LAMEZIA TERME Una vera e propria “triade” inserita in una più ampia organizzazione dedita alla coltivazione, alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti, strutturata secondo precisi ruoli e mansioni affidate a svariati soggetti posti in posizione subordinata rispetto ai soggetti apicali. È quanto sono riusciti a ricostruire i Carabinieri di Lamezia Terme – coordinati dalla Dda di Catanzaro – nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’alba di oggi all’arresto di 14 persone, di cui quattro finiti in carcere 10 ai domiciliari.
Il trio al potere sarebbe formato, secondo l’accusa, da Concetto Trovato (cl. ’66), Giovanni Roberto (cl. ’79) e Giuseppe Bova (cl. ’94), finiti in carcere proprio nel blitz dei carabinieri. Loro tre – scrive il gip Gilda Romano nell’ordinanza – oltre a gestire direttamente la filiera della distribuzione della droga, impartivano direttive ai collaboratori per pianificare al meglio tutte le attività. Secondo l’accusa, inoltre, si occupavano in prima persona degli approvvigionamenti di narcotico e dell’occultamento delle relative riserve nonché del taglio e del confezionamento del prodotto da immettere, poi, sul mercato. Tra questi ci sono Antonio Michienzi (cl. ’95) finito ai domiciliari, Alfredo Gigliotti (cl. ’88), Manuel Saladino (cl. ’97), Francesco De Fazio (cl. ’99), Marco Ventura (cl. ’87),Tommaso Boca (cl. ’90), Ottavio Stranieri (cl. ’93), Fabio Vescio (cl. ’97), Antonio Cuiuli (cl. ’71) tutti finiti, invece, ai domiciliari, e considerati «spacciatori al dettaglio di marijuana e cocaina». Non meno importante anche Francesco Bova (cl. ’71), diretto collaboratore della triade e padre di Giuseppe, ma soprattutto dedito alla coltivazione di piantagioni di marijuana per conto del gruppo. Il suo arresto avvenuto a luglio del 2020 si trasformerà in un in “intoppo” che andrà a smuovere gli equilibri. C’era poi Antonio Pulitano (cl. ’78), il quale – sempre secondo l’accusa – si occupava anche di trasportare la cocaina, prelevata dall’abitazione di Trovato e Bova a Lamezia Terme e la portava fino all’abitazione di Giovanni Roberto.
Le conversazioni di poco successive all’arresto del padre, fra il figlio Giuseppe Bova e sua moglie, figlia di Concetto, restituiscono proprio la situazione di fibrillazione in cui in gruppo va a trovarsi. Emerge – scrive il gip – che «Concetto Trovato era di fatto indispettito con il consuocero sodale Bova per l’arresto patito». I coniugi Bova, poi, discutono anche in generale del loro agire, tanto che la donna riferisce dei dubbi che sua madre aveva circa i lavori di sbancamento del marito Concetto Trovato il cui arresto avverrà da lì a poco. «… quando abbiamo fatto la piantagione, tutti “compare qua e compare là”, questo e quell’altro (…) è successo quello che è successo… via… ed ora non vale più niente, hai capito come». E ancora: «Arrestano uno per cazzi suoi, non la dai né a uno né dall’altro e dico e purtroppo già in quattro siamo assai…». «Su questo fatto si sono allontanati tutti e due uno dall’altro» osserva la compagna «(…) papà tuo e papà… si sono allontanati già da prima», ma il Giovanni Bova chiosa: «Ma si sono allontanati perché papà e stato arrestato».
È ancora luglio del 2020 quando la “triade” viene intercettata nel momento in cui i componenti si preoccupano di riorganizzarsi. I tre discutono su quale strategia adottare per evitare di incombere nei controlli sul territorio delle forze dell’ordine per ricevere impunemente un carico di sostanza stupefacente da un fornitore di Pizzo. A fare da tramite fra il gruppo monitorato e tale fornitore è Marco Ventura noto come “Marcuzzo”. Un soggetto di notevole importanza nell’economia degli affari: come riporta il gip nell’ordinanza, Ventura si ritrova in oltre 100 contatti telefonici, fra sms e telefonate, che intercorrono fra la sua utenza e quella del fornitore di Pizzo. «Eh, ma non sappiamo neanche se ne raccogliamo più della metà, no… che erano quasi duemila euro, gli ha fatto inserire gli ultimi duemila, almeno ci dessero sei, settemila euro qui…» spiega Giovanni Bova alla compagna. «Amore, non credere, che il primo anno non si raccolgono, vuoi imparare a noi come si fa…» spiega ancora Bova alla moglie che controbatte: «Eh, sperando che va bene, tutto… se non li arrestano a questi…». Ed effettivamente il fornitore di Pizzo sarà poi arrestato a settembre dello stesso anno perché trovato in possesso di 5.260 piante di marijuana e 356,09 chilogrammi di sostanza già essiccata. (g.curcio@corrierecal.it)
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