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Lo sconcerto dopo l’intimidazione a don Rigoli: «Dentro la canonica c’erano i nostri figli»

I cittadini si stringono attorno al sacerdote che adesso è in ritiro spirituale. «Un uomo buono, sempre a disposizione della comunità»

Pubblicato il: 06/02/2024 – 7:38
di Mariateresa Ripolo
Lo sconcerto dopo l’intimidazione a don Rigoli: «Dentro la canonica c’erano i nostri figli»

VARAPODIO I sentimenti che provano in tanti sono indignazione, sconcerto, ma anche «vergogna per quello che è accaduto». «Varapodio non è questo, noi siamo tanto altro», ci tengono a sottolineare gli abitanti del paesino di 2mila anime della Piana di Gioia Tauro che si trova per la seconda volta nel giro di poche settimane al centro della cronaca per episodi di violenza contro il parroco don Giovanni Rigoli. «Un uomo buono, sempre a disposizione della comunità. Ha dato ai bambini la possibilità di svolgere attività all’interno della canonica per non lasciarli in mezzo alla strada», racconta una mamma che ripercorre i momenti che hanno scandito un pomeriggio che poteva trasformarsi in tragedia.

«Don Rigoli scosso, mortificato per l’accaduto»

don giovanni rigoli

Quando la sua auto viene data alle fiamme, nel tardo pomeriggio di sabato 3 febbraio, don Rigoli stava celebrando messa, non era nella canonica di fronte alla quale aveva parcheggiato l’auto. All’interno dell’edificio c’erano però dieci bambini impegnati a svolgere attività ludiche. «È arrivato quando le fiamme erano state già spente, quando ha appreso dell’episodio sapendo che potevano restare coinvolti i bambini si è arrabbiato molto», raccontano. Il sacerdote è attualmente lontano da Varapodio in ritiro spirituale. Forse tornerà giovedì. «Ha accusato il colpo, era mortificato per l’accaduto», ha spiegato il sindaco Orlando Fazzolari. Per lui è la seconda aggressione nel giro di pochi giorni, Rigoli infatti lo scorso 15 gennaio aveva subito un’aggressione a colpi di testate al termine di una celebrazione eucaristica nella chiesa di Santo Stefano, per la quale sono stati denunciati due cugini. Sull’incendio le indagini sono in corso, potrebbero essere le tante telecamere di videosorveglianza disseminate nell’area dove si è consumato l’attentato a chiarire la dinamica dei fatti. «Come si fa ad attaccare un parroco? È una cosa incredibile. Se è successo questo vuol dire che può succedere qualsiasi altra cosa, siamo tutti a rischio». Si dice particolarmente preoccupato il sindaco Fazzolari che per la giornata di ieri ha convocato un consiglio comunale aperto e annunciato di voler chiedere maggiori sicurezze al Ministero dell’Interno: «Chiediamo il potenziamento della caserma dei carabinieri».

Il racconto: «Dentro la canonica c’erano i nostri figli»

«Dentro la canonica c’erano i nostri figli», racconta la madre di uno dei bambini presenti, rimasti bloccati nell’edificio in attesa che i soccorsi spegnessero le fiamme che hanno raggiunto l’entrata. «I piccoli erano tutti scossi, piangevano per la paura, e anche dopo mio figlio si è messo a piangere al pensiero che don Rigoli possa andarsene dopo l’incendio della sua auto. Come si fa a spiegare a un bambino quello che è accaduto? Tutto ciò che si può fare è abbracciarlo e rassicurarlo». Lo sconcerto è tanto, e la comunità in queste ore più che mai sta facendo sentire la propria vicinanza al sacerdote. Il sindaco ha annunciato la volontà di aprire una raccolta fondi per comprare un’altra auto, sabato 10 febbraio i cittadini scenderanno in strada per una fiaccolata. «Ci sentivamo come in un’oasi felice fino a qualche giorno fa. Adesso non lo siamo più. Non dobbiamo nascondere niente, non dobbiamo nasconderci dietro un dito», ha detto il sindaco che ha invitato i suoi concittadini a «reagire tutti quanti insieme e con un’unica voce». (m.ripolo@corrierecal.it)

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