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La Cassazione conferma: «Nell’Astigiano c’è la ‘ndrangheta»

La Suprema Corte ha reso definitive quattro condanne al fondo di un’inchiesta sulle infiltrazioni di tre ‘ndrine

Pubblicato il: 03/02/2024 – 10:00
La Cassazione conferma: «Nell’Astigiano c’è la ‘ndrangheta»

ASTI La Corte di Cassazione ha confermato che a Costigliole, nell’Astigiano, c’era la ’ndrangheta. Lo riferisce “La Stampa” che cita una decisione della Suprema Corte, che ha respinto i ricorsi dei quattro condannati al termine di un’inchiesta che sei anni fa aveva fatto scattare un blitz dei carabinieri, condannati che avevano sempre negato gli addebiti, rifiutando a differenza dei 21 coimputati di patteggiare o farsi processare con rito abbreviato. La sentenza definitiva colpisce gli imprenditori del calcestruzzo Fabio Biglino e Alberto Ughetto, 51 e 55 anni, per i quali sono state confermate le pene a 7 e 6 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa ed estorsione. l’agricoltore ed ex consigliere comunale Mauro Giacosa, 58 anni, per il quale per il quale la sentenza è a 4 anni e 10 mesi per estorsione aggravata dal metodo mafioso e l’imbianchino e allenatore di calcio Sandro Caruso, 54, che dovrà scontare 6 anni e 8 mesi sempre per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Stessa contestazione di Caruso, che però avendo la recidiva deve scontare 6 anni e 8 mesi. L’indagine dei carabinieri del nucleo investigativo di Asti e della Direzione distrettuale antimafia di Torino era iniziata nel 2015 e aveva fatto luce su una serie di attentati incendiari e aggressioni a Costigliole mai denunciati dalle vittime: nel mirino degli investigatori in particolare esponenti della famiglia Stambè, originari dell’entroterra vibonese, arrivati nell’Astigiano come braccianti agricoli e muratori, ma in pochi anni – ricostruisce “La Stampa” – divenuti il terrore dei residenti della zona. L’inchiesta avrebbe svelato l’operatività nelle colline dell’Astigiano di altre due ’ndrine, quelle riconducibili alle famiglie Catarisano ed Emma.

Il ruolo della famiglia Stambè

Ma i fari degli investigatori sarebbero stati puntati soprattutto sugli Stambè: “La Stampa” scrive che «indagando su uno di loro, Salvatore, condannato in via definitiva a 7 anni in abbreviato, affiorarono i contatti con Biglino. Lui è un piccolo imprenditore del cemento, socio con Ughetto in due aziende, la Concretocem e la Mercurio calcestruzzi. Sono gli Stambè a proporre gli affari. Biglino viene accompagnato da Stambè in visita ad Alba, a casa del boss Rocco Zangrà. Un ex autotrasportatore già condannato per associazione mafiosa, autorità indiscussa in fatto di ’ndrangheta nel Basso Piemonte. Le intercettazioni sono chiare: “Abbiamo impostato una bella situazione. Compare Rocco è uno che i lavori glieli fa pigliare” spiega Salvatore ad un parente. Così succede. Le autobetoniere di Biglino e Ughetto – si legge – hanno la possibilità di rifornire di cemento Giuseppe Catarisano, patron dell’Asti calcio, che con la sua ditta ha avviato cantieri edili a Frinco e nel Torinese. Poi c’è un recupero crediti: un impresario che aveva 22 mila euro di debiti con Biglino e Ughetto, poco a poco, si “mette a posto”. Decisivo un incontro con Salvatore Stambé: “Se non paghi ti sparo”…».  Secondo “La Stampa” «Salvatore Stambé ricompare anche nell’episodio addebitato a Caruso: minacce e forse qualche schiaffo ad un ladruncolo per farsi restituire 2500 euro rubati a casa di un anziano. “Il ladro non ha fatto un giorno di carcere, Stambé è già libero e io vado in cella” ha commentato con disappunto Caruso dopo la sentenza. L’imbianchino, difeso dall’avvocato Alberto Masoero, è noto alle cronache per le ospitate in tv a favore di Michele Buoninconti, condannato per l’omicidio della moglie Elena Ceste».

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