«Siamo in campagna elettorale, è normale che la Meloni attacchi la sua opposizione. Storicamente, da quando è nato Berlusconi fino alla Meloni, l’opposizione al centrodestra in Italia è stata Repubblica, quindi è del tutto logico che la Meloni se la prenda con Repubblica». Così il filosofo, Massimo Cacciari, è intervenuto in merito alla polemica Meloni – Gruppo Editoriale Gedi, durante la trasmissione radio “L’Italia s’è desta”. In risposta alla domanda se Repubblica abbia fatto negli anni un’opposizione migliore rispetto ai partiti di centrosinistra, Cacciari ha proseguito dicendo: «Secondo me la fa e l’ha fatta molto male, ma questo non toglie che Repubblica sia stata la voce dell’opposizione al centrodestra da trent’anni a questa parte».
Sempre nel corso dell’intervista a Radio Cusano Campus, si è parlato anche della riforma sull’autonomia. «È una cosa senza capo, né coda. Tutti coloro che hanno affrontato la questione hanno sempre detto che il presupposto per una riforma seria in questo senso sia un riassetto complessivo dell’ente regione», ha continuato Massimo Cacciari. «Occorre responsabilizzare fino in fondo le regioni, trasformarle da enti che vivono di trasferimenti finanziari a enti totalmente responsabili anche sul piano della riscossione delle imposte. Bisogna fare delle regioni che abbiano un senso anche dal punto di vista quantitativo; che senso ha un assetto regionale in cui ci sono regioni più grandi dell’Olanda e del Belgio messi insieme e altre da 100mila abitanti? O dove ci sono regioni a statuto speciale che fanno quello che vogliono e altre l’opposto? È tutto un assoluto casino e occorre riassettare tutto. Ma, al momento attuale, questa riforma non può fare altro che aumentare la confusione». Può quindi una riorganizzazione delle regioni aiutare anche le regioni del sud a crescere? «Certo» ha ribadito il filosofo. «I veri meridionalisti sono sempre stati federalisti, non hanno mai chiesto a Roma carità, benevolenza, finanziamenti. Hanno chiesto autonomia. A partire dal nostro risorgimento è stata fatta una politica meridionale basata soltanto sui trasferimenti dall’alto. Una follia che continua ininterrottamente, senza differenza per le politiche industriali. Quando parliamo del secondo dopoguerra parliamo anche di personalità che avevano una strategia, ma adesso chi? La Meloni, la Schlein che decidono le politiche del mezzogiorno, ma siamo pazzi?» ha voluto sottolineare Cacciari.
Sempre sulla possibilità di sanare il divario Nord-Sud, Massimo Cacciari ha poi aggiunto: «Si potrà sanare soltanto se si fa leva sulla responsabilità effettiva di un ente regione rinnovato, sulle imprese, sulle capacità imprenditoriali, sulle risorse, anche umane e locali. Solo loro possono decidere dove andare e cosa fare. Non può essere Roma a decidere questo. Deve, quindi, esserci un’effettiva autonomia a 360 gradi di queste regioni», ha ribadito. Riguardo, infine, alla polemica sui programmi scolastici decisi dalle regioni, Cacciari ha espresso qualche dubbio. «Al momento attuale vedo un pericolo in questo. Non può essere che una regione decida di non studiare l’italiano e di studiare, invece, il dialetto veneto, non ha senso. Perché, anche se logico che tutte le politiche di formazione professionale siano specifiche per diverse regioni, ci deve essere comunque un indirizzo generale. Dei parametri nazionali chiari all’interno dei quali tutte le regioni possano muoversi autonomamente sulla base delle loro specificità», ha concluso Massimo Cacciari.
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