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l’anno giudiziario a Catanzaro

«Nel Distretto giudiziario di Catanzaro gli stessi problemi da 30 anni, situazione insostenibile» – FOTO

Il presidente ff della Corte d’appello Reillo evidenzia le gravi difficoltà di organico: «Nonostante ciò i tribunali hanno un andamento positivo»

Pubblicato il: 27/01/2024 – 10:15
di Antonio Cantisani
«Nel Distretto giudiziario di Catanzaro gli stessi problemi da 30 anni, situazione insostenibile» – FOTO

CATANZARO «Nel nostro Distretto, così come in tutti quelli del Sud, si registrano da almeno trenta anni i medesimi problemi: gli aumenti di organici rimangono sulla carta per mancata risposta agli interpelli o per il susseguirsi dei trasferimenti, la varianza resta regolarmente stabile. Vi è simmetria tra nuovi ingressi di magistrati in prima destinazione e trasferimenti. Il risultato è un movimento migratorio costante in uscita e in entrata di magistrati ordinari in tirocinio, con scarti temporali che creano rilevanti disfunzioni. Il turn over risulta particolarmente incidente nei tribunali di Catanzaro e in quello di Vibo Valentia». Lo scrive il presidente facente funzioni della Corte d’appello di Catanzaro, Gabriella Reillo, nella relazione per l’anno giudiziario del Distretto catanzarese.
«La Corte d’appello – prosegue Reillo – ha registrato nel periodo di riferimento una scopertura dell’organico del 25%, aumentata negli ultimi mesi a oltre il 28%, dato l’ulteriore trasferimento in altre sedi di tre consiglieri. Problemi che stupisce rimangano immutati senza neanche l’accenno di un progetto di riduzione. Nonostante ciò i Tribunali continuano a registrare un andamento positivo rispetto agli obiettivi del Pnrr e la Corte d’appello, pur in assenza di 9 consiglieri su 32, è riuscita a mantenere una clarence rate del civile molto prossimo a 1 (parità tra affari sopravvenuti e evasi) e ha definito 1.089 processi penali in più rispetto allo scorso anno giudiziario, tra cui “Rinascita Scott” in abbreviato. Va però sottolineato che questi risultati sono frutto dell’impegno dei singoli magistrati, dei funzionari dell’Ufficio del processo, del personale amministrativo, che hanno reagito raddoppiando gli sforzi lavorativi con ciò dimostrandosi la falsità della vulgata secondo cui tempi lunghi di definizione e arretrato dipenderebbero dalla scarsa laboriosità dei magistrati, del personale o dalla completa disorganizzazione degli uffici giudiziari. Non è un caso che i magistrati italiani risultino da anni i più laboriosi rispetto ai loro colleghi europei. Ma questa situazione – conclude la presidente ff della Corte d’appello – non può rimanere invariata perché è insostenibile. Il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr non solo è una necessità per la crescita economica dell’Italia e la sua credibilità sui mercati, ma un’occasione storica per la giustizia che per la prima volta, dopo decenni, si trova a non dover far fronte alla mancanza di investimenti adeguati».  (a. cant.)

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