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CREMA&AMAREZZA

Tutino, Marras e la nuova dimensione di Caserta. Catanzaro, l’involuzione è evidente

Il tecnico del Cosenza, messo all’angolo, ha tirato fuori gli artigli. Le Aquile hanno perso convinzione. Le voci di mercato incidono

Pubblicato il: 22/01/2024 – 6:58
Tutino, Marras e la nuova dimensione di Caserta. Catanzaro, l’involuzione è evidente

Che Fabio Caserta contro il Venezia si giocasse credibilità e futuro, lo si è capito soprattutto dalla sua esultanza, scomposta e mai tanto liberatoria, dopo il quarto gol realizzato da Gennaro Tutino che ha di fatto chiuso la partita regalando al Cosenza quei tre punti in un sol colpo che mancavano all’appello da oltre due mesi. E lo si è capito anche a gara terminata quando, inzuppato d’acqua dalla barba ai piedi per aver corso e urlato senza pause davanti alla panchina, ha dato sfogo alla sua rabbia repressa sotto la curva nord. Nonostante l’apparente tranquillità messa in mostra nella conferenza stampa pre-gara (aveva detto per l’ennesima volta che era stato chiamato da Guarascio e Gemmi «per una salvezza senza playout» e non per obiettivi più grandi), il tecnico di Melito Porto Salvo sapeva benissimo che in caso di sconfitta avrebbe perso il posto, anche perché mai nelle ultime tribolate settimane di risultati disastrosi, la società silana era scesa in campo per difenderlo e blindarlo. Ha deciso, quindi, di giocarsi la partita della vita a modo suo, a viso aperto, col modulo super-offensivo che aveva illuso tanti a inizio stagione per poi trasformarsi in un incubo tattico da chiudere a chiave in un cassetto. A ciò Caserta ha aggiunto una forte dose di emotività mai esternata chiaramente in sei mesi di avventura cosentina. Era consapevole del fatto che, a prescindere dalla forza dell’avversario di turno, bisognava vincere ad ogni costo: l’exploit della FeralpiSalò aveva infatti accorciato il distacco tra la zona playout e l’ultima posizione in classifica. E il suo Cosenza ha vinto, stavolta con fortuna (nonostante l’ennesimo legno colpito), con l’aiuto della pioggia che ha limitato non poco i lagunari e con una cattiveria agonistica mai vista prima d’ora. Senza dimenticare le prestazioni dei singoli, su tutti Tutino e Marras, non a caso autori dei gol rossoblù. Ora, se questa gioia ritrovata servirà davvero – come ha detto lo stesso Tutino – a portare i Lupi in «una nuova dimensione», lo dirà soltanto il tempo. Di certo aiuterà il suo allenatore a scrollarsi di dosso un po’ di ansie, critiche e paure per una «salvezza senza playout» che sembrava si stesse nuovamente dissolvendo. «Caserta – ha voluto chiarire saggiamente sempre il numero nove al 90′ – è uno dei migliori tecnici che ho avuto». Anche questo, almeno per un po’, potrebbe portare un po’ di pace nell’ambiente.

Crema: a proposito di Tutino, la copertina di giornata non può che essere sua, trascinatore e autore di una splendida tripletta, la prima di un calciatore rossoblù in B da quando c’è la regola dei tre punti. L’ormai maturo scugnizzo napoletano ha confermato il suo attaccamento alla maglia e alla città oltre all’idea che senza di lui questo Cosenza non avrebbe molta strada da percorrere. Senza di lui e senza Manuel Marras, tornato a fare il motorino perpetuo di fascia e non solo. Un bel gol al volo, un assist e la certezza, come già accadeva l’anno scorso e nella parte iniziale di questo campionato, che quando sta bene i Lupi possono stravolgere ogni pronostico. Benissimo, come a Cremona, anche Zuccon. La sua crescita, messo da parte l’infortunio, sta rianimando e irrobustendo il centrocampo.
Amarezza: mentre i Lupi battevano il Venezia, moriva in Brasile Vincenzo “Cenzino” Morelli, storico presidente del Cosenza che nel 1983 conquistò il trofeo Anglo-Italiano. Fondò il Cosenza calcio 1914 e portò in rossoblù un giovanissimo Gigi Marulla. Solo per questo meriterebbe un riconoscimento (statua, via, piazza) dall’amministrazione comunale. Suo padre Mario negli anni ’40, sempre da presidente, portò i Lupi per la prima volta in serie B. (Francesco Veltri)

Il Catanzaro non è più quello di inizio stagione

Che non sia più il Catanzaro di inizio stagione, quello bello e spavaldo capace di contendere al Parma la leadership, lo testimoniano palesemente i risultati degli ultimi mesi. Quattro sconfitte nelle ultime cinque gare, sette nelle ultime undici. Ma dopo il rocambolesco successo ai danni del Lecco la squadra giallorossa sembrava poter ritrovare la via della continuità, subito interrotta, invece, a Piacenza contro la Feralpisalò.
L’involuzione c’è ed è evidente. Alla squadra di Vivarini sembrano mancare la convinzione e la leggerezza di pensiero e di azione che ne avevano caratterizzato l’avvio di stagione. Inevitabilmente gli altri, con il passare delle settimane, hanno preso le misure alla macchina perfetta ingegnata dal tecnico abruzzese, diventata più lenta e prevedibile, ma soprattutto meno affamata. L’assenza in mezzo al campo di Ghion (ne avrà ancora per diverse settimane) si è fatta sentire così come quella di Katseris sulla fascia (il greco, oggetto del desiderio di mezza serie A e non solo, a sorpresa non è stato schierato).
Incidono sicuramente, sulla serenità dell’ambiente, le voci di mercato che destabilizzano giocatori ma anche allenatore, parso spesso non lucido in alcune scelte. Di certo la squadra appare stanca, svuotata, specie in alcuni uomini simbolo che finora hanno tirato la carretta senza avere sostituti all’altezza per poterli fare rifiatare (il riferimento è soprattutto alla coppia Brighenti-Scognamillo in difesa).
L’obiettivo stagionale fissato dalla società nella salvezza è vicino, è vero, ma mollare la presa e allentare la concentrazione come successo contro la squadra di Zaffaroni, invece famelica e spietata, finirebbe per vanificare un percorso altrimenti straordinario del gruppo giallorosso.

Crema: nel pesante 3-0 rimediato a Piacenza l’unica nota positiva sono i 1.500 tifosi giallorossi (1.454 per la precisione) che hanno gremito il settore ospiti del Garilli. Di fatto, il Catanzaro ha giocato in casa se si considera che gli spettatori totali erano appena 2.643. Il loro incitamento non è mai venuto meno a differenza della determinazione dei giocatori in campo.
Amarezza: l’amarezza maggiore, nel ko contro gli ultimi della classe, sta nel non aver mostrato, se non a sprazzi, una vera reazione dopo l’immediato 1-0 siglato da Kourfalidis al 5’. Il tempo per rimediare e rimettere le cose a posto c’era ma il Catanzaro non ha mai dato l’impressione di riuscire ad imprimere un vero cambio di ritmo all’incontro. (Stefania Scarfò)

Vandeputte in azione contro la FeralpiSalò

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