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il verdetto

Lamezia, omicidio Torcasio-Matarasso: 30 anni per Cannizzaro e Iannazzo

Decisione del gip nel processo celebrato con rito abbreviato. L’accusa aveva chiesto l’ergastolo per l’episodio risalente al 2000

Pubblicato il: 24/01/2024 – 16:45
di Giorgio Curcio
Lamezia, omicidio Torcasio-Matarasso: 30 anni per Cannizzaro e Iannazzo

CATANZARO Condannati a 30 anni di reclusione per Domenico Cannizzaro (cl. ’66) e Pietro Iannazzo (cl. ’75), il primo considerato mandante, il secondo l’esecutore materiale del duplice omicidio di Giovanni Torcasio (cl. ’64) e Cristian Materasso (cl. ’78). Un agguato avvenuto in pieno giorno e in pieno centro, a Lamezia Terme, all’ingresso di quello che è il quartiere-fortino della cosca Torcasio. Il verdetto è stato emesso oggi pomeriggio dal gip Chiara Esposito al termine del processo di primo grado celebrato con rito abbreviato. La pm Stefania Caldarelli, al termine della requisitoria, aveva invocato la pena dell’ergastolo.

L’omicidio

Giovanni Torcasio e Cristian Matarasso, la mattina del 29 settembre del 2000, stavano percorrendo via dei Bizantini, arteria principale del quartiere Capizzaglie, a bordo di una Fiat Punto quando sono stati affiancati da Pietro Iannazzo e Antonio Davoli a bordo di una moto rubata, una Yamaha R1 guidata da Iannazzo. Con due pistole calibro 9×21 i killer hanno aperto il fuoco contro l’auto che ha terminato la propria corsa cercando un’improbabile salvezza pochi metri più avanti visto che il conducente, Matarasso, era molto sul colpo, raggiunto da un proiettile letale. Giovanni Torcasio morirà durante la corsa in ospedale. A organizzare l’agguato – tenendo da parte un’auto in caso qualcosa fosse andato storto – è stato Gennaro Pulice, mentre ad armare le mani degli assassini, secondo la Dda di Catanzaro, sarebbero stati i capi della consorteria Iannazzo-Cannizzaro-Daponte, Domenico Antonio Cannizzaro, detto Mimmo, e Vincenzino Iannazzo.

Il racconto di Pulice

«Si decise che la prima persona della famiglia dei Torcasio che doveva morire era Giovanni. Per mille motivi, che vanno dal suo temperamento, Giovanni è una persona che sapevano tutti che se doveva andare a fare un omicidio non di certo andava a rubare la macchina, a mettersi il passamontagna, ma andava e faceva l’omicidio; delle sue conoscenze, perché comunque Giovanni aveva contatti con i Giorgi, aveva contatti con i Pizzata, aveva… cioè aveva molti amici a San Luca e quindi si decise che la prima persona che doveva morire era Giovanni Torcasio…». Questo è quanto ha raccontato Gennaro Pulice, uomo tutto fare per la consorteria Iannazzo-Cannizzaro-Daponte, oggi collaboratore di giustizia dopo l’arresto nell’ambito dell’operazione “Andromeda”. I difensori sono gli avvocati Renzo Andricciola, Lucio Canzoniere, Francesco Gambardella e Antonio Larussa. (g.curcio@corrierecal.it)

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