SCALEA Difficile dimenticare l’immagine delle fiamme che divorano in pieno centro a Scalea un intero locale costringendo alcune famiglie ad abbandonare, temporaneamente, le proprie abitazioni. Lo stabile preso di mira, da una mano ancora ignota, su corso Mediterraneo, è stato distrutto mentre il rogo ha annerito la facciata del palazzo a tre piani. Il sindaco di Scalea, Giacomo Perrotta parla di un «evento terribile». Che segue, quanto accaduto qualche settimana fa quando un altro incendio aveva distrutto un’automobile in sosta nel centro storico della località turistica. Ad inizio dicembre erano andati a fuoco i mezzi di una ditta di movimento terra. Insomma, una escalation che preoccupa, allarma e suggerisce immediate soluzioni. Intervistato dal Corriere della Calabria, il primo cittadino si mostra preoccupato ma determinato ad andare avanti nella propria azione amministrativa e nel contrasto a chi vorrebbe piegare un intero territorio e una comunità al volere criminale.
Imponenti e corpose le operazioni di polizia che nel corso degli anni hanno contribuito a smantellare gruppi e sodalizi criminali egemoni non solo sul territorio di Scalea ma sull’intera costa. «Il problema è questa recrudescenza», esordisce il sindaco. Che aggiunge: «Cosa che ho rappresentato anche nel corso del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza». Pare evidente una riorganizzazione della criminalità organizzata sul territorio nel comune del Cosentino «fortemente decapitata con l’operazione Plinius 1 e Plinius 2», ma dice Perrotta «ovviamente è chiaro, sotto gli occhi di tutti, che c’è una riorganizzazione perché gli eventi si stanno susseguendo molto rapidamente con la stessa modalità». Il riferimento del sindaco è all’incendio al “Brigante” che «arriva un anno dopo l’incendio al “Lido da Pietro”, si può credere sia una coincidenza, ma è senza dubbio strano». E poi «l’incendio ai mezzi della ditta Sciuto, l’incendio alla macchina di un geometra di Scalea, sono tante cose che fanno capire quanto il periodo non sia affatto facile».
Il sindaco sottolinea più volte la presenza e la vicinanza delle forze dell’ordine. «Ci sono, sono in costante contatto con i carabinieri, con la Prefettura e sono stati anche rinforzati i presidi, quindi la presenza dello Stato c’è». Ma non basta. Ed allora serve altro, e il sindaco annuncia «l’installazione di un sistema di videosorveglianza». Gli episodi criminali non riguardano solo Scalea, ma l’intera costa che soprattutto durante la stagione estiva accoglie un numero robusto di turisti e giovani che animano la movida. «A Scalea, d’estate arriviamo quasi a 300mila persone presenti sul territorio, quindi diventiamo quasi come Reggio Calabria. Il problema è che ci sono alcune persone sottoposte all’obbligo di dimora nel nostro comune e questo favorisce l’afflusso di alcuni soggetti legati alla criminalità organizzata, soprattutto del napoletano, nei centri di tutta la costa e non solo ovviamente a Scalea». «Sono tanti i comuni “attenzionati” da questa recrudescenza criminale», aggiunge Perrotta.
Nonostante tutto, l’impegno continua. «La difficoltà è oggettiva perché amministriamo con la consapevolezza di far risorgere un comune che esce da uno scioglimento per mafia. Tutto questo è complicato di per sé, poi se si aggiunge questi episodi che fanno ripiombare nella paura, tutto diventa un po’ più complesso». «Piano piano – chiosa il primo cittadino – ne usciremo».
(f.benincasa@corrierecal.it)
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