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La “torta” per gli «amici di Catanzaro», l’implicita minaccia all’imprenditore e l’ombra dei Barilari-Foschini

Il ruolo dei tre indagati nell’inchiesta dalla Dda. Il tentativo di estorsione e la cosca costola dei Vrenna-Corigliano-Bonaventura

Pubblicato il: 01/02/2024 – 18:55
di Giorgio Curcio
La “torta” per gli «amici di Catanzaro», l’implicita minaccia all’imprenditore e l’ombra dei Barilari-Foschini

CATANZARO Un lungo curriculum criminale quello ricostruito dagli inquirenti della Dda di Catanzaro che hanno chiuso le indagini sulle tre persone accusate di “tentata estorsione in concorso tra loro”, Antonio Carvelli, 76 anni di Isola Capo Rizzuto, Luigi Foschini, 73 anni di Crotone, posti ai domiciliari, e Luigi Mendicino, 48 anni di Crotone condotto in carcere, incastrati dalle indagini della Squadra mobile di Crotone, nate essenzialmente dal coraggio di un imprenditore che ha denunciato le loro richieste “anomale”. Insomma, l’imprenditore che era riuscito a ottenere la concessione demaniale marittima per la gestione di alcuni pontili nel Porto di Catanzaro Lido, stava per finire in una pericolosa spirale prima di denunciare tutto ai poliziotti della Questura di Crotone. 

Questura Crotone

L’ombra dei Barilari-Foschini

Anche perché quella dei tre indagati è una biografia criminale che si lega a doppio filo anche con l’attività della cosca di ‘ndrangheta Barilari-Foschini, costola della cosca Vrenna-Corigliano-Bonaventura. La figura chiave, in questo caso, è quella di Luigi Foschini, finora sottoposto alla misura di prevenzione della Sorveglianza speciale, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza. In passato, nel 1994, è stato già condannato per detenzione illegale di armi e munizioni per poi essere sottoposto, nel 1999, alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno per 2 anni. Infine, a ottobre del ’99, è stato condannato per rapina e danneggiamento seguito da incendio. Foschini risulta soprattutto un elemento di vertice del sodalizio criminale Barilari-Foschini ed è finito al centro di numerose indagini che hanno interessato capi ed esponenti di rilievo delle cosche dei “Papaniciari” e Vrenna-Corigliano-Bonaventura, egemoni sul territorio di Crotone. Ma anche “Arena – Nicoscia”, con epicentro il comune di Isola di Capo Rizzuto, e “Grande Aracri” del comune di Cutro. Secondo il racconto dei collaboratori di giustizia Ferruccio Arcuri, Antonio Elia, Luigi Bonaventura e Domenico Bumbaca, Luigi Foschini sarebbe «incline principalmente alla commissione di attività di tipo estorsivo nell’ambito del nucleo di criminalità organizzata a cui appartiene». Luigi Mendicino, invece, il 23 maggio del 1997 è stato condannato per il reato di tentato omicidio e detenzione illegale di armi e munizioni, commesso a Crotone nel 1995. Nel 2004 ha rimediato una condanna per rapina e, nel 2017, tre anni di reclusione per i reati di detenzione abusiva di armi, ricettazione, detenzione illecita di sostanze stupefacenti, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali.

dda di catanzaro

Le accuse

Così come ricostruito dalla Distrettuale antimafia, Carvelli faceva la propria comparsa sulla scena il 10 luglio e il 9 agosto 2023, raggiungendo la sede dell’impresa della vittima, senza mai farsi annunciare e permettendosi di entrare direttamente nell’ufficio dell’imprenditore, «senza avere la confidenza necessaria». Carvelli nei due incontri «spendeva espressamente i nomi dei soggetti che lo inviavano e chiedeva prima un’assunzione lavorativa, poi più genericamente un incontro con i due committenti», prima di presentare all’imprenditore Foschini e Mendicino, lasciando poi i tre «all’incontro riservato dove maturava l’imposizione estorsiva». Quanto a Foschini e Mendicino, annotano gli inquirenti, le risultanze investigative cristallizzano la riconducibilità ai due della richiesta estorsiva rivolta all’imprenditore. La scelta dei due di premettere all’imprenditore di «sapere della recente acquisizione da parte sua della gestione del pontile a Catanzaro Lido, il riferimento alla “torta” per gli “amici di Catanzaro”, l’avvertimento per cui altre persone non meglio identificate erano pronte a rivolgere richieste di denaro al figlio dell’imprenditore «sono tutti elementi che integrano la minaccia implicita verso il malcapitato». (g.curcio@corrierecal.it)

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