REGGIO CALABRIA Chiesta per tutti gli imputati la conferma della condanna emessa in primo grado. Non ha dubbi il sostituto procuratore di Reggio Calabria, Francesco Tedesco, nel corso della sua requisitoria. Si tratta del processo d’appello “Handover-Pecunia Olet”, svoltosi con rito abbreviato. Un primo verdetto era stato emesso nell’ottobre del 2022, 33 condanne contro i presunti appartenenti al clan Pesce di Rosarno, attivo non solo sul traffico di stupefacenti ed estorsioni, ma anche quello delle commesse di lavori gestite dall’Autorità portuale di Gioia Tauro.
I reati contestati agli imputati erano associazione per delinquere di tipo mafioso e detenzione e porto illegali e ricettazione di armi, estorsione e favoreggiamento personale, aggravati dal metodo mafioso, e traffico di sostanze stupefacenti. L’indagine che ha portato al processo, avviata nell’aprile del 2021 e nell’ambito della quale erano state arrestate, complessivamente, 53 persone, aveva consentito di disarticolare le proiezioni della cosca Pesce sia sul fronte delle attività tipicamente criminali connesse alla gestione del traffico di droga e alle estorsioni e al “controllo” delle commesse di lavori nel porto di Gioia Tauro, sia sul fronte economico-imprenditoriale, colpendo la gestione monopolistica da parte del gruppo criminale della grande distribuzione alimentare.
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