LAMEZIA TERME Le notizie di cronaca sono allarmanti, i fatti denunciati da sindacati e associazioni pure. Quello del sovraffollamento delle carceri, in Calabria, è una emergenza e come tale va affrontata. Per capirlo è sufficiente ricordare quanto avvenuto solo in questa settimana: il suicidio di un 35enne nel carcere di Rossano e i casi di scabbia verificatisi all’interno della casa circondariale di Cosenza. Nel primo caso l’uomo, riporta il Sappe, si sarebbe impiccato in cella utilizzando un cappio rudimentale ricavato dalle lenzuola. Nel secondo, invece, la denuncia del Corriere della Calabria è servita a smuovere le istituzioni, fino all’intervento risolutore della garante regionale della Salute, Anna Maria Stanganelli.
Insomma, casi limite che, se visti in un quadro più ampio, lasciano comprendere la portata dell’emergenza che può essere ulteriormente filtrata attraverso i numeri diffusi in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno giudiziario del distretto di Catanzaro. Dati che parlano di un problema di sovraffollamento che risulta essere limitato a due soli istituti: Cosenza e Crotone. Attualmente i detenuti presenti negli istituti penitenziari di competenza del Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro sono in totale 1.920, così suddivisi: 655 a Catanzaro; 394 a Vibo Valentia; 316 a Rossano; 267 a Cosenza; 102 a Castrovillari; 212 a Paola e 140 a Crotone. In più, a Catanzaro sono 17 i detenuti nella sezione AS1, appartenenti ed elementi di spicco della criminalità organizzata. Ma la drammaticità della situazione carceraria è tangibile nel preoccupante numero di suicidi di detenuti: nel 2023 su 160 decessi, ben 66 sono riconducibili a suicidi.
Dagli ultimi dati emerge che la copertura degli organici dei funzionari giuridico-pedagogici non è completa. A Castrovillari, ad esempio, è presente un funzionario giuridico-pedagogico sui 3 invece previsti nella pianta organica. Non va meglio a Catanzaro dove sono 8 sui 10 previsti; a Cosenza 4 su 5; a Paola due su 3 mentre sia a Rossano che a Vibo sono 5 sui rispetto ai 6 previsti, con un evidente vulnus nella rieducazione. Preoccupano, poi, i posti vacanti di direttore negli istituti penitenziari sia di Rossano che di Crotone. Ruoli che, presto, potrebbero essere coperti con l’assunzione dei vincitori dell’apposito recente concorso.
Una carenza di organico che deve essere sanata alla luce della riforma sull’ordinamento penitenziario che, modificando l’art. 4-bis o.p., ha abolito l’ostatività di alcuni reati. La Magistratura di Sorveglianza è chiamata a valutare, di volta in volta, se sussistano o meno le condizioni per accordare a soggetti di elevata caratura criminale permessi o misure alternative: ne discende la necessità che si abbiano relazioni di sintesi esaustive e approfondite, con il l contributo di esperti, psicologi e criminologi; relazioni che, allo stato e sulla base delle risorse a disposizione, gli istituti penitenziari non possono offrire. Tra i fattori che rendono difficile la gestione della popolazione detenuta deve segnalarsi la presenza di detenuti stranieri, spesso indigenti, a cui fa da contraltare l’assoluta inadeguatezza del numero dei posti di lavoro e degli aiuti che, sotto varie forme, vengono erogati. La presenza di tali detenuti, provenienti dai più svariati Stati, anche in guerra o con situazioni di grave instabilità interna (ad esempio Iraq, Afganistan, Siria e Ucraina), rende non più procrastinabile l’esigenza di fornire tutti gli istituti penitenziari di un congruo numero di mediatori culturali, per supportare nei rapporti con i ristretti non solo il personale degli istituti, ma anche la magistratura di sorveglianza. Gravi crepe, infine, nel sistema di sicurezza degli istituti penitenziari che imporrebbero la copertura degli organici della Polizia Penitenziaria.
In controtendenza rispetto al sovraffollamento e alla carenza di personale, le carceri calabresi si sono contraddistinte per l’impegno ad attivare proposte trattamentali sempre più ricche, tra le quali, emergono i percorsi nei confronti dei detenuti sex offenders. In particolare, la Casa Circondariale di Catanzaro spicca, è scritto nella relazione, per i notevoli «miglioramenti che sono stati apportati nell’ultimo anno, che hanno rilevanza anche nel panorama nazionale». Grande risalto, ad esempio, al progetto “Colore Dentro” grazie al quale, con manodopera detenuta, sono stati avviati lavori di pitturazione e ristrutturazione nei vari reparti detentivi. Sono stati inoltre approvati e finanziati dal Superiore Ufficio Dipartimentale i lavori di adeguamento al DPR 230 del 2000 ed avviate le pratiche per il rifacimento dei tetti e delle facciate dell’intero istituto penitenziario. Inoltre, dalla fine del 2022 al 2023, si è registrata una piena ripresa delle attività ed un notevole miglioramento dell’offerta trattamentale, grazie anche all’assegnazione di cinque nuovi funzionari giuridico-pedagogici. E ancora percorsi di studio e di alfabetizzazione, C.P.A., corsi scolastici ad indirizzo alberghiero, agrario e artistico; corsi universitari, con il coinvolgimento complessivo di 310 detenuti. Avviati, infine, programmi di formazione professionale spendibili nel mondo del lavoro. Nel carcere di Catanzaro, inoltre, nei primi mesi del 2023 è stato avviato un laboratorio di pasticceria, gestito da una cooperativa sociale, con vendita interna ed esterna dei prodotti, oltre al tirocinio formativo di 8 detenuti del circuito AS1. Particolarmente importante l’applicazione dello strumento del lavoro all’esterno: poco più di 200 i detenuti ammessi all’attività lavorativa attraverso la stipula di apposite convenzioni con il PRAP Calabria, UIEPE, il Tribunale ordinario e il Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro, il Comune e la Provincia di Catanzaro. Proficue si sono rivelate le attività di volontariato, mentre, sotto altro versante, sono stati realizzati percorsi di mediazione penale e giustizia riparativa, nonché progetti per la prevenzione della violenza sulle donne e prevenzione suicidi. Dati incoraggianti, quindi, siano incoraggianti, sebbene si segnalino criticità nella gestione della popolazione detenuta affetta da problematiche di matrice psichiatrica allocata nei reparti detentivi ordinari.
Incoraggianti i dati che arrivano, poi, dalla Casa Circondariale di Vibo Valentia. Significativo, in questo caso, il progetto “Trattamento del dimettendo”, una collaborazione sinergica tra i diversi operatori penitenziari in un’ottica di accompagnamento e supporto del detenuto prossimo alla scarcerazione. Al 30 giugno del 2023, il Gruppo di Osservazione e Trattamento ha preso in carico 23 soggetti. Anche a Vibo l’attività lavorativa è stata espletata con continuità ed ha assicurato, nel primo semestre dell’anno, l’immissione al lavoro di 148 detenuti. In fase di organizzazione il “Progetto Integrando” per l’inclusione dei detenuti stranieri e la prevenzione del suicidio nella popolazione detenuta, finanziato da Cassa delle Ammende.
Nella Casa Circondariale di Cosenza attività lavorative e di studio vengono svolte regolarmente, anche presso il Polo Universitario che vanta 11 detenuti iscritti. E poi ci sono vari progetti di formazione professionale, attività culturali e ricreative, anche qui grazie al mondo dell’associazionismo (in particolare, con l’associazione “Liberamente”), tra cui concorsi di poesia e prosa. Approvato il progetto finanziato dalla Cassa delle Ammende per impiegare la mano d’opera detenuta ai fini della tinteggiatura per favorire il rapporto tra genitori e figli.
Numerose le attività anche nella Casa Circondariale di Crotone, nella quale sono stati attivati corsi scolastici, corsi di tipo artistico, manifestazioni canore e sportive.
La Casa Circondariale di Paola è attrezzata con aule scolastiche, la biblioteca, il teatro, la cappella, l’infermeria, il laboratorio informatico, l’area verde dedicata ai colloqui dei detenuti con i figli minori e l’area destinata all’apicoltura, un campo di calcio. Anche lo spazio della custodia attenuata – separato e comunicante col resto dell’istituto – è dotata di una cappella, una palestra, una biblioteca, un’aula scolastica, una saletta dedicata al cineforum ed una sala hobby. Nel periodo di interesse, inoltre, sono state svolte diverse attività trattamentali, corsi di formazione professionale e poi il laboratorio teatrale, corsi di chitarra, yoga, inglese, giustizia riparativa. E ancora gruppi cognitivo-comportamentali per autori di reati di genere, attività di tutoraggio per studenti universitari, presentazione di libri, concerti e realizzazione di docu-film sui migranti.
Il progetto “Trattamento intensificato cognitivo-comportamentale degli autori di reati di genere” è il fiore all’occhiello della Casa di reclusione di Rossano. Qui, con l’obiettivo di sensibilizzare sul tema dell’inclusione sociale e delle pari opportunità per tutti i bambini, si cerca di tutelare la genitorialità, portando in primo piano il tema dei pregiudizi di cui spesso sono vittime i bambini con genitori detenuti. Ma a Rossano sono numerose le criticità segnalate nel rapporto. A cominciare dal servizio di continuità assistenziale delle Aree Sanitarie, puntualmente segnalate alle Autorità competenti. Criticità e disordini sono dovuti alla presenza di detenuti affetti da disturbi psichiatrici di varia natura, ampliato dall’assenza di specialisti in psichiatria e di apposite articolazioni per la Tutela della Salute Mentale. Problema che si somma alla carenza degli organici delle aree educative, costituite da pochissime unità in rapporto al numero dei ristretti ed alla problematicità di ognuno di essi, atteso che oltre ai portatori di patologie psichiatriche, la popolazione detenuta conta vari appartenenti ad organizzazioni mafiose, ad organizzazioni terroristiche anche internazionali, sex offenders, tossicodipendenti, stranieri di diverse nazionalità. (g.curcio@corrierecal.it)
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