ROSARNO «Tante persone sono troppo cattive, ce l’hanno con noi solo perché siamo di colore». A parlare è un giovane immigrato, un bracciante come tanti che popolano la tendopoli di Rosarno da qualche tempo al centro di alcuni episodi di aggressione. A raccogliere la sua testimonianza è stata la TgR Calabria con il servizio di Lorenzo Gottardo.
Sono sempre più frequenti i raid. Arrivano in scooter, quando fa buio. Circondano i migranti che tornano dai campi, dopo una lunga giornata di lavoro. Ed è in quei frangenti che inizia il pestaggio, con bastoni, calci e pugni. Il racconto è drammatico, tra paura di denunciare e la voglia di ribellarsi e dire basta alle violenze. Sarebbero almeno tre i casi nell’ultimo mese denunciati, però, solo attraverso messaggi su WhatsApp. Troppa, infatti, la paura di ritorsioni. Uno solo ha denunciato tutto, ma è rimasto da solo. «Bisogna che qualcuno parli con loro spiega un migrante al giornalista attraverso la chat» «non va bene perché ci attaccano in strada, con dei bastoni», racconta il fratello di una vittima in un messaggio vocale. Una escalation di violenza che ricorda quanto avveniva poco più di 15 anni fa, proprio a Rosarno, prima della ribellione del 2010 che mise a ferro e fuoco l’intera città.
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