COSENZA Una ‘ndrangheta sempre più globale e meno local. I tentacoli raggiungono gli snodi decisivi per il traffico di droga: il business più remunerativo della mala calabrese. La criminalità fa affari con tutti, impone il proprio modus operandi, si infiltra nel tessuto economico sano e droga il mercato. E da qualche tempo, come annotato dalla Direzione investigativa antimafia in alcune recenti relazioni, apre a possibili “collaborazioni” con altre bande e gruppi criminali. Clan albanesi, cartelli del Sudamerica, gruppi criminali nigeriani e pakistani fino ai cinesi. Che in Calabria hanno intercettato una fetta di mercato relativa allo spaccio di marijuana (ne abbiamo parlato qui).
Panorama ha intercettato l’ex pentito Luigi Bonaventura, in passato reggente di una cosca di Crotone e poi diventato collaboratore di giustizia. Da anni, ormai, parla di ‘ndrangheta, della sua organizzazione, del modus operandi e delle trasformazioni che riguardano la più potente e temuta organizzazione criminale al mondo. Questa sorta di “joint venture” che abbraccia più sodalizi dediti al crimine viene identificata dal collaboratore come «United colors of mafia», «ma ’ndrangheta, camorra e Cosa Nostra hanno sempre il loro tornaconto nel far trafficare armi e droga a gruppi criminali stranieri», racconta Bonaventura. Che poi snocciola i particolari relativi alle altre organizzazioni. «Gli albanesi sono feroci come i calabresi e i boss si fidano di loro. Spesso li utilizzano come corrieri della droga, a partire dai porti, o come killer». Ma se si parla di droga, il riferimento è subito ai sudamericani ed ai loro metodi decisamente poco ortodossi. A tal proposito viene citato un episodio. «Nel 2019 un delitto raccapricciante è passato quasi inosservato. Il tronco del corpo di un uomo, parzialmente carbonizzato, viene trovato in un grosso trolley alla periferia di Milano. Nell’ambito dell’inchiesta, sono arrestati due colombiani. Il movente non è stato mai chiarito». E’ la Colombia l’epicentro dei narcos e dei traffici di polvere bianca come racconta il pentito a Panorama. «I rapporti con i cartelli colombiani vengono rinsaldati anche con matrimoni combinati tra broker ’ndranghetisti e eredi dei capi sudamericani». Le rotte sudamericana della coca si incrociano con quelle dell’Africa. Due recenti inchieste del Corriere della Calabria a firma di Paride Leporace (La Calabria e la grande Africa hanno troppi affari sporchi in comune – La ‘Ndrangheta e le Afriche: quello che conosciamo) hanno disvelato le radici fondative di questo network globale della droga trasportata da cargo e pescherecci che hanno solcato molti mari. Un fenomeno per lungo tempo sottovalutato, quasi ignorato.
Gli intrecci mafiosi nella Capitale, le strade riempite di droga, i negozi utilizzati come lavatrici per ripulire i soldi sporchi, i summit per stringere nuove alleanze e spartirsi le zone di competenza. Report ha recentemente acceso i riflettori sul “Grande raccordo criminale”, sorretto dall’impegno di una famiglia ‘ndranghetista: gli Alvaro di Sinopoli. Altro crocevia cruciale per i business illeciti della mala calabrese è la Lombardia. «Noi abbiamo investigazioni su traffici nell’ordine delle centinaia e migliaia di chili di cocaina, hashish e marijuana, droga sintetica che proviene dall’Olanda e con quel che ne consegue in termini di profitto, che vengono poi reinvestiti in attività legali», aveva affermato Alessandra Dolci, procuratrice aggiunta del Tribunale di Milano. E recentemente la Dia ha lanciato un allarme sulla presenza della ‘ndrangheta in Liguria e in Piemonte con riferimento alle grandi opere ed ai fondi del Pnrr . «E’ una ‘ndrangheta che ha iniziato prima a investire, poi si è trasferita proprio con proiezioni vere e proprie e operatività piena nel nord Italia. Così come sta avvenendo in Europa», aveva sottolineato al Corriere della Calabria il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri. Le infezioni dal virus iniettato dalle ‘ndrine si misura anche con le infiltrazioni negli enti locali, l’80% degli scioglimenti è dovuto alle cosche calabresi. (f.benincasa@corrierecal.it)
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