Gli attacchi di Hamas del 7 ottobre scorso non danno a Israele «la licenza per disumanizzare gli altri», ha affermato il segretario di Stato americano Antony Blinken. «Gli israeliani sono stati disumanizzati nel modo più orribile il 7 ottobre – ha detto Blinken ieri in una conferenza stampa a Tel Aviv, citata dai media internazionali -. Da allora gli ostaggi sono stati disumanizzati ogni giorno, ma questa non può essere una licenza per disumanizzare gli altri», ha sottolineato il segretario di stato Usa.
L’agenzia di stampa palestinese Wafa afferma che almeno 14 persone sono morte e altre decine sono rimaste ferite ieri sera in bombardamenti effettuati da aerei israeliani su Rafah e su Deir al-Balah, nel sud e nel centro della Striscia di Gaza.
Benyamin Netanyahu boccia la tregua di Hamas e annuncia che Israele andrà avanti nella guerra a Gaza fino alla “distruzione totale” della fazione islamica, con l’esercito che ora ha avuto l’ordine di dirigersi verso Rafah, nel sud della Striscia al confine con l’Egitto, dove ci sono centinaia di migliaia di sfollati. Un attacco a Rafah, ha messo subito in guardia il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, “aumenterebbe esponenzialmente quello che è già un incubo umanitario, con conseguenze regionali incalcolabili”. E serie preoccupazioni sarebbero state espresse anche dal segretario di Stato Usa Antony Blinken nel faccia a faccia con Netanyahu. La possibilità di uno scambio di ostaggi e di un cessate il fuoco nella Striscia è svanita non appena Hamas ha fatto conoscere nel dettaglio le sue richieste, che Israele ha definito immediatamente “irricevibili”. “Ho detto a Blinken che Israele è ad un passo dalla vittoria totale”, ha esordito Netanyahu in una conferenza stampa dopo aver incontrato il segretario di Stato arrivato a Gerusalemme nella sua ennesima spola diplomatica nella regione. “Solo la vittoria totale garantirà la sicurezza di Israele. Il giorno dopo, sarà il giorno dopo Hamas. Ci sarà la smilitarizzazione della Striscia e il controllo civile non sarà di certo affidato a chi istiga”, ha aggiunto il premier, escludendo così la possibilità che sia l’Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen a governare Gaza. Netanyahu ha poi avvertito che Israele, nel dopoguerra, si riserverà il diritto di entrare nella Striscia quando le necessità di sicurezza lo richiederanno, così come avviene oggi in Cisgiordania. Quindi ha rivendicato l’efficacia dell’azione militare dell’esercito, che in 4 mesi di guerra ha ucciso o ferito circa “20.000 terroristi, ovvero la metà dei loro effettivi”. “Agli Usa invece – ha osservato il primo ministro – sono occorsi nove mesi per sconfiggere 5.000 terroristi a Mosul in una città più piccola di Gaza e priva di infrastrutture militari sotterranee paragonabili a quelle della Striscia”. “Le parole di Netanyahu indicano che il suo obiettivo ora è compiere un genocidio”, ha tuonato in serata Hamas accusando il capo del governo israeliano di voler “portare avanti il conflitto nella regione”. Che la trattativa mediata da Usa, Qatar ed Egitto nella capitale francese sia ora ad un punto morto lo ha ammesso anche Blinken. L’inviato di Biden – che con Netanyahu ha sollevato il tema dell’incremento degli aiuti umanitari a Gaza e ribadito che Washington sostiene la creazione di uno Stato palestinese – ha detto di sperare ancora in un accordo sugli ostaggi ma ha ammesso che “c’è ancora molto lavoro da fare”. Mentre dal Cairo sono giunte notizie che già da domani si avvierà un nuovo ciclo di colloqui sugli ostaggi mediato anche questa volta da Egitto e Qatar. Israele, secondo fonti dello Stato ebraico, ha chiesto ai mediatori “di fare pressione su Hamas affinché presenti una nuova proposta” visto che quella recapitata ieri dalla fazione islamica “contiene molte questioni sulle quali non c’è alcuna possibilità” di accordo. Il piano di Hamas per l’intesa con Israele sugli ostaggi prevedeva un cessate il fuoco di 135 giorni da sviluppare in tre fasi di 45 giorni ciascuna con una scaletta per il rilascio degli oltre 140 rapiti e quello dei detenuti palestinesi. Quest’ultimi sono indicati nel numero di 1.500 (di cui 500 condannati all’ergastolo e tra questi figure di spicco) ma Hamas ha chiesto anche il rilascio di “tutti i prigionieri palestinesi in Israele che sono più giovani di 19 anni o più anziani di 50 anni, così come di quelli malati”. Inoltre, la fazione palestinese pretende il divieto per gli ebrei di salire sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme (il Monte del Tempio per l’ebraismo). Nel 124esimo giorno di guerra Israele ha stretto ancora di più la morsa sul sud dell’enclave palestinese, soprattutto a Khan Yunis. Lì l’esercito ha annunciato di aver scoperto un tunnel lungo un chilometro servito alla dirigenza di Hamas, tra cui anche il leader Yahya Sinwar, e nel quale sono stati tenuti almeno 12 ostaggi israeliani. Mentre nella serie di attacchi mirati contro esponenti della fazione islamica, l’esercito ha centrato nel rione Shabura di Rafah l’automobile di un capo della polizia di Hamas, Majdi Abdel-Al, uccidendolo. Ma ora gli occhi di tutti sono puntati sul possibile attacco di terra a Rafah.
Gli Usa tornano a colpire in Iraq, dove un attacco di droni ha preso di mira un veicolo nella zona est di Baghdad uccidendo almeno tre persone, secondo quanto riferito dalle fonti della sicurezza. E tra queste, l’esercito americano ha rivendicato di aver ucciso un comandante del gruppo armato filo-iraniano dei Kataib Hezbollah, la stessa fazione accusata del raid che a fine gennaio ha ucciso tre soldati americani in Giordania, e che aveva annunciato “la sospensione” dei suoi attacchi contro le forze americane proprio di fronte alle minacce di rappresaglia di Washington. Il raid è avvenuto “in risposta agli attacchi contro membri del servizio militare americano” e ha ucciso “un comandante di Kataib Hezbollah responsabile della pianificazione e della partecipazione diretta agli attacchi contro le forze americane nella regione”, ha spiegato il Comando centrale militare Usa, sottolineando che “non ci sono indicazioni di danni collaterali o vittime civili”. Prima della rivendicazione Usa, un funzionario della sicurezza aveva riferito all’Afp di “un drone che ha lanciato tre razzi contro un’auto 4X4” nel distretto di Machtal, nella parte orientale della capitale irachena, prendendo di mira “due leader” del gruppo filo-Teheran. E un membro della fazione aveva già annunciato che tra gli uccisi c’era un comandante del gruppo, responsabile degli affari militari in Siria. In precedenza, un altro funzionario della sicurezza aveva affermato che il veicolo colpito trasportava un funzionario di Hashed al-Shaabi, una coalizione di paramilitari principalmente filo-iraniani ora integrati nelle forze di sicurezza regolari irachene. Un fotografo dell’Afp nel quartiere colpito ha parlato di un grande dispiegamento di forze di sicurezza che bloccava ogni accesso al luogo dell’attacco, mentre il corrispondente di Al Jazeera a Baghdad ha riferito di esplosioni udite in tutta la città. Il raid su Baghdad è solo l’ultimo episodio dell’escalation di tensioni tra gli Stati Uniti e i gruppi filo-iraniani nel solco della guerra di Israele nella Striscia di Gaza. E arriva quasi una settimana dopo gli attacchi americani che hanno colpito 85 obiettivi di forze vicine a Teheran in sette diversi siti in Iraq e nella vicina Siria. Raid lanciati proprio in rappresaglia dell’attacco che alla fine di gennaio ha ucciso i tre militari statunitensi in Giordania. Da metà ottobre, le truppe americane e alleate sono state attaccate più di 165 volte in Medio Oriente, in una campagna condotta da gruppi armati sostenuti dall’Iran irritati dal sostegno di Washington a Israele nella sua guerra contro Hamas a Gaza.
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