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Mario Sangiovanni, medaglia d’onore alla memoria del “ragazzo rosso” di Orsomarso

«Il Presidente della Repubblica ha conferito al professore Mario Sangiovanni la medaglia d’onore, alla memoria, per deportato ed internato nei lager nazisti. Il riconoscimento verrà consegnato ai …

Pubblicato il: 26/01/2024 – 15:33
di Mimmo Talarico
Mario Sangiovanni, medaglia d’onore alla memoria del “ragazzo rosso” di Orsomarso

«Il Presidente della Repubblica ha conferito al professore Mario Sangiovanni la medaglia d’onore, alla memoria, per deportato ed internato nei lager nazisti. Il riconoscimento verrà consegnato ai figli in occasione della “Giornata della Memoria” che avrà luogo nel campo di concentramento di Tarsia il 27 gennaio.
La lunga e intensa vita di Mario Sangiovanni è iniziata in quel di Orsomarso, a pochi passi dal fiume Argentino. Numerosa e affiatata la sua famiglia di origine a cui resterà legato per tutta la vita. Orsomarso non è solo il luogo che gli dà i natali, l’infanzia, i giochi. E’ qui, nel negozio del padre, che incontra le grandi idee che hanno sconvolto il novecento. Siamo nel ventennio e a Orsomarso il regime aveva spedito al confino due intellettuali antifascisti, un medico e un pittore; controllati a vista si recavano quotidianamente nel negozio del papà a comprare il pane. Qui incontrano Mario giovinetto perspicace, attento alla lettura, curioso del mondo, forse già allora insofferente verso i prepotenti. Studia dai preti. Il seminario è l’unico luogo per sfuggire all’ignoranza e a un destino segnato dalle rigide regole sociali del tempo. Non ha la vocazione, ma porterà sempre un grande rispetto per la chiesa e i credenti. La futura moglie Concetta è cattolicissima, e quando andrà ad abitare nel quartiere di Quattromiglia di Rende proveniente da Rocca Imperiale, incontrerà un Prete, don Pasquale Caputo, che non perde occasione di punzecchiarlo, ma Mario risponde con cortesia e generosità ad ogni iniziativa della Parrocchia. Diventeranno amici. Conseguita la maturità classica, si iscrive all’Università. La percentuale dei laureati nelle nostre contrade è la più bassa d’Europa, Sono solo i figli delle classi agiate e dominanti a poter studiare. La sua famiglia, però, investe tutti i risparmi negli studi di Mario; il ragazzo è bravo e sopporta i sacrifici. Sarà lui stesso a dirci molti anni dopo del valore del titolo di studio nella Calabria interna tra le due guerre. “Era un modo per difendersi dai più ricchi e dai più potenti: le case, poche, in cui c’era un laureato erano case rispettate”.
Ma la chiamata alle armi costringe il “ragazzo rosso” di Orsomarso a interrompere gli studi. Li riprenderà con successo a guerra ultimata. Nel frattempo il suo battaglione viene fatto prigioniero dai tedeschi. Si rifiuta di aderire alle SS e alla Repubblica di Salò. Il sottotenente Mario Sangiovanni e i suoi commilitoni vengono destinati a un campo di internamento in Germania. Riesce a fuggire, ma viene catturato a Lipsia e ricondotto in un campo. La presa di Berlino, che sancisce la fine della guerra, evita il peggio a Mario e ad altre migliaia di prigionieri. Torna in Italia. Ha in mente gli orrori della guerra, le conseguenze dell’imperialismo, le drammatiche responsabilità delle classi dirigenti italiane. Ritrova un Paese ancora più povero, popolato da sfollati, senzatetto. Ovunque miseria e fame. Mario sa già da che parte stare e quando Palmiro Togliatti va a Salerno ad annunciare la via italiana al socialismo e cioè la costruzione del socialismo per via democratica non ha più dubbi. Rafforza i suoi convincimenti con l’entrata in vigore della Costituzione repubblicana e del grande patto che la sottende. Si intravede in quella scelta il carattere più marcato della sua personalità pubblica: quello di un uomo di parte che non è mai venuto meno al rispetto degli altri. Ancora oggi capita di incontrare persone, soprattutto nell’Alto Ionio, laddove Mario ha trascorso forse la maggior parte della sua esistenza, che esaltano questa sua virtù di rimanere coerente ai propri ideali senza mai indulgere nel fanatismo, nell’invettiva, nel dileggio degli avversari. E’ con il suo stile, affabile e garbato che avvicina, anche in epoca di ferro e di fuoco, molti giovani alle sue idee. Ha contribuito a costruire con fatica e abnegazione il primo sindacato della scuola nella nostra regione in un’ ottica di affermazione della scuola pubblica e del suo altissimo valore sociale e di trasformazione della realtà più analfabeta di Europa. E’ un dirigente politico intento a portare il messaggio a dorso di un mulo nelle contrade più sperdute dell’Alto Ionio. E’ consigliere comunale a Trebisacce, amministratore delle neonate USL e poi della Comunità Montana. A lui il partito chiede di rappresentare quel difficile lembo di terra nelle competizioni elettorali alla Camera e al Senato. E lui accetta per spirito di servizio. Il suo partito sa che attraverso di lui mette in competizione una faccia pulita, un educatore di primissimo livello, un uomo stimato dagli insegnanti, dagli alunni e dai loro genitori. E’ il comunista che non ti aspetti, lontano anni luce dal prototipo dipinto dalla propaganda avversaria. E’ quello che dialoga con tutti, che spiega, cerca di capire, comprende. E’ il primo che coglie la forza persuasiva del bisogno dispiegata dagli avversari. Perciò non giudica i poveri cristi che finiscono nelle maglie delle catene clientelari del tempo. Lavora, invece, per costruire un’alternativa, anteponendo l’esempio di una vita moralmente ineccepibile dedita alla famiglia, alla scuola, al partito. Comprende i cambiamenti in atto e ne asseconda le spinte di modernizzazione e di rinnovamento, senza mai perdere il legame con le sue radici ideali. E’ da pochi giorni un ex Preside, avvolto nel suo cappotto scuro, gli occhiali spessi e lo sguardo severo, quello che incontro insieme ad altri giovani del PDS agli inizi del 1992. Diventa presto il nostro tutor, si puç dire che riprende a fare l’insegnante. Pronto a sedare i nostri eccessi. Aiuta tutti noi a contestualizzare ogni azione politica, a leggere, studiare, a evitare strappi e divisioni. E’ l’emblema dell’unità a ogni costo e fedele ad ogni trasformazione, purché nel solco della continuità. Non ama i protagonismi, alieno da qualsiasi mondanità. La sobrietà, l’umanità, la gentilezza sono i suoi tratti caratterizzanti. Diventa presto il Sindaco del quartiere. Nel suo giro quotidiano tocca per primo l’edicola, poi il bar, il market, per chiudere da Franco il fruttivendolo che apprezza il centrodestra. E’ un elemento essenziale del quartiere. Ascolta, consiglia, fa opinione. Il Preside è ormai indispensabile, anzi è il motore della ricostruzione della sinistra nella città e anche grazie alla sua forza morale che dopo quasi 50 anni le forze progressiste unite governeranno la città di Rende.
Nei suoi ultimi anni di vita si mostra sempre più distante dalle continue e repentine trasformazioni della sua parte; appare infastidito dal livello di superficialità e di spregiudicatezza raggiunto dagli attori della politica. La vita pubblica gli appare sempre più inquinata e popolata da avventurieri di ogni specie. La sua è un’altra storia. E’ la storia di un galantuomo che ha deciso di dedicare un pezzo della propria esistenza a quelli che sono rimasti indietro. Cerca qualcosa che gli somigli, non tanto dal punto di vista ideologico o politico, è un uomo fin troppo acuto per non capire la necessità e l’ineluttabilità del cambiamento. Cerca qualcosa in cui ritrovarsi, parlarsi, confrontarsi. Ha un chiodo fisso. Anche quando le sue gambe non gli garantiscono più la piena autonomia, non rinuncia a immaginare nuove associazioni, a cercare collegamenti ideali e personali. Ripropone il suo modello, quello che lo ha accompagnato per tutta la vita: la politica come comunità di persone, di bisogni, di progetti. Mario ha avuto la fortuna di vivere quasi per intero il ‘900 e di assistere alla girata di secolo senza mai perdere ottimismo e tenerezza. Una storia bella e intensa la sua, che diventa modello e ispirazione; la storia di un padre e di un marito affettuoso, di un dirigente politico soave, onesto e generoso, di un professore amato e rispettato».

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