COSENZA Un giornalista del Quotidiano del Sud intercettato con un trojan, come capita ai boss e ai narcos. Protagonista di quest’ennesima vicenda di spionaggio è Paolo Orofino. Come evidenziato dal Fatto Quotidiano, nei mesi scorsi è toccata la stessa sorte a Michele Santoro, Guido Ruotolo e Massimo Giletti, un anno fa Nancy Porsia è stata intercettata dalla Procura di Trapani per i suoi reportage sugli scafisti in Libia. Nessuno di questi giornalisti risultava indagato. Così come Orofino il cui telefono nel 2019 – scrive Il Fatto – è stato messo sotto controllo dalla Procura di Salerno nell’ambito delle indagini sullo scontro tra magistrati. Gli investigatori – riporta sempre Il Fatto – annotano che riceve “notizie riservate (…) con modalità non intercettabili per via telefonica”. In questo modo la Procura nel 2020 chiede e ottiene dal gip il via libera per utilizzare il trojan che trasforma l’apparecchio in un microfono ambientale per “monitorare i contatti e i rapporti tra i due soggetti menzionati che potrebbero fornire un ulteriore elemento di riscontro alle ipotesi investigative in essere circa contatti tra personaggi intranei alla magistratura e soggetti che ottengono notizie riservate”.
Il giornalista calabrese Paolo Orofino avrebbe scoperto tutto ciò soltanto da pochi giorni (per due mesi il trojan è stato sul suo cellulare) analizzando gli atti del procedimento penale a carico di Eugenio Facciolla, ex procuratore di Castrovillari che il Csm ha sanzionato con la censura per uno solo dei capi di imputazione sui rapporti con un suo pm. Facciola, come ricordato sempre dal Fatto Quotidiano, “ha dovuto difendersi in sede disciplinare anche dall’accusa di aver tenuto un comportamento gravemente scorretto nei confronti dell’allore procuratore di Catanzaro Gratteri“. “Uno dei capi di incolpazione per cui Facciolla è stato assolto riguarda i suoi stretti rapporti con Orofino utilizzati al fine di perorare la propria versione dei fatti penali e disciplinari che lo riguardavano”, informando Orofino che “nel procedimento penale avrebbe citato come testimone lo stesso Nicola Gratteri, apostrofato dal cronista con soprannome di Cicciobello. Orofino evrebbe poi chiarito al Csm che Cicciobello non era Gratteri (versione confermata da altri testi), inoltre avrebbe detto che tra lui e Facciolla vi erano delle normali relazioni tra giornalista e procuratore capo, consentite per legge.
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