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I quartieri Pistoia e Aranceto di Catanzaro tra degrado, traffico di droga e rituali di affiliazione alle cosche

L’ultima puntata di “Chiamata d’Emergenza” su Raitre ha fatto tappa in Calabria. «Ampie zone controllate militarmente dalla malavita locale»

Pubblicato il: 28/01/2024 – 9:31
I quartieri Pistoia e Aranceto di Catanzaro tra degrado, traffico di droga e rituali di affiliazione alle cosche

CATANZARO «Il Quartiere Pistoia di Catanzaro non è soltanto un centro di smistamento e consumo di sostanze stupefacenti, le famiglie Rom che qui comandano hanno allargato nel tempo le proprie attività illecite diventando delle vere e proprie cosche mafiose con tanto di rituali di affiliazione». È partita così la puntata di “Chiamata d’Emergenza”, il programma di Rai 3 condotto da Federico Ruffo andato in onda dopo la mezzanotte. Il conduttore del programma per spiegare bene ciò si verifica nei quartieri Pistoia e Aranceto, è ritornato all’aprile 2023 quando l’allora procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri (oggi a Napoli) decide «di dare una spallata al muro» mettendo in atto un blitz di polizia contro la ‘ndrangheta. 62 gli arresti, indagati, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, ricettazione, furto, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, per la maggior parte sono aggravati dal metodo mafioso, ed altri gravi reati, avvenuti nel capoluogo di regione. Un’operazione messa in atto anche grazie al coraggio degli imprenditori locali che si sono ribellati.
«Per la prima volta – diceva in quella circostanza Gratteri – si contesta a questa etnia Rom il reato di estorsione, traffico di droga e siamo riusciti a intercettare dei riti di affiliazione, quindi una vera e propria struttura mafiosa».


«Molti dei quartieri malfamati di Catanzaro – è stato evidenziato nel programma di Rai 3 – sono controllati militarmente dalla malavita locale, luoghi di deposito non solo per gli stupefacenti, ma anche per le armi. L’operazione “Collina segreta” di qualche settimana fa ha portato alla scoperta di un maxi arsenale della ‘ndrangheta, oltre 70 micidiali armi da guerra erano nascoste in bidoni sotterrati in campi abbandonati. Nei quartieri ghetti è facile imbattersi anche in depositi di auto letteralmente spolpate per recuperare ferro e altri materiali da rivendere. A occuparsene anche in questo caso sono famiglie di etnia Rom. I rottami si confondono con l’immondizia che ricopre il terreno». Quando la volante arriva al campo, chi sta lavorando sui rottami si sorprende e prova a giustificarsi: «Quello che state facendo qua è giusto, nessuno vi dice niente. Noi non siamo quelle persone che facciamo cose che non vanno bene, noi andiamo a lavorare al ferro vecchio. Non andiamo a rubare a nessuno». (redazione@corrierecal.it)

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