LAMEZIA TERME «Il focus sull’export del Made in Calabria delle produzioni calabresi, riportato dal Corriere della Calabria, mette in evidenza vari aspetti del settore agroalimentare che racchiude dinamiche e contraddizioni, riflettendo bene l’attuale situazione socioeconomica regionale. Un territorio ricco di potenzialità, qualche anno addietro avremmo detto “una montagna di opportunità”, ma che necessita di sano ottimismo, più sinergie, meno individualismo, maggiore e condivisa programmazione». Lo afferma Michele Sapia, segretario generale della Fai Cisl. «Il tasso di crescita dei livelli di export, pari al 21%, rappresenta – prosegue Sapia – un importante ed entusiasmante risultato che non solo attesta la Calabria quale seconda regione italiana nel 2023 ma mette in evidenza la forza del sistema agroalimentare, che raggiunge il 36% del totale delle esportazioni regionali. Le interessati considerazioni sul Corriere della Calabria del professor Massimo Finocchiaro Castro dell’Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria, tra cui l’idea di “non rimanere alla finestra”, ma accompagnare la crescita, investire in capitale umano e infrastrutture, maggior coordinamento tra politica e mondo agricolo, sono musica per le nostre orecchie. Una esortazione che vogliamo riprendere e rilanciare ulteriormente per un comparto, come quello dell’agroalimentare, che necessita di ulteriori investimenti e percorsi condivisi per sostenere la centralità del lavoro, cibo di qualità e produzioni della terra. Serve più partecipazione e confronto per affrontare sfide e opportunità.
Sarà strategico fare rete e coltivare sinergie tra i protagonisti del settore dell’agroalimentare calabrese con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio agroalimentare dei prodotti Made in Calabria e sostenere la centralità di chi lo produce (braccia e menti), cioè del lavoro contrattualizzato e ben formato.
È necessaria una vera e propria alleanza e non contrapposizioni ideologiche, per cogliere le opportunità del Pnrr, Psr e per una virtuosa integrazione delle filiere produttive dell’agroalimentare calabrese. L’agroalimentare, infatti, non può e non deve essere considerato un settore a sé stante, ma un complesso sistema economico-produttivo che comprende altri fondamentali comparti, dalla produzione alla commercializzazione. Ribadiamo, come sostenuto in varie occasioni, che la strada maestra è quella di definire ulteriori investimenti e concretizzare percorsi che rafforzino l’asse produzione-commercializzazione-distribuzione, per sostenere il valore (sociale, occupazionale, economico) delle produzioni di qualità. Uno strumento strategico e necessario in questa direzione, a supporto dell’attività svolta sino ad oggi dall’assessorato competente regionale, potrebbe essere la condivisione di un documento regionale per valorizzare e sostenere il “Made in Calabria dell’Agroalimentare” sia fuori regione che nel nostro stesso territorio. Un obiettivo comune che – aggiunge il segretario della Fai Cisl Calabria – può rappresentare un nuovo metodo di lavoro per un riscatto economico e sociale in una terra sempre più spopolata e disagiata. L’idea di dare il nostro piccolo contributo sindacale per un cambiamento partecipato regionale, l’abbiamo ribadita lo scorso 12 ottobre all’Università di Reggio Calabria, in occasione del seminario regionale dal titolo “Sinergie per il lavoro agricolo di qualità in Calabria. Sicurezza, Formazione, Partecipazione”, con cui abbiamo inteso dare un forte segnale sull’importanza del confronto e del concetto di fare rete. Siamo convinti che la ricetta vincente per far crescere ulteriormente il settore agroalimentare calabrese sia quella di sostenere confronto e buona contrattazione, conciliare tradizione e innovazione, puntare su formazione e sicurezza sui luoghi, e investire in nuove esperienze per rendere il comparto maggiormente attrattivo per i giovani. Le criticità e limiti culturali – conclude Sapia – dovranno essere affrontati insieme, con la consapevolezza che ognuno rappresenta un ingranaggio di una macchina che non può fermarsi, ma che dovrà correre più veloce, potenziando confronto, formazione e investendo nel lavoro di qualità».
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