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Area industriale di Lamezia, Furgiuele scrive al Prefetto: ripristinare la sorveglianza

Il parlamentare della Lega dopo l’incontro con Callipo. Sollecitata anche la dislocazione di militari all’ingresso del campo rom di Scordovillo

Pubblicato il: 05/02/2024 – 16:36
Area industriale di Lamezia, Furgiuele scrive al Prefetto: ripristinare la sorveglianza

LAMEZIA TERME «Le chiedo di intervenire presso il Comune di Lamezia Terme, la Regione Calabria e il Corap perché venga ripristinata l’intera sorveglianza» nell’area industriale di Lamezia Terme. Lo scrive il deputato della Lega Domenico Furgiuele in una lettera al prefetto di Catanzaro, Enrico Ricci. «In occasione di una visita istituzionale da me compiuta presso lo stabilimento dell’azienda Callipo, ubicato nel perimetro dell’area industriale Benedetto XVI (Ex Sir) di Lamezia Terme, ho avuto modo di intrattenermi – spiega Furgiuele – con Pippo Callipo, titolare della omonima importante azienda di conserve, che tanto lustro dona all’intera terra di Calabria. Costui, durante un sopralluogo, mi ha raccontato dell’ultimo vile attentato di matrice chiaramente intimidatoria di cui è stata destinataria proprio la sua nuova struttura sorta nell’area lametina. Come saprà, quello a Callipo non è purtroppo l’unico atto delinquenziale verificatosi a detrimento del tessuto produttivo dell’area centrale della Calabria. Esso tuttavia ha fatto e continua a fare scalpore poiché denuncia in maniera avvilente lo stato di assoluta incuria e di abbandono in cui versa il bacino produttivo più importante della regione, e tra i più grandi del Mezzogiorno, secondo per estensione solo a quello di Bagnoli- Napoli. Eppure in siffatto contesto territoriale, dalle potenzialità oggettive e inespresse, la sicurezza nei fatti non c’è. Ciò malgrado anni fa un ingente somma di denaro statale (un Por del ministero degli Interni) venne impiegata per costruire una centrale modernissima di monitoraggio dei comparti in cui sorgono gli stabilimenti a mezzo di numerose telecamere installate. Telecamere che non funzionano, come tutti ben sanno. Inutile dire – rileva il parlamentare della Lega – che la mancanza di sicurezza, non solo stia scoraggiando i possibili investimenti, ma pone gli attuali capitani di impresa che lì hanno impiantato le loro strutture produttive in una difficoltà evidente e in uno stato di paura che, se non bloccato in tempo, finirà per deprimere ogni possibilità di rilancio imprenditoriale. Non c’è tempo per fare nuovi appalti e progetti ulteriori, egregio Prefetto: bisogna a tutti i costi stimolare la riattivazione dei tanti dispositivi di sorveglianza installati ma incredibilmente inattivi. Le chiedo di intervenire presso il Comune di Lamezia Terme, la Regione Calabria e il Corap perché venga ripristinata l’intera sorveglianza. Il rischio è che, passato il clamore dell’ultimo episodio criminale ai danni di Callipo, l’esigenza di garantire sicurezza venga rimessa in secondo piano».

«Necessaria una reductio ad unum»

Furgiuele poi aggiunge: «Nell’attesa che le autorità preposte, anche in forza di un suo richiamo, facciano il loro dovere, Le chiedo altresì di valutare la opportunità, quanto mai sostenuta dal clima di insicurezza che si respira nell’area industriale lametina, che una parte del contingente di militare dell’operazione “Strade Sicure” dislocato attualmente presso l’aula bunker venga impiegata anche a tutela degli opifici ubicati nella Ex Sir, e all’ingresso del campo rom di Scordovillo, zone sensibili che hanno bisogno di un monitoraggio h24. Infine, nell’ ottica prioritaria di promozione del bene-sicurezza, chiedo anche a Lei di esortare la Regione Calabria ad operare quella necessaria, e più volte stranamente rimandata, “reductio ad unum” delle autorità che hanno competenza sull’area Ex Sir. Non è possibile che, ad oggi, nei fatti vi siano tre entità che governino lo stesso bacino, sia pur con diverse mission statutarie, vale a dire Corap, Fondazione Terina e Lamezia Europa. E’ giunto il momento di riformare l’impianto gestionale di quel bacino produttivo dando vita ad una unica agenzia. Ciò perché la pluralità di enti competenti nei decenni ha prodotto intollerabili confusioni, scaricabarile burocratici e inazione, tre fattori generanti incertezza e insicurezza».

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