COSENZA Yizhang Shi, Yinfang Tan e Wei Wang, sono comparsi davanti al gip Simone Falerno ed hanno raccontato una versione dei fatti diversa da quella emersa nel corso dell’indagine portata a termine dalla Polizia di Stato a Castrovillari, con la scoperta di un narco-laboratorio a conduzione cinese. I tre, coinvolti nel blitz, hanno raccontato di aver risposto ad un annuncio di lavoro, e di essersi poi ritrovati in quel capannone nella zona industriale di Castrovillari a partecipare alla lavorazione e produzione della droga. I tre, in attesa di novità e ulteriori sviluppi dell’inchiesta, sono stati trasferiti in carcere. Il gip del tribunale di Salerno, invece, ha convalidato l’arresto in carcere per gli altri due indagati: si tratta di Yongfen Cheng e Shuangjun Ye, entrambi fermati in Campania. L’indagine – coordinata dal questore Giuseppe Cannizzaro e condotta dai poliziotti del Commissariato di Corigliano Rossano, diretti dal vicequestore Giuseppe Zanfini, e gli agenti della squadra mobile diretti dal vicequestore Gabriele Presti – in poco meno di sei mesi ha smantellato un complesso traffico di droga tra la Calabria e l’Olanda. La marijuana veniva coltivata all’interno di capannoni in disuso dislocati in vari comuni della Calabria. In totale è stata sequestrata più di una tonnellata di marijuana.
Cinque maxi sequestri in sei mesi, una tonnellata di marijuana rinvenuta, cinque capannoni industriali trasformati in centrali della droga. La Polizia di Stato, su impulso della Dda di Catanzaro, coordinata dal Questore di Cosenza Giuseppe Cannizzaro e sotto la guida di Giuseppe Zanfini, dirigente del commissariato di Corigliano-Rossano ha scoperto una rotta della droga che unisce la Calabria all’Olanda. L’ultimo blitz, martedì sera a Castrovillari. Gli agenti entrati in azione hanno scoperto una vera e propria centrale della droga e circa 500kg di marijuana. Lo stupefacente prodotto in Italia, nelle province di Cosenza e Catanzaro, veniva coltivato in impianti di produzione grazie a delle “serre indoor”.
Quanto scoperto martedì scorso, infatti, riporta gli agenti a due sequestri effettuati nello scorso mese di luglio. Uno a Santa Sofia d’Epiro, l’altro a Luzzi. I due comuni ricadono nella Valle del Crati, zona spesso attenzionata dalle forze dell’ordine per quanto attiene il fenomeno legato allo spaccio. Altrettante operazioni antidroga sono state condotte a Corigliano Rossano e Amato, in provincia di Catanzaro.
Il cerchio sulle indagini si chiude, almeno per quanto riguarda le attività svolte in questi mesi. Tuttavia, ciò che sorprende non è la capacità dei presunti responsabili, cinque le persone arrestate al termine del blitz, di organizzare la lavorazione e la produzione della marijuana ma la bravura nel “clonare” il modus operandi tipico della criminalità organizzata calabrese. I presunti responsabili, infatti, avrebbero intercettato una fetta di mercato lasciata libera dalla criminalità organizzata calabrese: quella relativa al traffico di marijuana. Un canale privilegiato è stato aperto con l’Olanda, dove i soggetti cinesi arrivavano con i loro carichi di droga e venivano accolti da altri connazionali pronti ad immettere la marijuana sul mercato. Questi uomini sono ancora in corso identificazione da parte della Polizia Olandese, con la quale gli investigatori italiani sono in stretto contatto.
L’organizzazione dei cinque era maniacale, ognuno avrebbe avuto un compito da portare a termine. C’era chi si occupava di reclutare e gestire manovalanza utile sia alla coltivazione dello stupefacente sia a presidiare gli impianti e chi invece si occupava di reperire le attrezzature necessarie per realizzare i sistemi coltivazione. E chi ovviamente, c’era chi materialmente organizzava, il confezionamento, il trasporto e l’invio dei pacchi contenenti sostanza stupefacente, attraverso diverse compagnie di spedizione.
(f.benincasa@corrierecal.it)
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