REGGIO CALABRIA Questa notte i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria-Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di misura cautelare in carcere personale nei confronti di Pietro Di Giacco, classe 1981, in quanto ritenuto partecipe dell’associazione di tipo mafioso quale personaggio di assoluta fiducia dei vertici della cosca Bellocco.
Il procedimento trae origine, nel dicembre 2019, da una complessa attività investigativa sulle dinamiche di operatività della cosca Bellocco e il coinvolgimento degli indagati nelle dinamiche della gestione della latitanza di Domenico Bellocco classe 1976, figura apicale dell’omonima sodalizio di ‘ndrangheta operante a Rosarno, arrestato a novembre del 2020.
Di Giacco, residente a Gioia Tauro, è gravemente indiziato di colpevolezza in ordine al reato di associazione di tipo mafioso, commesso a partire dal mese di aprile 2020, avendo rivestito un ruolo di primo piano nella gestione della latitanza di Bellocco più in generale, degli affari illeciti della cosca Bellocco.
Dalle indagini è emerso quale personaggio di assoluta fiducia operativa sul territorio controllato dalla cosca, avendo assicurato una rete di protezione e di comunicazione tra i vertici, ed essendosi reso parte attiva nella realizzazione del programma criminoso della consorteria. In particolare, Di Giacco aveva assunto il ruolo di latore delle comunicazioni riservate in merito alla latitanza di Domenico Bellocco, rendendosi pienamente disponibile sia ad avvicinare le vittime di estorsione nell’interesse del sodalizio mafioso che a fungere da soggetto a cui rivolgersi per presentare richieste di protezione o assolvere al pagamento del “dovuto” estorsivo alla cosca.
A comprova del ruolo e dell’expertise Di Giacco, nel corso dell’attività di indagine, ricordava di aver fornito in più di un’occasione e per numerosi anni assistenza ai latitanti della famiglia Bellocco, compito eseguito nel migliore dei modi e senza commettere errori che avrebbero potuto condurre gli investigatori alla loro cattura. Sulla base di tali “successi”, lo stesso aveva palesato la volontà di monopolizzare la gestione della latitanza di Bellocco, evitando che altri potessero farlo al suo posto, ritenendoli inaffidabili. Al termine delle operazioni, Di Giacco è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Palmi, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
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