CATANZARO Il 24 giugno 2022, Sergio Abramo si congeda dalla “sua” Catanzaro e lascia la poltrona di sindaco a Nicola Fiorita. Si chiude un’era nella città capoluogo di Regione che sceglie e premia la proposta di “Cambiavento” guidata dal prof. dell’Unical. Diciotto anni alla guida di Palazzo De Nobili da parte di chi ha sicuramente segnato la storia politica e amministrativa del capoluogo calabrese, recitando un ruolo da protagonista dal 1997 fino al 2022. In totale fanno 25 anni, 18 dei quali vissuti indossando la fascia tricolore. Sergio Abramo torna a parlare, dopo un lungo silenzio, e sceglie le telecamere de L’altro Corriere Tv. Nel corso dell’ultima puntata di Telesuonano, talk condotto da Danilo Monteleone e Ugo Floro, l’ex primo cittadino ed ed presidente della Provincia di Catanzaro ripercorre il suo impegno politico e ovviamente coglie l’occasione per levarsi qualche sassolino dalle scarpe.
Una vita vissuta in politica ma «oggi sono un po’ più tranquillo, mi manca comunque il rapporto con la gente. Vent’anni sono lunghi». Qualche battuta prima di carburare, poi Abramo prende subito la palla al balzo per giudicare l’operato di Fiorita. «Per un anno e mezzo vi sarete accorti sicuramente che non sono intervenuto con articoli sulla stampa, o con dichiarazioni, perché so quanto è difficile il mestiere da sindaco e volevo lasciare il tempo che facesse un po’ di esperienza. Poi arriva la prima stoccata e riguarda la facoltà di Medicina all’Unical. «Aver perso la facoltà di Medicina, e comunque aver favorito Cosenza, è una cosa che giudico grave. Io mi sarei opposto», sostiene Abramo. «L’amministrazione si poggia su due variabili principali: una è la grande programmazione e senza non vai da nessuna parte. Noi siamo stati i primi sul sistema dei rifiuti, la nostra tariffa ancora oggi è la metà rispetto a quelle delle altre città e in un momento di crisi come questo fa anche piacere ai cittadini e alle famiglie. Abbiamo centrato tutti i finanziamenti, intercettato quelli europei e del Pnrr, siamo riusciti a recuperare anche i fondi legati all’illuminazione pubblica, ma non basta».
Il lungo elenco degli obiettivi raggiunti si interrompe quando i conduttori chiedono a Sergio Abramo cosa avrebbe voluto realizzare se avesse avuto ulteriore tempo a disposizione. «Avrei voluto portare avanti il cambiamento e ipotizzare una terza via. La prima, come dicevo, è la gestione dell’ordinario. La seconda è quella di reperire tutti i finanziamenti. La terza è dedicarsi allo sviluppo occupazionale». Il consiglio comunale è più forte o più debole? «Oggi il consiglio comunale è sofferente, avrebbero preferito avere un sindaco un po’ più forte per dare maggiori risposte all’elettorato, perché in campagna elettorale hanno promesso cose che non potevano mantenere».
L’ex sindaco elenca le accuse mosse nei suoi confronti. «Sono stato attaccato, hanno detto che avevo lasciato un comune pieno di debiti, ma il bilancio è stato approvato» ed ancora «se parli di un debito sui rifiuti vuol dire che non capisci come funziona la macchina comunale, i debiti sui rifiuti non si possono fare».
Passato, presente e ora futuro. Sergio Abramo come immagina Catanzaro nei prossimi anni? Il sindaco dipinge un quadro a tinte fosche. «Rischiamo il collasso! Perché abbiamo perso la facoltà di Medicina, strutture come il Sant’Anna o Villa Betania rischiano di chiudere e le grandi attività commerciali abbassano la saracinesca». Abramo dice di aver avuto buoni rapporti con l’attuale sindaco Nicola Fiorita, ma poi qualcosa si è rotto. «Lui stesso ha riconosciuto che era stato fatto tantissimo e che bisognava mettere a terra tutti i progetti che l’amministrazione ha lasciato. Ma era un compito arduo e stanno perdendo parecchi finanziamenti come quello sul dissesto idrogeologico e altri finanziamenti sui quali ancora non stanno decidendo neanche che tipo di opere fare, però come dicevo c’è necessità di una strategia per la città». L’ex primo cittadino cita un esempio. «La metropolitana fra un anno sarà finita, ma il rischio è che apra e poi vada in fallimento». Perché? «Hanno previsto 5 milioni di euro di costi per la gestione e la manutenzione. Incassarli in una città di 90mila abitanti è una cosa assai difficile, noi incassiamo con tutti gli autobus 600-700 mila euro all’anno».
Questione sanità, un tema assai caro all’ex amministratore di Palazzo de Nobili. Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad una importante novità: la nascita dell’azienda Dulbecco, la più grande del meridione. «E’ un percorso che valuto positivamente, se però viene seguito. Noi abbiamo già oggi la disponibilità per costruire il nuovo ospedale. Il Pugliese per me doveva diventare un centro per la casa della salute, perché manca in tutta la provincia di Catanzaro tranne una piccola struttura a Chiaravalle con pochi posti letto. La casa della salute serve a svuotare il pronto soccorso, l’ospedale. Il sindaco oggi non riesce a capire che la sanità rappresenta il 70% del nostro bilancio». L’ex primo cittadino, si sofferma su un tema di strettissima attualità: l’autonomia differenziata. «Come sindaco, volevo fare una causa allo Stato italiano e andare alla Corte Costituzionale Europea».
La domanda sul Ddl Calderoli è l’antipasto prima della chiosa finale. Sergio Abramo si accontenterà di fare il pensionato della politica? Si candiderà alle Europee? «Assolutamente no», risponde l’ex sindaco. Che aggiunge: «Onestamente non mi è mai piaciuto fare l’attività da parlamentare, non è un ruolo d’azione». E se tra qualche anno le chiedessero di tornare a fare il sindaco di Catanzaro? «Passerà troppo tempo perché sono tre anni e mezzo, questa amministrazione si è appena insediata, io in questo momento più che pensare al mio futuro politico, sto pensando a cosa posso fare per aiutare la mia terra». E se fosse il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto a telefonarla? «Il Presidente deve essere aiutato, perché non può cambiare sicuramente la Calabria da solo. Ha delle buone intuizioni, sta cercando di mettere ordine dappertutto, ma mettere ordine dopo 30 anni, 40 anni di disorganizzazione generale, non è una facile, c’è da uscire veramente pazzi. Con Roberto ho buonissimi rapporti, è una persona che stimo tantissimo, la stimavo pure prima ma adesso ancora di più, già quando è stato mio collega al Consiglio regionale dimostrava di essere bravo».
(redazione@corrierecal.it)
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