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Tracce di ‘ndrangheta in tutt’Italia. Gli affari delle cosche calabresi da Milano all’Aquila

L’inaugurazione dell’anno giudiziario in molte regioni registra il tratto comune della “colonizzazione” dei clan. Che diversificano i business

Pubblicato il: 28/01/2024 – 7:00
Tracce di ‘ndrangheta in tutt’Italia. Gli affari delle cosche calabresi da Milano all’Aquila

LAMEZIA TERME È dovunque, lasciando tracce più o meno visibili e infiltrandosi in ogni settore economicamente rilevante. La misura della “colonizzazione” dell’Italia da parte della ‘ndrangheta è tutta nella lettura delle relazioni di inaugurazione dell’anno giudiziario in numerosi Distretti. Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, persino l’Abruzzo: la presenza delle cosche calabresi è un tratto comune che allarma facendo capolino nelle analisi dei magistrati di molte regioni, alcune delle quali storicamente penetrate dalla ‘ndrangheta, altre invece ritenute finora – a torto, evidentemente – immuni dal contagio criminale e invece anch’esse. Diversi e diversificati anche i business della ‘ndrangheta, che magari a Milano punta sull’alta finanza e in Toscana sull’ambiente, ferma restando la gestione del narcotraffico un po’ dappertutto.

Le diramazioni nel Nord

E così la «accentuazione del carattere imprenditoriale» dei clan della ‘ndrangheta «ha implicato la necessità per la Dda di occuparsi di reati finanziari caratterizzati dall’aggravante dell’agevolazione mafiosa», segnala la Procura generale di Milano redatta per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. C’è stata, scrive la procuratrice generale Francesca Nanni, una «assimilazione dell’impresa mafiosa ai fenomeni di criminalità economica già esistenti» e «ciò ha determinato un’apparente perdita di specialità della “res mafiosa” quale conseguenza della diminuzione di reati tipici “a base violenta” e la sostituzione di condotte tipiche della partecipazione mafiosa in operazione economiche tra ‘soci’». In Liguria – annota la Procura generale di Genova – «continua ad essere presente la mafia “storica” calabrese, la ‘ndrangheta, operante attraverso le locali costituite a Genova, Lavagna, Ventimiglia e Bordighera». E ancora il procuratore generale di Bologna, Paolo Fortuna, e l’avvocato generale, Ciro Cascone, ricordano che i principali processi a carico di organizzazioni mafiose e ‘ndranghetistiche come “Aemilia”, “Grimilde” e “Perseverance” hanno rivelato «la vocazione imprenditoriale della ‘ndrangheta dell’Emilia-Romagna» e il fatto che «l’azione del sodalizio ‘ndranghetistico si nutra anche delle connivenze con persone originarie del territorio emiliano»: «Un approccio marcatamente imprenditoriale delle infiltrazioni mafiose, che muovono principalmente lungo due direttrici: l’inquinamento del tessuto economico-produttivo e il condizionamento del potere politico-amministrativo. Tutto questo – sottolineano Fortuna e Cascone – impone un monitoraggio molto attento sui fondi del Pnrr di sicura appetibilità per il crimine organizzato. Nessuno può seriamente pensare all’Emilia-Romagna come una terra madre, naturale o adottiva, della criminalità organizzata».

L’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nello smaltimento del Keu in Toscana

Tracce di ‘ndrangheta anche in Abruzzo

E ancora un’inchiesta «di rilievo» evidenziata all’apertura dell’anno giudiziario a Firenze è quella sullo smaltimento abusivo del “keu”, lo scarto inquinante di risulta dalla combustione dei fanghi delle concerie del distretto di Santa Croce sull’Arno, che si estende nelle province di Firenze e Pisa: è emerge dalla relazione del procuratore generale della Corte d’appello di Firenze  che sottolinea come «lla gravità dei fatti contestati emerge anche da preoccupanti risultati delle analisi delle acque di falda che risultano essere state a contatto con tali rifiuti», ricordando poi che la procura ha chiesto il rinvio a giudizio per 24 politici, dirigenti di enti e imprenditori ritenuti collegati ad una cosca di ‘ndrangheta e sei aziende, e ai quali a vario titolo vengono contestati i reati di associazione a delinquere finalizzata alle attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti e l’inquinamento ambientale, corruzione anche in materia elettorale, indebita erogazione di fondi pubblici ai danni della pubblica amministrazione, falso e impedimento del controllo da parte degli organi amministrativi e giudiziari. E tracce di ‘ndrangheta anche dove nessuno finora le aveva riscontrate: «In tutto il territorio abruzzese rilevata tra l’altro la presenza di capitali riconducibili ad origine mafiosa e, in particolare, alla ‘ndrangheta», rivela il procuratore generale facente funzioni dell’Aquila.

Le sinergie con le altre mafie

E dove non ci sono insediamenti delle cosche calabresi ci sono comunque sinergie criminali, come il «rinnovato asse con la ‘ndrangheta» da parte di Cosa Nostra soprattutto nel narcotraffico riscontrato dalla Procura di Palermo. «Resta forte la collaborazione della Scu con la ‘ndrangheta e voglio tenere alta l’attenzione sulla svolta imprenditoriale dei gruppi criminali. La Dda denunzia come sia divenuto strutturale il reinvestimento dei proventi della vendita di stupefacenti nelle attività economiche lecite più redditizie: Così, infine, il procuratore generale di Lecce all’inaugurazione dell’anno giudiziario». (c. a.)

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