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IL CONTRIBUTO

«Urgente aprire un confronto costruttivo con gli agricoltori»

Non si può restare indifferenti dinanzi alla protesta di migliaia di agricoltori che stanno sfilando con i trattori attraverso tantissime città. Da Crotone, anche con il sostegno del Vescovo – non…

Pubblicato il: 10/02/2024 – 17:00
di Nicodemo Oliverio*
«Urgente aprire un confronto costruttivo con gli agricoltori»

Non si può restare indifferenti dinanzi alla protesta di migliaia di agricoltori che stanno sfilando con i trattori attraverso tantissime città. Da Crotone, anche con il sostegno del Vescovo – non il solo a scendere in piazza – ad Alessandria. In tutta Europa protestano gli agricoltori. Contro l’Unione Europea responsabile di aver messo in campo una politica agricola che non valorizza l’impresa, non promuove l’occupazione, non difende i redditi dei lavoratori e i profitti dell’azienda e, per giunta, considera l’agricoltore un “inquinatore” dell’ambiente. La politica, sia quella di maggioranza sia quella di opposizione, deve dare risposte concrete e immediate. Non abbiamo mai avuto nella storia italiana, tranne i grandi scioperi per dare più terra ai contadini, così ampie manifestazioni promosse dagli agricoltori, che tendenzialmente sono pacati e la loro azione è scandita dagli impegni lavorativi che non hanno sosta. L’agricoltore è comunque mite. Il movimento di protesta viene da lontano. Nasce in Olanda circa due anni fa, dove è sorto anche un partito degli agricoltori contro le leggi ambientali volute dal governo. Si è sviluppato poi in Germania, contro la decisione dell’esecutivo di eliminare le agevolazioni fiscali sul gasolio agricolo. E così è successo anche in Francia, dove la protesta si è radicalizzata. E in questi giorni anche nel nostro Paese. Gli agricoltori contestano le politiche comunitarie, in particolare la Politica Agricola Comune, la PAC, i rigidi vincoli ambientali, la decisione della UE di lasciare incolti i terreni ogni due anni con un indennizzo risibile di 1500 euro a ettaro e il divieto degli agrofarmaci, restrizione che non è accompagnata da una gradualità di intervento o da soluzioni alternative e che non prevede una fase temporale intermedia per l’adattamento. Al governo chiedono la protezione dei prodotti, la difesa del reddito e condizioni migliori per lavoratori e imprese, a cominciare dal taglio della burocrazia, una selva di adempimenti dai costi elevatissimi. L’Unione Europea, durante il negoziato della PAC, ha attribuito maggiore responsabilità agli Stati nazionali, per meglio rispondere alle attese degli agricoltori nel quadro delle peculiarità nazionali degli Stati membri ma il decreto del ministro Lollobrigida sull’attuazione della Politica Agricola Comune si è rivelato un boomerang nei confronti del settore primario italiano, uno spezzatino di misure e cavilli che ha aumentato il già pesante carico burocratico. Sono stati cancellati i benefici dell’Irpef per le imprese agricole, misure a suo tempo introdotte dal ministro Martina, penalizzando ulteriormente il settore e incidendo pesantemente sui redditi agricoli. A un calo di redditività dell’impresa agricola è corrisposto un aumento dei costi di produzione delle materie prime e dei servizi: quindi prezzi bassi dei prodotti e costi in aumento. Il prezzo del gasolio agricolo, influenzato anche dalla politica ambientale europea basata sul principio che non bisogna agevolare ciò che inquina, negli ultimi cinque anni in Italia è più che raddoppiato. La Presidente del Consiglio ha affermato di aver aumentato il finanziamento dell’agricoltura, utilizzando i fondi del PNRR, da 5 a 8 miliardi ma non ha promosso, ne fatto promuovere dal ministro-cognato, nessuna iniziativa per far dialogare agricoltori, Industria agroalimentare e Grande Distribuzione Organizzata, provocando  una iniqua distribuzione del valore lungo la filiera. Basti pensare che gli agricoltori vendono le mele a venti centesimi al chilo, mentre al supermercato vengono acquistati a due euro e mezzo; il grano tenero viene venduto a venti/ventidue centesimi al chilo, mentre un chilo di pane costa almeno tre euro; il prezzo del latte alla stalla è di 49 centesimi e quello agli acquirenti di due euro al litro. Un governo che è nato all’insegna della tutela dell’agricoltura, della promozione del made in Italy e della sovranità alimentare – ci ricordiamo ancora le prime iniziative politiche promosse – viene contestato e così aspramente proprio dagli agricoltori. Comprendo che è più facile fermare il Frecciarossa che la protesta degli agricoltori, ma è urgente ascoltarli, aprire un confronto costruttivo, un tavolo di negoziato  che parta innanzitutto dal ripristino delle agevolazioni sull’irpef e dalla riduzione  del costo del gasolio agricolo e che individui strumenti e misure adeguate per affrontare i cambiamenti climatici, e le connesse calamità, che stanno mettendo a dura prova la produttività del settore e conseguentemente il potere d’acquisto delle famiglie.  
* Già parlamentare del Pd

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