ROMA Gli intrecci mafiosi nella Capitale, le strade riempite di droga, i negozi utilizzati come lavatrici per ripulire i soldi sporchi, i summit per stringere nuove alleanze e spartirsi le zone di competenza. Nell’ultima puntata, in onda ieri sera su Rai Tre, l’inchiesta di Report ha ricostruito gli affari e gli interessi delle cosche a Roma. I riflettori del servizio, dal titolo “Grande raccordo criminale”, vengono accesi sull’attivismo di una delle famiglie ‘ndranghetiste più pericolose, quella degli Alvaro di Sinopoli, insediati da tempo nella Capitale. Secondo il racconto di “Report”, il clan nel 2008 aveva come obiettivo quello di far eleggere al Parlamento un candidato “amico”. «A muoversi nell’ombra sarebbero stati l’imprenditore Walter Manfredi e Giuseppe Condello, cugino di Domenico Alvaro, ritenuto il capo della Locale di Sinopoli. Le informative dei Ros ricostruiscono l’attivismo di Condello e Manfredi nei mesi che anticipano le elezioni politiche del 2008. I due uomini si adoperano per organizzare un evento in Calabria e si mettono alla ricerca di sponsor per sostenere l’apertura di 50 Circoli delle libertà.
La ‘Ndrangheta e la camorra «siedono alla stessa tavola per stringere patti, altre volte imprenditori vicini alle famiglie dei clan si incontrano per fare affari». Ma a Roma, secondo il racconto esclusivo dell’avvocato Fabrizio Gallo, ex legale della famiglia Alvaro, nessuno è più potente della ‘ndrangheta, capace di scatenare una guerra non solo in Italia, ma in tutto il mondo». Il legale viene ripreso anche nel corso di un matrimonio di ‘ndrangheta celebrato alle porte di Roma. E’ Il 24 giugno del 2017, nella Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, viene celebrata una unione di amore eccellente. Alla cerimonia sono presenti 500 invitati, «300 dei quali considerati di elevato interesse investigativo». Tra loro c’è anche l’avvocato Fabrizio Gallo, il legale storico degli uomini accusati dalla Procura di Roma di rappresentare il vertice della «cosca Alvaro ormai stanziale a Roma».
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