Come due partite possono cambiare stati d’animo e giudizi di una stagione che fino a meno di un mese fa si credeva persa o giù di lì. Il Cosenza è vivo e lotta insieme alla sua gente (presente quasi più in trasferta che al “San Vito Marulla”, ma questo è un discorso troppo lungo da affrontare). La vittoria esterna di sabato scorso contro il Sudtirol, la terza in campionato – l’ultima risaliva al 30 settembre 2023 in quel di Pisa – conferma non solo la crescita ma anche il netto cambio di passo, soprattutto mentale, dei ragazzi di Fabio Caserta, apparsi a Bolzano ancora più compatti tatticamente e uniti di quanto non avessero fatto vedere al cospetto della corazzata Venezia. Una partita non trascendentale quella del “Druso”, intendiamoci, senza molti tiri in porta e palpitazioni, ma comunque solida ed equilibrata. E pensare che all’appello mancava un certo Gennaro Tutino, così come al Sudtirol – bisogna dirlo – Casiraghi (capocannoniere del torneo di B). I Lupi, pur creando poco, non hanno sofferto granché i padroni di casa, merito di un atteggiamento finalmente maturo, in cui iniziano a spiccare la personalità e il dinamismo dei nuovi arrivati Camporese e Frabotta, quest’ultimo autore del gol vittoria, ma di lui ne parleremo nella crema (spoiler).
Il modulo con quattro elementi offensivi, ora che è supportato da una difesa più esperta e una mediana muscolare, appare meno spregiudicato di quanto visto nel girone di andata. Ma da adesso in avanti sarà indispensabile non montarsi la testa. Dai calciatori all’ambiente è il caso che tutti mantengano concentrazione e lucidità al loro posto per arrivare il prima possibile a ciò per cui Caserta è stato chiamato la scorsa estate (l’allenatore rinato lo ha ricordato duecento volte negli ultimi due mesi): salvezza senza l’ennesimo devastante playout.
Crema: pare che quando il ds Roberto Gemmi lo ha chiamato, lui non fosse convintissimo di vestire la casacca rossoblù. D’altronde come dargli torto, nel giro di pochi anni è passato dallo scudetto e dalla Champions League con la Juventus alla lotta per non retrocedere in serie C. Bisogna anche dire che nelle ultime stagioni Gianluca Frabotta non è che avesse fatto impazzire con le sue prestazioni: una promozione non da protagonista assoluto con il Frosinone (da quelle parti lo rimpiangano poco e niente) e un addio anticipato da Bari, realtà che – leggendo i cattivissimi social – lo ha lasciato partire volentieri. Eppure certe storie di calcio dimostrano che spesso è l’ambiente che ti circonda, più che l’etichetta che ti viene messa addosso, a fare la differenza. È il caso, appunto, di Frabotta, il terzino di grido che a Cosenza non voleva venire e che invece a Cosenza sta resuscitando. Contro Cremonese, Venezia e Sudtirol, gol vittoria di Bolzano a parte, ha dimostrato soprattutto a se stesso che vale molto di più delle malignità scritte sul suo conto. Persino Tuttosport, giornale di Torino, gli ha dedicato un articolo, dal titolo: «Juve, te lo ricordi? Pupillo di Pirlo, ora fa felice il Cosenza: che gol!”.
Amarezza: Caserta, proprio alla vigilia della partita di Bolzano, aveva provato a stimolarlo: «Forte è uno dei migliori attaccanti della categoria». Il tecnico del Cosenza sapeva bene che senza lo squalificato Tutino, gli sarebbe servito proprio l’avvocato romano per dare seguito, con prove alla mano, al suo sorprendente mutamento da allenatore compassato in ultrà della panchina. Sia chiaro, nulla da eccepire sulle qualità dell’attaccante numero 10, il suo curriculum non si discute. A differenza, però, della sua avventura in terra bruzia, il cui percorso appare sempre più accidentato e sfortunato. Il rigore consegnato gentilmente nelle mani del portiere del Sudtirol racconta un calciatore psicologicamente a terra. L’impegno c’è e si vede, ma se sei Forte non puoi arrivare a gennaio con soli due gol, in una sola partita, in bacheca. Forse, però, più che criticarlo aspramente, come in molti in queste ore stanno facendo sui soliti cattivissimi social, si potrebbe provare a tirarlo su. Il momento positivo della squadra, in fondo, consente anche qualche opera di bene. (Francesco Veltri)
Il Catanzaro ritrova il segno “X”. Dopo 14 lunghe gare in cui erano arrivate 7 vittorie e 7 sconfitte, la formazione giallorossa torna a pareggiare un incontro. L’ultimo pareggio risaliva all’1-1, sempre al Ceravolo, contro il Cittadella datato 27 settembre 2023.
Sintomo di un equilibrio forse finalmente raggiunto? Chissà! Fatto sta che contro il Palermo si è visto un Catanzaro concentrato, attento, sicuramente più affamato e convinto rispetto a quello visto a Piacenza contro la Feralpisalò. Vivarini in settimana aveva predicato proprio calma e concentrazione, attenzione ai dettagli. Piccole sbavature a parte, come l’imbucata che mette Soleri davanti a Fulignati proprio in avvio e il gol di Segre dopo 4 minuti della ripresa, le aquile hanno tenuto botta, controllato al meglio uno dei migliori attacchi del torneo e concesso davvero poco.
In una gara in cui non brilla la stella di Iemmello, sostituito nella ripresa da Ambrosino perché a detta di Vivarini «c’era bisogno di attaccare di più la profondità e di fare meno ricamo», continua a splendere quella di Biasci, giunto al settimo gol stagionale, miglior marcatore per i giallorossi.
Strappare 4 punti su 6 alla corazzata di Corini non è un bottino da sottovalutare e il punto conquistato, nell’ottica del percorso dei giallorossi, è più che mai salutare. La quota salvezza si avvicina a grandi passi e in questo periodo di non eccelsa brillantezza è assolutamente una buona notizia. Il tutto in attesa che in questa ultima settimana di mercato giunga qualcosa anche nel reparto avanzato.
Crema: subito in campo i nuovi arrivati. Matias Antonini e Jacopo Petriccione, approdati alla corte di Vivarini, da una settimana il primo, da appena un giorno il secondo, hanno subito avuto l’onore e l’onere di esordire al Ceravolo. Il tecnico abruzzese li ha gettati nella mischia nella ripresa per fargli assaporare il clima e per calarli subito nelle dinamiche di squadra. D’altronde l’assenza forzata di Ghion, che ne avrà ancora per diverse settimane, e di Brighenti, che per squalifica salterà la sfida di sabato prossimo in casa dello Spezia, comporteranno un immediato innesto dei due nuovi elementi in rosa. Torneranno molto utili.
Amarezza: a macchiare una gara agonisticamente accesa ma estremamente corretta in campo, fra due squadre a cui piace sciorinare bel calcio, quanto accaduto sugli spalti con i tifosi del Palermo resisi protagonisti del lancio di petardi e fumogeni al loro ingresso nell’impianto catanzarese. Fumogeni lanciati anche in campo e nella vicina tribuna occupata da tifosi giallorossi, uno ha raggiunto un fotografo a bordocampo la cui attrezzatura ha subito danni. Gli stessi tifosi del Palermo hanno poi divelto e bruciato alcuni seggiolini nel settore a loro dedicato. (Stefania Scarfò)
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