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La riflessione

Autonomia differenziata: al via l’ennesimo sopruso

Nell’aula del Senato si è consumato l’ennesimo sopruso. I Partiti di maggioranza, all’unisono, si sono espressi favorevolmente per “l’autonomia differenziata” del Paese. Se anche la Camera, quando…

Pubblicato il: 29/01/2024 – 9:17
di Franco Scrima*
Autonomia differenziata: al via l’ennesimo sopruso

Nell’aula del Senato si è consumato l’ennesimo sopruso. I Partiti di maggioranza, all’unisono, si sono espressi favorevolmente per “l’autonomia differenziata” del Paese. Se anche la Camera, quando sarà chiamata al voto, dovesse esprimersi allo stesso modo, l’Italia ritornerebbe a prima del 1871.
Curioso che il 5 ottobre 2017 (lo ha riferito “il Fatto Quotidiano”) la Presidente Meloni in un articolo pubblicato dal quotidiano “Libero” avrebbe scritto: «No all’autonomia, porta alla secessione». Se ciò fosse vero, la Presidente del Consiglio può andare fiera, visto che per il “si” hanno votato ben 28 senatori, 24 dei quali di “Fratelli d’Italia” e quattro della Lega.
L’Italia, dunque, cominci a prepararsi per ritornare a prima della sua unità, quando era divisa in stati dominanti la cui realtà era che al Nord primeggiava una fitta rete di città politicamente autonome e al Sud “imperavano” le Signorie che se ne infischiavano dei bisogni della popolazione.
Finalmente la storica battaglia della Lega è stata tramutata in realtà e tenderebbe a rafforzarsi con l’autonomia, facendo in modo che “cresceranno” le regioni, quelle considerate di serie A, e ritorneranno a “soffrire” quelle del Sud, considerate a quanto pare di “serie B”, alla stregua di un sottoprodotto.  
Così facendo, alle regioni del Sud non rimane altra strada che quella della mobilitazione, considerato che la maggior parte delle forze politiche e sociali sarebbero pronte a contrastare la “riforma”. Addirittura il Partito Democratico si è detto pronto a promuovere un referendum.
Anche molti Sindaci delle regioni del Centro e del Sud, hanno definito la vicenda un “bluff, perché non sarebbe stato tenuto in conto che l’autonomia rischia di “spaccare” l’Italia.
Ovviamente Calderoli, promotore dell’iniziativa, sostiene di non temere niente e nessuno, forte adesso che “la storica battaglia della Lega ha preso sostanza con il voto del Senato”. Forse avrebbe potuto attendere anche il parere della Camera dei Deputati da dove il “progetto” deve ancora passare. Ma stante il peso della “maggioranza” non è difficile immaginare che possa essere approvato anche in quella sede e, questa volta, in modo definitivo. Qualcuno si è dimenticato che l’Italia è una e che al primo comma dell’art. 1 della Costituzione è scritto: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Se il concetto di “Repubblica democratica” è facilmente comprensibile, diverso è il discorso per la seconda parte del comma: cosa significa che la nostra Repubblica è “fondata sul lavoro”? Che significato volevano dare i padri costituenti?
Questa è la domanda che molti italiani si pongono specie dopo il recente voto del Senato, soprattutto da quando è cominciato a soffiare il vento delle “riforme” che, secondo alcuni, dovrebbero coinvolgere anche la Costituzione ed anche i famosi “Principi fondamentali”, quelli su cui si fona la nostra Nazione.
Ne prenda atto la classe politica!

*giornalista

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