scusa. Se le avesse tirato uno schiaffo le scuse sarebbero state sufficienti. Ma l’ha uccisa senza pietà. Chi scrive ha una cultura liberale e cattolica che respinge la forca come metafora di giudizio pubblico. I processi si fanno nei tribunali e anche un assassino, soprattutto un assassino, nel processo merita di essere trattato con la dignità che spetta ad ogni persona. Ma se Impagnatiello pensa di cavarsela con le scuse o cercando la strada della perizia psichiatrica sbaglia di grosso. Egli ha agito con estrema lucidità, crudeltà e pianificazione. A mio avviso merita l’ergastolo e spero che con questa pena, conseguenziale a un delitto cruente, poi potrà realmente, tra anni, capire e chiedere sinceramente perdono. Il ragazzo aveva relazioni sentimentali multiple si dice ma questo non è un reato. Se si fosse limitato a essere poco credibile sul piano affettivo e avesse semplicemente deciso di lasciare la sua fidanzata non sarebbe accaduto nulla. Ma l’ha uccisa nel modo più brutale. Perché? Perché purtroppo l’uomo uccide e, mai come in questo caso, con una cattiveria che non ha nulla di “folle”. Non c’è traccia minima di sintomo psicotico nel suo agire. Come molti sanno ho presentato la proposta di legge di modifica degli artt 88 e 89 del codice penale che inserisce la discriminante psicotica. Ciò per superare una sentenza della Cassazione a sezioni unite di oltre 18 anni fa che è stata devastante sul piano giuridico. In questi mesi, attraverso il contributo di grandi psichiatri come Giuseppe Nicolò, calabrese e curatore del nuovo Dsm, Donatella Marazziti, anch’ella di origine calabrese e splendida professionista, Antonio Semerari, straordinario protagonista e si può dire tra i fondatori del cognitivismo, Renato Ariatti, luminare forense, e ancora Andrea Balbi, Pietro Ciliberti, Gianni Giuli, scusandomi se ne ho dimenticato altri, ho appreso che quella che volgarmente chiamiamo follia è solo la frattura psicotica. Non sono matti certamente quanti hanno un disturbo di personalità o un disturbo bipolare senza psicosi. Impagnatiello dicono sia un narcisista. Condizione che riguarda almeno una persona su dieci probabilmente. Poiché il narcisismo, nell’epoca attuale, è una condizione dilagante. Certamente non è un matto ma una persona che ha commesso un terribile omicidio e che per questo va condannata alla giusta pena. Che in Italia grazie a Dio è in questo caso l’ergastolo, come in tutti i sistemi liberali. Nessuno di noi ha sentimenti di vendetta nei suoi confronti. Nemmeno la famiglia della povera vittima. Ma di giustizia, parola che ha un significato diverso.
* Vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera
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