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La violinista filosofa che per palco ha scelto la strada: «Osservo la città e regalo emozioni attraverso la musica» – VIDEO

Arianna Luci, 31 anni, da undici si esibisce in giro per il mondo raccogliendo le offerte del suo pubblico

Pubblicato il: 21/01/2024 – 16:02
di Benedetta Caira
La violinista filosofa che per palco ha scelto la strada: «Osservo la città e regalo emozioni attraverso la musica» – VIDEO

COSENZA «Ogni giorno la strada restituisce emozioni diverse, cambiano in base al mio stato d’animo e allo stato d’animo di chi mi ascolta. Se mentre suono sto bene, chi ho di fronte recepirà la positività che trasmetto e ricambierà questa energia». Arianna ripone il violino nella custodia, il suo ultimo spettatore lascia una moneta nel cappello e fa un cenno per dirle grazie, prima di andare via.
L’isola pedonale stamattina è infreddolita e svogliata, lei si è accomodata nel suo angolo e ha trasformato quelle sensazioni in ballate lente, malinconiche, romantiche, spandendo nell’aria grigia le note, come nella colonna sonora di un film in cui ogni passante è una comparsa.
Torniamo a casa insieme a piedi, qualcuno la riconosce e sorride. «Faccio l’artista di strada da undici anni – dice –. Ho imparato col tempo a comprendere le dinamiche, le opportunità, i rischi di questo lavoro».
Arianna Luci ha 31 anni, un diploma del conservatorio in violino jazz, una laurea in filosofia, una laurea magistrale in comunicazione e a breve un’altra in musicoterapia, un master in neuroestetica e una fame di conoscenza non ancora appagata. «Amo la musica, ma la mia grande passione è il teatro – sorride –. Il teatro nella mia vita è al di sopra di ogni cosa e ha sempre tenuto insieme tutti i pezzi».
Anche qui il curriculum trabocca: corsi e laboratori in giro per il mondo, performance e spettacoli, formazione per diventare clown, la regia di cinque pièce. Basta ascoltarla qualche minuto per scoprire dietro quell’espressione algida della musicista concentrata, una profondità e una curiosità straordinarie. «Mi sono esibita in Argentina, in Portogallo, in Turchia, in Germania, in Inghilterra» racconta, scavando nella memoria per non perdere nessun passaggio. Una crescita professionale che passa attraverso esperienze in cui teatro e musica si sono sempre incrociati, «perché inscindibili» precisa. E poi c’è la strada, il palcoscenico che Arianna ha scelto da undici anni a questa parte, sfidando convenzioni e rischi. «Non è come stare sul palco, gli spettatori che hai davanti non ti hanno scelta, non hanno pagato un biglietto per ascoltarti, hai una grande responsabilità e devi riuscire a gestire le emozioni e il modo in cui farle arrivare a chi hai di fronte. È molto difficile – ammette – e per chi, come me, è donna e si esibisce da sola, lo è ancora di più. E questo non vale solo per chi vive in Calabria. È così ovunque. In Germania e in Turchia mi è capitato di essere stata aggredita mentre suonavo, di essere stata mandata via in malo modo. Sono esperienze da mettere nel conto». Ha scelto questa vita? «No, chi se lo aspettava di diventare una musicista di strada? – ride – È nato tutto per caso. Tornavo dal conservatorio, mi sono fermata a prendere una birra e mi sono trovata senza i soldi per il biglietto dell’autobus. Avevo il violino in spalla, mi sono fermata per strada e ho improvvisato qualche pezzo. È stato un vortice di emozioni così intense che mi sono scordata di tutto il resto. Dopo qualche ora ero con il mio violino sotto il palco dei Modena City Ramblers che erano in concerto in città. Mi hanno notata e invitata a salire, lo ricorderò per sempre quel momento».
Arianna è tornata a “fare cappello” – così si dice quando l’esibizione in strada è finalizzata a raccogliere le offerte del pubblico – a distanza di qualche mese. «Mi trovavo a Roma, stavo frequentando un corso di teatro, mi hanno rubato il portafogli. Con qualche dritta di altri artisti sono andata nei punti giusti della città e mi sono esibita lì. Da allora non ho mai smesso, faccio l’artista di strada a tempo pieno. Ormai conosco bene il pubblico e modulo il repertorio in base ai giorni della settimana: il sabato sera in giro ci sono soprattutto adolescenti, la domenica mattina famiglie e anziani che passeggiano e si godono la giornata libera. Ogni artista dovrebbe fare l’esperienza della strada». Facile? «Per nulla – chiarisce –, ci vuole anche tanto coraggio e capacità di adattarsi a tutte le situazioni impreviste. Ma è quasi sempre appagante regalare emozioni insieme alla musica».

Arianna Luci (foto Federica Docimo)

Ci si può mantenere facendo l’artista di strada? «Se non hai la pretesa di guadagnare tantissimo ma vivi con poco si può vivere di questo lavoro – spiega –. Quel che è certo è che ricevo moltissimo da questa città in termini d’affetto. Non di certo da parte delle istituzioni – precisa con amarezza –, da loro non sono mai stata considerata: se si organizzano iniziative si chiamano artisti che vengono da altre città, si spende anche di più. Scelte difficili da accettare e da comprendere. Ma tant’è».
Per fortuna c’è l’affetto della strada, che ripaga e spinge a tornare per regalare emozioni. «Le persone che ti applaudono e ti ringraziano danno la forza – racconta Arianna –, chi ti porta un tè caldo quando si gela, chi ti dice che ha dato a sua figlia il tuo nome perché era nella pancia quando si è fermata ad ascoltarti, sul corso». Ciò a cui invece non ci si abitua è l’emozione sempre diversa di conoscere da questa inedita angolazione la città, la vita che scorre. Il flusso di persone che quando entrano nel raggio della musica si lasciano trasportare, tentano di resistere, oppure la ignorano. Arianna è lì, con il suo violino sulla spalla, ad osservare tutto, anche quando sembra persa, completamente assorbita dalla sua performance. Riconosce il senso di alcuni sorrisi, la gioia, lo stupore, certe volte anche le lacrime. «Ricordo una volta, mi trovavo vicino alla metro di Lisbona – racconta – si sono avvicinate due donne, avranno avuto una sessantina d’anni. Una delle due era commossa, mi sembrava così presa dalla mia musica. È sorda, mi ha detto a un certo punto la signora che l’accompagnava, eppure riesce ad avvertire l’energia che trasmetti mentre suoni il violino. Ho pianto per l’emozione».
Momenti indimenticabili, che dimostrano la trasversalità di alcune sensazioni. «Mi piace quando lo strumento musicale attiva i ricordi, mi piace molto fermarmi a parlare con le persone in strada. Amo cogliere ciò che arriva, al di là di quello che io suono». Mentre l’arco del suo violino ondeggia, Arianna capta gli stati d’animo, intuisce le connessioni che alcune persone stabiliscono con la sua musica. «Mi emoziono molto quando osservo gli anziani – dice –, il loro incedere lenti in mezzo al flusso di gente che cammina veloce, ha una meta da raggiungere in fretta. Loro invece hanno un altro ritmo e sento che spesso la musica li mette in collegamento con ciò che li circonda». Qualche tempo fa – ricorda – una signora molto anziana si è avvicinata a lei con grande difficoltà, non camminava bene, faceva una grande fatica. «Mi ha applaudito e poi mi ha detto: non ho niente da darti se non questi cioccolatini. Ho provato una grande tenerezza per quel suo gesto. Non erano solo dei cioccolatini, era il suo modo per chiedermi di tornare ancora, l’indomani, perché si sarebbe sentita meno sola».

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