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il processo

Cosenza, vittima di usura pensa al suicidio. «Tartassata per la restituzione di un prestito»

L’episodio emerso nel corso del procedimento “Reset” contro la mala cosentina. «Per 3.000 euro mi devo vendere la casa»?

Pubblicato il: 23/01/2024 – 12:04
di Fabio Benincasa
Cosenza, vittima di usura pensa al suicidio. «Tartassata per la restituzione di un prestito»

LAMEZIA TERME E’ il luogotenente Gerardo Brienza del servizio centrale investigazioni della Gdf di Roma, il primo testimone della nuova udienza del processo “Reset” celebrato questa mattina in aula bunker a Lamezia Terme, dinanzi al Tribunale di Cosenza. L’esame sostenuto dall’accusa, rappresentata in aula dal pm della Dda di Catanzaro Corrado Cubellotti, si sofferma su due capi di imputazione: il 35 e 36 con protagonista l’imputato Massimo Benvenuto.

«Io per 3.000 euro mi devo vendere una casa?»

I finanzieri intercettano il telefono di R.P. (persona offesa), il ruolo di Massimo Benvenuto è «di intermediario di longa manus» nella riscossione di un debito contratto dal figlio di R.P. e che vede creditore Francesco Greco detto “Checco”. Si parla di una cifra pari a 3.000 euro, con la donna che avrebbe dovuto corrispondere un importo variabile dai 50 ai 500 euro, a titolo di interessi. «C’erano costanti telefonate a R.P. da parte di Benvenuto per degli incontri, dove la stessa dava del denaro per la restituzione del prestito del figlio». «L’incontro – avvenuto il 26 agosto 2018 – tra Greco, Benvenuto e R.P. è avvenuto al termine di diversi contatti in diversi giorni. La dazione di denaro avveniva settimanalmente. La donna aveva difficoltà a consegnare la somma dovuta ed ha tentato di rinviare fino ad agosto». I tre si incontrano fuori dall’ospedale di Cosenza, ad ascoltare il loro colloquio c’erano gli uomini della Gdf. «Giunge una Punto in uso a Benvenuto con all’interno due persone. Dopo due minuti dall’arrivo della vettura, R.P. esce dal nosocomio e incrocia la Punto, dalla quale scendono Greco e Benvenuto. Mentre il prima risaliva in auto, Benvenuto e R.P. si appartavano, prima poi di tornare ognuno per la sua parte».
«Ci sono delle telefonate di sfogo della R.P. con i suoi amici – dice il teste – dove la donna parla della pesantezza del periodo e del problema delle tante rate da pagare, in alcune delle telefonate manifesta la volontà di togliersi la vita ma poi torna sui suoi passi perché afferma di non voler lasciare il figlio». Alla nuora, al telefono, la donna spiega che «nel giro di 10-15 giorni sborsa quasi 600 euro complessive delle somme di denaro che deve a diversi creditori. Tra cui, il denaro dovuto ai creditori del figlio». Il teste continua e cita una chiamata sfogo di R.P. con un interlocutore, «io per 3.000 euro mi devo vendere una casa?». Questo dimostra come la donna venisse «tartassata per la restituzione del prestito».

Il linguaggio criptico

La donna «chiede respiro», chiama Massimo Benvenuto e chiede di rinviare l’appuntamento previsto per la consegna del denaro: utilizza le parole «piumoni» e «giubbini» e fa ricorso al linguaggio criptico per assicurare il suo interlocutore. La scelta delle parole non è casuale ed è legata all’attività lavorativa scelta dal figlio di R.P., gestore di una lavanderia. «Lo stesso tipo di linguaggio viene utilizzato da Francesco Greco» – dice il teste – quando telefona a R.P. e si lamenta di un mancato incontro. La donna risponde «l’avevo detto a Massimo (Benvenuto) che non avrei portato i giubbini».

Le presunte minacce

Il 30 agosto 2018, Greco e Benvenuto avrebbero minacciato R.P. «avvertendola espressamente che laddove la stessa non avesse adempiuto alle scadenze di pagamento di interessi e capitale maturate nell’ambito del rapporto usurario, avrebbero provveduto a picchiare il figlio». Questa l’intercettazione riportata: «Signò, una paliata gliela fa sicuro! L’altro giorno ha trovato a voi e non l’ha menato signora…altrimenti lo avrebbe già venuto a menare…Lo sfonda!!! Lo sfonda perché me lo ha già detto! Me lo ha già detto!…Mò vediamo sennò andiamo dal figlio, glielo ammazziamo».

Il controesame

Inizia il controesame, prende la parola l’avvocato Carbone per la posizione di Massimo Benvenuto. Parla di un Benvenuto come un intermediario, conferma? «Siamo partiti dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia». Ci sono altri elementi sul rapporto di Greco con Benvenuto? «No». Ha accertato nella sua attività se il Benvenuto fosse coinvolto in altre attività delittuose? «No». E’ emerso che Benvenuto e la sua famiglia fossero vittime di usura da Greco? «No». Emerge una conoscenza fra Benvenuto e R.P.? «Si, R.P. racconta ad uno dei suoi amici – parlando del debito del figlio – che le persone interessate dal credito sono “amici”». Emerge un rapporto cordiale tra R.P. e Massimo Benvenuto? «Si, era un rapporto cordiale in alcune conversazioni. Credo che la donna lo facesse per chiedere dilazioni di pagamento. Benvenuto in una conversazione dice di conoscere il marito della donna». Benvenuto dice – ad un certo punto – a R.P. di vedersela da sola? «Si». Nelle conversazioni tra R.P. e il figlio emerge astio nei confronti della moglie di Benvenuto? «Si, il figlio dice che vuole avere a che fare solo con Benvenuto e non con sua moglie». Dalle intercettazioni è emersa qualche riferimento alla criminalità organizzata? «R.P. in una telefonata con un amico parla di persone delle quali avere paura. Aveva debiti anche con altri soggetti». Avete accertato il debito e il tasso di interesse? «No».
(f.benincasa@corrierecal.it)

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