REGGIO CALABRIA – «Ci costringono a fare straordinario perché siamo in carenza di personale, non lo pagano da quasi 2 anni perché mancano i fondi però col conguaglio nella busta paga di febbraio, determinato proprio dal maggior reddito generato dal lavoro emergente, poliziotte e poliziotti stanno pagando un salasso che arriva anche a metà stipendio. Un paradosso folle e inaccettabile». Lo denuncia Francesco Flachi, segretario generale provinciale del sindacato di polizia Silp Cgil della Provincia di Reggio Calabria. «Ci sono arrivate tantissime segnalazioni – afferma in una nota – da parte di lavoratrici e lavoratori in divisa che hanno avuto un conguaglio a febbraio anche di 800 euro. Con un mutuo da pagare e con figli da mantenere è impossibile arrivare a fine mese. Nel contempo, da 20 mesi, come abbiamo denunciato più volte, non viene pagato lo straordinario che ovviamente come poliziotti siamo costretti a fare. L’assurdo è che proprio il lavoro straordinario determina un aumento del reddito e quindi incide sulle aliquote che generano questi conguagli molto alti». «Già lo scorso anno – prosegue Flachi – avevamo segnalato il problema al dipartimento della Pubblica sicurezza ma non abbiamo avuto risposta. Siccome l’entità del conguaglio è nota al Mef già fine dicembre, sarebbe doverosa almeno una comunicazione ai nostri uffici per mettere in moto almeno la possibilità di una rateizzazione. Neppure questo! Non c’è alcun rispetto per i poliziotti». «A tutto questo – conclude Flachi – si aggiunga il fatto che aspettiamo il rinnovo del contratto di lavoro da oltre 2.200 giorni e che dopo l’incontro che abbiamo avuto in pompa magna con la premier Meloni a novembre, che aveva promesso mari e monti, ad oggi non abbiamo registrato neppure l’avvio di una trattativa ufficiale ai tavoli della Funzione pubblica. Al netto del fatto che nell’ultima legge di bilancio non sono state stanziate risorse sufficienti. La verità è che questo governo in materia di sicurezza fa solo propaganda in materia di sicurezza. Non ci considera servitori dello Stato ma solo strumenti per ottenere consenso».
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