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l’allarme

Paci: «Reggio Emilia centro di riferimento della ‘ndrangheta al Nord»

Le parole del procuratore capo dopo il processo Aemilia. «Le vittime sono diventate complici»

Pubblicato il: 22/01/2024 – 11:47
Paci: «Reggio Emilia centro di riferimento della ‘ndrangheta al Nord»

COSENZA Per Calogero Gaetano Paci «è innegabile che, anche dopo Aemilia, il territorio di Reggio continua a essere il centro di riferimento per il nord della criminalità organizzata». È quanto viene evidenziato in un articolo del Fatto Quotidiano che ha intervistato il procuratore capo di Reggio Emilia. Paci lancia l’allarme sulla criminalità organizzata dopo il processo Aemilia, il più grande procedimento giudiziario contro la ‘ndrangheta nel nord Italia, e i processi Grimilde del 2019 e Perseverance del 2021. A Reggio Emilia nel 2022 sono stato emessi 106 provvedimenti interdittivi, «il doppio di Reggio Calabria e Catanzaro», ciò testimonia come la ‘ndrangheta si sia evoluta e le estorsioni nei confronti degli imprenditori non sono state più realizzate con i metodi tradizionali.
«I flussi in entrata delle notizie di reato in materia economica che ci arrivano – ha sottolineato Paci – non lasciano dubbi: negli ultimi cinque anni si è avuto un incremento costante e solo nell’ultimo anno il balzo in avanti è stato di quasi il 70% rispetto all’anno precedente».
«Le vittime sono spesso diventate complici, attraverso una più raffinata e “concordata” attività di fatturazione sistematica per operazioni inesistenti. L’Iva non viene versata all’Erario e a pagare è solo lo Stato», ha spiegato sempre Paci nell’intervista rilasciata al Il Fatto Quotidiano. «La ‘ndrangheta – ha continuato il procuratore – è entrata in rapporti con il tessuto economico, professionale, sociale e politico-istituzionale reggiano ed emiliano. Un formidabile strumento di produzione di ricchezza ma anche di conquista del consenso sociale per la sua capacità di garantire servizi alle imprese emiliane a costi notevolmente più bassi di quelli di mercato». Paci parla anche di un dato inedito del territorio emiliano rispetto al resto dell’Italia: «Sono state documentate organizzazioni criminali, non solo di stampo mafioso, che assicurano il “servizio” della frode fiscale e il successivo reimpiego dei proventi illeciti ad imprese sparse su tutto il territorio nazionale, alcune produttrici di noti brand commerciali». Si tratta di una «domanda di economia illegale da parte di una amplissima platea di utilizzatori che viene soddisfatta con il concorso di professionisti esperti, necessari per portare a termine operazioni sempre più sofisticate».

Fenomeno inizialmente sottovalutato

Paci ha ricordato che «già a partire dagli anni ’70, era stata registrata la presenza di cosche di ‘ndrangheta nel territorio». Un fenomeno forse sottovalutato, almeno nei primi anni. «Probabilmente – ha detto – concorse la diffusa convinzione di un fenomeno circoscritto a gruppi di immigrati di provenienza calabrese. Ma a Reggio Emilia la ‘ndrangheta ha intrapreso un percorso evolutivo, ha avuto la capacità di adeguarsi alle moderne condizioni di mercato e soprattutto a quelle ambientali».

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