COSENZA Le nuove norme previste dalla legge di delega fiscale in tema di contenzioso tributario sono entrate in vigore dal 4 gennaio 2024. Il provvedimento tocca numerosi e delicati profili del processo, dedicando particolare attenzione alla digitalizzazione sia per quanto attiene l’acquisizione degli elementi istruttori, sia per quanto concerne la formalizzazione del mandato difensivo. Ma non solo. Una vera “rivoluzione” analizzata nel corso di un incontro organizzato nella città dei bruzi. Tra i relatori, il procuratore capo di Cosenza, Mario Spagnuolo (nella foto), e l’avvocato Roberto Le Pera presidente della Camera penale di Cosenza. Insieme a loro, il Corriere della Calabria affrontato altri due temi spinosi che riguardano la giustizia: l’abuso d’ufficio e la cosiddetta Legge Bavaglio.
Spagnuolo: «L’attuale esecutivo sta rispondendo a una delega del Parlamento ed ha già emanato tre decreti, praticamente si modifica tutto il sistema tributario. E’ un discorso molto complicato perché il cittadino quando si parla di tasse, di imposte o di fallimento di società non è molto interessato. Invece questi rappresentano il motore che consente allo Stato di vivere e di essere una società democraticamente evoluta. A me pare che questa riforma stia pericolosamente per far reintrodurre una vecchia cosa che si chiamava pregiudiziale tributaria, per cui se non si accerta in termini definitivi l’imposta il reato non scatta, il che significa che la sanzione penale non entrerà più per le condotte di violazione della normativa fiscale. Questa è una decisione che secondo me non è rappresenta un fatto per nulla positivo. Certe condotte di elusione fiscale sono gravi almeno quanto altre condotte che invece questo esecutivo vuole sanzionare con pene terribilissime».
Le Pera: «Noi siamo oggi in un sistema in cui l’accertamento penale più completo non riesce ad entrare nel meccanismo del tributario. La legge delega sta cercando di mutare questo aspetto. La questione vera che si pone è anche un’altra. Dinanzi ad una possibile sentenza di assoluzione nell’ambito di un processo penale, per i medesimi fatti, potremmo avere una sentenza di condanna dinanzi alla Corte di Giustizia Tributaria. La legge delega riuscirà a mutare completamente quell’articolo 20 che crea il cosiddetto doppio binario perfetto? Vedremo, noi seguiamo sempre la Costituzione: l’unico faro della nostra attività».
Spagnuolo: «E’ una scelta che fa il legislatore. Il legislatore ritiene che una serie di comportamenti da parte di soggetti che sono nella pubblica amministrazione non debbano essere sottoposti al controllo penale e alla censura penale. E’ una scelta che viene fatta, dietro la quale c’è probabilmente una grande fiducia messianica sulla capacità della pubblica amministrazione di funzionare correttamente e di non incorrere in comportamenti di tipo criminale. Questa scelta, in una realtà come quella meridionale, caratterizzata da una pubblica amministrazione debole e opaca, non mi sembra foriera di buoni risultati».
Le Pera: «Sono state numerose le critiche, anche aspre, di alcune parti di magistratura e della politica sull’abuso d’ufficio. E anche lì, secondo noi, si tratta di critiche veramente pretestuose. Perché, come abbiamo già detto in altre sedi, l’abuso d’ufficio non era altro che un feticcio giuridico, per le questioni riguardanti la pubblica amministrazione ci sono già gli anticorpi».
Spagnuolo: «Assolutamente no, assolutamente no! Gli atti giudiziari, una volta che sono ostensibili alle parti, devono essere nella disponibilità della stampa. Poi i giornalisti fanno i loro commenti e sarà l’opinione pubblica a stabilire quale stampa va bene e quale va male. Qual è il problema? Il problema è estremamente complicato ed influenzato da questa evoluzione della stampa verso forme nuove, che sono quelle dei social, dei network, dei blog, dietro i quali c’è una opacità grave come il “male” che ora si vuole risolvere».
Le Pera: «C’è da discutere tanto diritto di critica, diritto di cronaca, ma pensiamo alla presunzione di non colpevolezza. Vi ricordate le denominazioni delle operazioni? “Apocalisse“, “Terminator“. Rendiamoci conto come attraverso un nome si è andata a demolire, ad erodere la presunzione di non colpevolezza. Per meglio dire, che tipo di presunzione di non colpevolezza ci deve essere nei confronti di un imputato che è implicato in una inchiesta chiamata Terminator o Apocalisse? Cioè, dinanzi all’opinione pubblica potrebbe mai essere considerato presunto innocente? E allora, abituiamoci a parlare in termini costituzionali di presunzione di non colpevolezza e forse avremo meno cortocircuiti nel nostro sistema».
(f.benincasa@corrierecal.it)
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