ROMA «La città eterna non vuole Re». E’ questa la frase abusata e utilizzata in diverse serie tv dedicate al racconto del crimine nella Capitale. A Roma comandano vari gruppi, intenti a dividersi le zone di influenza. Ma sono sodalizi irrequieti, inclini all’uso della violenza, agli antipodi rispetto allo spirito che anima – ad esempio – i clan di ‘ndrangheta. Nessuna “famigghia”, nessun codice d’onore da rispettare, nessun inchino ai boss. «Roma non vuole padroni». Lontano dalle ricostruzioni offerte nelle sceneggiature diventate fiction e action movie di successo, la Capitale ospita bande rivali assetate di denaro. Lo spaccio di droga è il core business più redditivo.
Di recente, una inchiesta di Daniele Autieri su Report ha restituito una interessante fotografia dei movimenti della mala romana decisa ad intensificare gli acquisti di attività commerciali nel centro di Roma, mentre uno studio sulle compagini azionarie dei principali ristoranti del centro storico dimostra come alcuni gruppi di imprenditori albanesi controllino ormai alcuni dei locali più noti tra piazza Navona e Campo de’ Fiori. Alle spalle? La ‘ndrangheta e in particolare la cosca Alvaro che dal 2008 in poi ha accresciuto la sua presenza nella capitale. Ma non solo.
A Roma è presente il clan legato a Michele Senese detto “O Pazzo”: giunto nella Capitale in piena guerra di camorra. Erano gli anni ’80, a Napoli il sangue scorreva sulle strade occupate dai “soldati” del clan di Raffaele Cutolo e della famiglia di Carmine Alfieri. I Senese, abbandonarono la contesa spostando gli affari e la base operativa a Roma.
La mappa del crimine nella Capitale è tracciata da Repubblica in una inchiesta sulla “Camorra Romana”. Il clan di Senese, «controlla storicamente i quartieri a sud est della città: Tuscolano, Appio, Cinecittà e Casilino» e condivide la «piazza di spaccio di San Basilio, la più grande d’Europa, con la ’ndrangheta». La criminalità organizzata calabrese e la camorra dunque «siedono alla stessa tavola per stringere patti, altre volte imprenditori vicini alle famiglie dei clan si incontrano per fare affari». Ma a Roma, secondo il racconto esclusivo dell’avvocato Fabrizio Gallo, ex legale della famiglia Alvaro, nessuno è più potente della ‘ndrangheta, capace di scatenare una guerra non solo in Italia, ma in tutto il mondo».
Le due mafie sarebbero talmente potenti da riuscire, nonostante le operazioni e gli arresti, ad essere predominanti. Secondo gli investigatori – riporta Repubblica – l’ipotesi fondata è che «la Camorra romana, assieme alle altre storiche mafie, soprattutto la ’ndrangheta, sia la grande grossista di droga dell’urbe». Quindi tutti gli altri clan, gruppi e sodalizi criminali occuperebbero un gradino decisamente più basso in una ipotetica scala gerarchica criminale.
x
x