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l’intervista

Proteste dei trattori, Statti: «Sensibili ai temi ambientali ma non possiamo trasformarci nei giardinieri d’Europa»

«In Calabria, stiamo lavorando alla rinegoziazione del debito per dare respiro ad un settore pieno di opportunità da cogliere»

Pubblicato il: 01/02/2024 – 14:09
Proteste dei trattori, Statti: «Sensibili ai temi ambientali ma non possiamo trasformarci nei giardinieri d’Europa»

LAMEZIA TERME Una protesta europea che ha diverse declinazioni, in Francia e Germania ad esempio l’attenzione principale è rivolta ai tagli dei governi, in Polonia invece  si contestano maggiormente gli aiuti alle produzioni agricole ucraine. Ma tutte le mobilitazioni hanno un comune denominatore, compresa l’Italia, che riguarda la netta e forte avversione nei confronti della nuova politica agricola comunitaria e cioè il complesso dei sussidi che l’Unione Europea destina all’agricoltura, circa un terzo del bilancio comunitario. Risorse ingenti, sebbene drasticamente diminuite rispetto al passato, ma orientate tuttavia lungo una precisa direzione di sostenibilità ambientale con l’introduzione di pratiche viste come fumo negli occhi dagli agricoltori, dalla messa a riposo dei terreni per garantire la biodiversità all’obbligo di destinare una parte delle superfici agricole a finalità non produttive.

Le manifestazioni in Calabria

La protesta imperversa anche in Italia e in Calabria, con le tradizionali organizzazioni agricole che non sono sulle strade e nelle piazze. «Noi come organizzazione – evidenzia Alberto Statti, presidente di Confagricoltura Calabria – ci siamo sempre rapportati con le istituzioni nei modi e nei tempi dovuti, rappresentando quelle che erano e sono le difficoltà del mondo agricolo. Oggi ribadiamo che la politica agricola comune non va bene e d’altro canto lo abbiamo detto già diversi anni fa quando si delineavano le prospettive  della nuova PAC ed in quell’occasione il nostro presidente nazionale Massimiliano Giansanti era stato risoluto nel dire che la nuova politica agricola comune non rispondesse alle esigenze del mondo agricolo italiano». Sulla situazione attuale e sulla non partecipazione alla protesta, Statti sottolinea: «Siamo arrivati al punto in cui gli agricoltori non ce la fanno più e quindi scendono in piazza a protestare. Noi come organizzazione continuiamo la nostra battaglia nelle sedi istituzionali e Confagricoltura ha anche sottolineato come l’accordo raggiunto a Bruxelles non ci soddisfa, è una deroga che rappresenta più un palliativo che una soluzione al problema. Ieri il presidente Giansanti ha incontrato alla fiera agricola di Verona il ministro Lollobrigida al quale ha chiesto un incontro urgente che si dovrebbe tenere venerdì al Masaf. Proseguiamo dunque la nostra azione di rappresentanza perché passare per i giardinieri d’Europa non è una cosa che ci piace assolutamente, soprattutto se consideriamo che gli agricoltori italiani sono da sempre sensibili alle questioni ambientali. E in un contesto in cui c’è più bisogno di prodotti alimentari la nostra agricoltura dovrebbe incrementare le proprie produzioni di eccellenza e non essere piegata da una visione europea che la disincentiva con iniziative singolari come la messa a riposo dei terreni e altro».

Le proteste in Italia

Il presidente di Confagricoltura Calabria evidenzia poi alcuni aspetti che differenziano il contesto italiano da quello di altri paesi europei: «È un dato di fatto che la fiscalità di vantaggio che abbiamo come imprenditori agricoli sul gasolio non è stata messa in discussione, c’è poi una discussione aperta sull’IRPEF con il Governo che sembra voler tornare sui propri passi. Certo c’è anche un problema enorme per quanto riguarda l’aumento dei costi delle materie prime e il prezzo riconosciuto ai nostri prodotti agricoli che sono di eccellenza e che devono essere riconosciuti come tali». Un ragionamento quello del presidente di Confagricoltura che non poteva non avere come riferimento la specificità calabrese: «È ovvio che in Calabria vi siano condizioni che rendono la situazione ancor più complicata, penso ad esempio al tema delle infrastrutture e della logistica su cui come organizzazione agricola abbiamo da sempre puntato l’attenzione. Metà regione paga un prezzo durissimo, la Ss 106 a quattro corsie va fatta prima possibile per garantire condizioni di sicurezza ed il diritto alla mobilità di persone e merci. La linea ferrata non ha ancora l’elettrificazione, sono ritardi che incidono e non poco sulla competitività delle aziende agricole».

Il dialogo con Occhiuto e Gallo

Due gli altri temi su cui Statti richiama l’attenzione: «Insieme alle organizzazioni agricole maggiormente rappresentative della nostra regione stiamo lavorando con il governatore Occhiuto e con l’assessore Gallo a un’ipotesi di rinegoziazione del debito delle aziende agricole perché insieme a loro abbiamo condiviso l’idea che, attraverso un’azione del genere, si possa dare respiro a un settore che ha di fronte tante opportunità che possono essere colte se si alleggeriscono i bilanci delle aziende dai cosiddetti oneri finanziari. Abbiamo già stilato un cronoprogramma con il governatore Occhiuto in maniera tale da raggiungere nei prossimi mesi questi obiettivi. Altra cosa è la questione dei pagamenti delle misure agroambientali. È un lavoro istituzionale e di rappresentanza che porta risultati, nei mesi finali dello scorso anno ad esempio l’interlocuzione con il Dipartimento Agricoltura ha consentito di ottenere le graduatorie definitive e conseguentemente anche un acconto sui pagamenti relativi alle misure agroambientali. Diciamo che come organizzazione siamo sul pezzo, non manifestiamo perché il nostro dovere ci porta ad affrontare gli argomenti nelle sedi istituzionali. Però abbiamo ben presente quelle che sono le difficoltà che gli agricoltori stanno attraversando e i motivi per cui si scende in piazza: per evidenziare le ragioni di questo dissenso». (redazione@corrierecal.it)

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