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l’inchiesta

Il Valanidi «devastato dai rifiuti speciali» e il rischio esondazione per 83 famiglie. Come nel 1953

I rischi ambientali e il passato che ritorna. Lo scenario ipotetico di una perizia tecnica. «In pericolo 247 abitanti»

Pubblicato il: 10/02/2024 – 14:01
di Giorgio Curcio
Il Valanidi «devastato dai rifiuti speciali» e il rischio esondazione per 83 famiglie. Come nel 1953

REGGIO CALABRIA Lo scenario riscontrato sul Valanidi «descrive un inquinamento ambientale, causato dalla gestione non autorizzata di rifiuti speciali che hanno occupato l’alveo del corso d’acqua». Il primo rischio derivato è di natura fisica, per cui «i cumuli di rifiuti scaricati e ammassati senza controllo, occupano gli spazi orograficamente disponibili per il deflusso delle acque in alveo». È uno dei tratti più significativi di una consulenza tecnica riportata dal gip del Tribunale di Reggio Calabria, Angela Mennella, nell’ordinanza che, questa mattina, ha portato all’arresto dell’imprenditore edile Bruno Crucitti, 65 anni, di Reggio Calabria, finito ai domiciliari.

La perizia

A scriverla è stato un consulente tecnico nominato proprio dalla Procura di Reggio. Nella consulenza, sottolineando la natura stagionale del corso d’acqua e con un flusso idrico non elevato, «ma non per questo meno pericoloso in casi di eventi pluviometrici estremi, purtroppo oggi pia frequenti a causa dei cambiamenti climatici». «L’ecosistema del Valanidi corridoio ecologico, zona idrogeologicamente fragile della quale è regolamentata la salvaguardia paesaggistica, è stata colpita dagli abbandoni incontrollati e non autorizzati di rifiuti speciali. Quest’attività ha causato una grave perdita di naturalità del corso d’acqua, ledendo in particolare la continuità biologica ed ecosistemica e la capacità di assorbimento della CO2 atmosferica» sottolinea ancora il consulente tecnico anche perché «le attività antropiche, comprese quelle incontrollate come lo scarico abusivo dei rifiuti, sono la causa scatenante della frammentazione biologica, fenomeno che ridimensiona e segrega la continuità biologica ed ecosistemica, sulle superfici degli ambienti naturali, attivandone un progressivo isolamento. Questo fenomeno degenerativo influenza negativamente la fauna, la vegetazione e le condizioni ecologiche di tutti gli ambienti che si ritrovano isolati». «La situazione riscontrata sul Valanidi purtroppo è disastrosa, per cui il corridoio ecologico rimane accecato da tutte le interferenze al mantenimento degli equilibri biologici della zona», scrive ancora il consulente.

L’indagine

Le immagini acquisite dai sistemi di videosorveglianza, insieme ai sopralluoghi effettuati dalla polizia giudiziaria, avrebbero documentato come «il sito della Crucitti Group S.r.l. sia diventato un vero e proprio centro di raccolta di rifiuti speciali derivanti dalle lavorazioni edili, che attrae plurimi conferitori abusivi», scrive il gip nell’ordinanza. Solo una parte dei rifiuti speciali conferiti viene illegalmente trasportata in una discarica autorizzata (quella sita nel comune di Fiumara di Muro) «mentre la gran parte dei rifiuti ricevuti, insieme a quelli prodotti dalla stessa Crucitti Group S.r.l. (specie i residui fangosi) sarebbero stati collocati lungo l’alveo del torrente Valanidi, creando così vere e proprie discariche abusive».

Il dramma del ’53

Un territorio a rischio e fragile come l’area del Valanidi che porta i segni della storia come. Il corso d’acqua del Valanidi, come tutti quelli del territorio metropolitano è un’area fragile, a rischio, potenzialmente esposta a situazioni di pericolo, causatili da eventi meteoclimatici estremi. Lo stesso territorio è stato purtroppo già funestato da una tragedia il 22 ottobre del 1953. Quel giorno il Valanidi esondò alluvionando l’area e causando 44 vittime tra la popolazione di Reggio Calabria nelle contrade, Bovetto, Oliveta, Rosario Valanidi, San Gregorio, Saracinello.

papavero giallo valanidi

L’ecosistema devastato

Nella perizia riporta dal gip nell’ordinanza, inoltre, il tecnico spiega che «l’attività non autorizzata di rifiuti ha anche causato la perdita di capacità del suolo alla captazione della CO2, l’anidride carbonica e quindi a contribuire alla degenerazione dell’effetto serra». E ancora: «Specie vegetali, come quelle che si possono sviluppare sul Valanidi, hanno la capacità di fissare attraverso la fotosintesi clorofilliana, nella propria struttura vegetale estesa su un ettaro di terreno, almeno 500 kg di anidride carbonica, durante ogni anno. Lo scarico dei rifiuti ha occupato direttamente circa 1.000 m2 di superficie del Valanidi, che poteva essere invece coperta dal manto erboso e dalle altre specie vegetali, compreso il papavero giallo; per cui lo scarico dei rifiuti ha contribuito a lasciare in atmosfera, per un anno, un residuo di almeno 50 kg di CO2, che esercita il suo contributo all’innalzamento della temperatura media del pianeta».

Lo scenario ipotetico

Drammatico, poi, lo scenario – ipotetico – che potrebbe comunque verificarsi nel prossimo futuro. «…ipotizzando che il deflusso alluvionale delle acque fuori alveo investa un’area poco più ampia di 4 km2 da monte verso mare, sono 247 abitanti, appartenenti a 83 nuclei familiari quelli che potrebbero essere potenzialmente colpiti dall’esondazione dell’area». Sarebbero 57 gli edifici investiti dal flusso delle acque alluvionali «e 5 le aziende potenzialmente allagate. Rispetto alla popolazione residente nell’area, pari a 2.6S8 abitanti, l’ondata alluvionale colpirebbe direttamente poco più del 9% della popolazione residente». Uno scenario dai contorni, dunque, drammatici e imprevedibili. E ne consegue che l’aumentato rischio di esondazione, fonte di pericolo per una parte significativa della popolazione, è diretta conseguenza dell’abusivo e illecito intervento degli indagati. (g.curcio@corrierecal.it)

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