Tra due settimane sarà un anno della tragedia di Cutro, data incancellabile della storia regionale. Furono 94 gli annegati accertati e 86 i dispersi tra i migranti che si trovarono sul caicco della morte.
Nella conferenza stampa a Cutro la presidente del Consiglio Giorgia Meloni disse che si sarebbe data la caccia ai trafficanti in tutto il globo terracqueo. Uno l’hanno preso, è il primo condannato. Gun Ufuk, turco, 29 anni. Ha scelto il rito abbreviato. Ha preso 20 anni e tre milioni di multa. Una pena esemplare, è stato il commento di tanti. Gun ha sostenuto di essere il meccanico della barca. Molte testimonianze lo indicano come il capitano della sventurata barca dei nuovi Malavoglia.
Gun Ufuk ha sostenuto di essersi imbarcato con il ruolo di marinaio improvvisato per pagarsi il viaggio e che avrebbe conosciuto la rete degli scafisti attraverso il suo amico Gulem Byram, morto nel naufragio, e che indica come il vero comandante della barca. Si dichiara oppositore di Erdogan in Turchia. È probabile che Ufuk sia stato ingaggiato con queste modalità, basta aver visto il film di Garrone “Io capitano” per sapere che tutto questo è possibile. Solo che nel film candidato all’Oscar c’è il lieto fine. Nella realtà ci sono i morti. Ha scritto Angela Nocioni sull’Unità: “Per la strage di Stato paga il ragazzetto imbarcatosi come meccanico di bordo per pagarsi la traversata”. Una posizione garantista solitaria. Esprimo anch’io qualche ragionevole dubbio sulla pena.
I diversi processi per Steccato di Cutro dovranno superare scogli più alti di quelli della maledetta notte. Dirimente, a mio parere, quello che ha sostenuto Frontex in un documento ufficiale in cui sostiene che nella sua sala di monitoraggio c’erano due funzionari italiani, uno della Guardia di Finanza e uno della Guardia Costiera, e sarebbero stati «in costante contatto con Roma». Qualificate inchieste giornalistiche internazionali hanno accertato che Frontex aveva segnalato a Roma «una barca con possibili migranti». Al momento risultano indagati sei militari sulle mancate comunicazioni di soccorso e ci sarà un processo per gli altri tre scafisti. Mi pare che ancora manchi molto.
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La questione è politica. Lo ha fatto emergere molto bene l’avvocato Francesco Verri che ha rilasciato un’intervista al nostro Fabio Benincasa sulla recente sentenza delle sezione unite civili della Cassazione che chiede alla Corte di Giustizia Europea di esprimersi con urgenza sulla garanzia finanziaria di versare 5 mila euro che, secondo il decreto Cutro, il richiedente asilo dovrebbe versare allo Stato italiano per non finire nei Cpr dove si può morire abbandonati da tutti, come accaduto a un giovane guineano suicida domenica scorsa a Roma e soccorso con colpevole ritardo. Anche questa parte del decreto Cutro è un provvedimento folle e in palese contrasto con la Carta dei diritti dell’Unione. Sul punto va ricordato che esiste una raccomandazione del 2019 della Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa affinché gli stati membri considerino in pericolo una barca di migranti dal momento della sua partenza e non nel momento del disastro.Per il prossimo 25 febbraio ci saranno diverse iniziative a un anno della tragedia di Steccato. La rete “26 febbraio” ha indetto 3 giorni di manifestazioni coinvolgendo anche alcune scuole. Il 26 a Cutro si svolgerà una veglia sulla spiaggia alle 4 del mattino, ora del disastro. Poi una conferenza stampa dei superstiti e dei familiari delle vittime. A Crotone l’amministrazione comunale pianterà 94 alberi inaugurando “Il giardino di Ali’”. Ricordiamo i morti ma ricordiamoli vivi, ma impegniamoci tutti che non accada mai più.
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Si è parlato e scritto poco dei trojan investigativi che intercettano giornalisti non indagati che ascoltano le loro fonti. È accaduto per Michele Santoro, Guido Ruotolo, Massimo Giletti alle prese con le stragi del ’93, a Nancy Porsia per le indagini sui migranti, l’ultima vittima è il calabrese Paolo Orofino del Quotidiano del Sud. In Calabria oltre al giornale interessato solo il Corriere ha dato notizia della vicenda. La Convenzione europea tutela le fonti del giornalista come strumento essenziale per la libera circolazione delle informazioni. Anche qualche magistrato ha invitato i suoi colleghi a prudenza e opportunità. Va evidenziato che il Coordinamento delle Camere penali calabresi ha diffuso un documento a difesa della libertà di informazione non mancando di sottolineare che “di fronte a uno strappo così forte con la libertà ci si sarebbe attesi una reazione corale dei giornalisti e della stampa. E invece questa reazione non è arrivata. Anzi è accaduto il contrario. Il silenzio è stato (quasi) assordante”. Hanno ragione i penalisti. Un silenzio assordante da parte dei giornalisti. Non ci interessa più tutelare la riservatezza delle fonti? Tutti comunicatori? Mi spiace, ma non ci sto. Se aspettate pacchi, piego di libri, corrispondenza urgente in Calabria dovete portare molta pazienza. Il Centro di smistamento di Lamezia è ingolfato di consegne non recapitate. I precari assunti con contratto determinato hanno finito il loro mandato. E nessuno si è preoccupato di prolungarlo o di sostituirlo con nuove assunzioni. Qualcuno può interessarsi alla scomoda vicenda? Altrimenti non resta che rivolgersi a Maria De Filippi.
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Il Venerdì di Repubblica grazie a Roberto Calabrò ha raccontata una bella storia di restanza calabrese. Quattro giovani calabresi in un capannone di Piano di Maio a Rende hanno creato una start up per stampare Lp e 45 giri in vinile oggi tornati di moda per una numerosa nicchia di diverse generazioni. Luigi Posteraro, già titolare di un’etichetta di musica punk, osservando l’andamento del mercato, ha deciso di scommettere sul progetto ed ha costituito la “Southbound press” ed ha coinvolto nella società la fidanzata Giorgia Conte e gli amici Ilario Musco e Pasquale Zicchillo. Zona privilegiata d’interesse quella della musica Indie che stampa 300 copie a titolo e non trova spazi dai grandi produttori. I ragazzi hanno acquistato macchinari all’avanguardia di marca tedesca (Cantava Finardi in una sua celebre canzone quando il vinile era di massa “Marco di dischi lui fa la collezione…e intanto sogna di andare alle porte del Cosmo che stanno su in Germania). I quattro moschettieri del vinile hanno partecipato al Bando “Resto al Sud”, perché il finanziamento pubblico per le nuove attività di sviluppo nel Mezzogiorno ha la sua validità. La parte burocratica è stata lenta e tortuosa, perché al Sud niente è facile, ma le presse sono al lavoro. Ai ragazzi di Piano di Maio voto “dieci” per coraggio e determinazione.
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I ragazzi dell’Istituto comprensivo di Taverna che hanno vinto il contest per creare le mascotte delle Olimpiadi invernali italiane di Cortina-Milano li avevamo già menzionati nei cento nomi del 2023 per aver vinto superando una selezione alla quale hanno partecipato ben 1600 scuole italiane. E’ stato bello vedere sul palco di Sanremo Federico Barra rappresentare la sua scuola in mezzo alle due mascotte. Ieri è andato a Palazzo Chigi dalla Meloni. Un bel momento per il paesino della Presila catanzarese. Merita il massimo dei voti la docente di educazione fisica dell’Istituto, Gabriella Rotondaro, che ha colto l’attimo proponendo di partecipare al concorso. I ragazzi hanno fatto il resto. Anche in Calabria c’è la buona scuola. Quella che oscura i genitori che vanno tra i banchi per malmenare professori e dirigenti come è accaduto di recente a Cosenza, Reggio Calabria e, ultimo episodio, a Cirò Marina dove un nonno e un padre sono stati arrestati per la spedizione punitiva contro la preside rea di aver sospeso la loro congiunta. Abbiamo cambiato la pessima abitudine della mia generazione quando i genitori ti davano il resto se ti lamentavi delle punizioni corporali ricevute da maestre e professoresse. Era una pedagogia irricevibile. Quella dei maestri e dei padri. Esattamente come quella di chi difende oggi le ragioni dei figli studenti a suon di botte e di cazzotti. Mettiamo da parte anche questa. (redazione@corrierecal.it)
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