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l’inchiesta

L’anarchia nel carcere di Catanzaro. «Vi abbiamo fatto entrare fumo e cellulari»

L’ex direttrice dell’istituto penitenziario, arrestata, avrebbe concesso anche «permessi premio e libertà ai detenuti». E quel soggiorno a Pizzo in cambio di un aiutino

Pubblicato il: 15/02/2024 – 12:48
di Fabio Benincasa
L’anarchia nel carcere di Catanzaro. «Vi abbiamo fatto entrare fumo e cellulari»

CATANZARO «Un quadro inquietante», così il procuratore f.f. della Dda di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, ha commentato l’esito dell’inchiesta conclusa questa mattina e che ha portato all’arresto di 26 persone, 16 in carcere e 10 ai domiciliari, oltre a 5 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e 7 sospensioni dall’esercizio delle funzioni. In carcere è finita anche Angela Paravati, ex direttrice della Casa Circondariale Ugo Caridi di Catanzaro, in carica dal 2010 al 5 settembre 2022. Secondo l’accusa, avrebbe favorito «l’introduzione e cessione in carcere di sostanze stupefacenti e l’introduzione e cessione in carcere di dispositivi telefonici, fornendo, attraverso condotte omissive e commissive, un contributo concreto, specifico e volontario alla conservazione e al rafforzamento delle capacità operative delle associazioni, per garantirsi una agevole governabilità dell’istituto Penitenziario». Questa presunta mala gestio, avrebbe consentito nel tempo di accrescere l’operatività all’interno dell’istituto penitenziario di un vero e proprio sistema, «gestito da detenuti, poliziotti penitenziari e soggetti operanti all’esterno».

I «detenuti scortati a Paravati»

La direttrice, secondo quanto documentato dagli investigatori, avrebbe addirittura favorito l’evasione di due detenuti «facendoli accompagnare a bordo di un’auto da una scorta a Paravati in occasione della cerimonia di consacrazione della Grande Basilica». L’episodio si sarebbe consumato tra lo scetticismo di alcuni uomini della polizia giudiziaria «ma tu lo sapevi che i detenuti che hanno… sono andati… a Paravati?… uno che… un certo appartenente non so a quale clan, non poteva ottenere il permesso premio perché comunque non lo poteva ottenere, lei gli ha fatto la proposta…e gli ho detto io scusa no ragioniamo, prendiamo la norma di legge che ci dice che noi possiamo portare a passeggio i detenuti (risata) ma manco se me lo ordina il giudice, non li possiamo portare, con scorta…». Da quanto emerso, Paravati avrebbe «consentito l’uscita di due detenuti, allocati nella sezione Alta Sicurezza, senza alcuna autorizzazione da patte del Magistrato di Sorveglianza».

Celle libere ma «noi diciamo che i detenuti dormono»

I capi di imputazione contestati all’ex direttrice sono numerosi. In un altro caso, annotano gli investigatori, Angela Paravati con la complicità di Simona Poli (indagata) avrebbero «falsificato i dati raccolti dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, mediante omettendo di segnalare l’evento critico relativo alla protesta, posta in essere dai detenuti allocati al reparto detentivo del terzo piano, provocata da Pierpaolo Tormento». Nell’occasione si sarebbe verificata una battitura collettiva delle inferriate, protrattasi per circa 10 minuti. E’ il 23 giugno 2022 quando Poli, Comandante della Polizia Penitenziaria nell’istituto penitenziario di Catanzaro, dialoga con un Ispettore di Sorveglianza Generale e viene informata della protesta. Poli avrebbe disposto di non procedere con nessuna azione «perché dopo cominciano a rompere le palle da Roma». L’Ispettore di Sorveglianza Generale, contatta la direttrice e la informa della protesta e della decisione di Poli. Ma nulla sarebbe stato fatto. Ancora, sempre secondo l’accusa, Angela Paravati avrebbe chiuso un occhio quando alcuni detenuti si sarebbero rifiutati di rientrare nelle camere detentive, «le celle rimanevano aperte per tutta la notte e gli agenti in servizio riuscivano ad entrare in Sezione e chiudere le celle soltanto il mattino successivo». E’ sempre Poli a confrontarsi con la direttrice «alla quale riferisce che hanno problemi di linea all’interno dell’istituto penitenziario e che, dunque, l’evento critico dovrà essere comunicato il giorno successivo». «In questo modo da Roma non potranno sottolineare tutti gli errori» e il malfunzionamento diviene una condizione favorevole alle indagate. Le due, sempre secondo quanto emerso, «concordano che le celle dei detenuti devono rimanere aperte per tutta la notte, altrimenti per poter procedere alla chiusura delle celle occorre richiamare colleghi non in servizio». Poli ordina di relazionare inserendo nel documento solo determinate informazioni: «dobbiamo relazionare, se no poi questi da Roma dicono che non abbiamo fatto niente […] che abbiamo portato scudi e manganelli, che abbiamo avvisato tutti gli accasermati di stare pronti… mettetelo nella relazione […] meno male che non funzionava questo evento critico, così noi non lo abbiamo potuto inserire, domani mattina se ne parla […] voi segnate quello che vi dico, e lo scrivete nella relazione». Ed ancora «noi non diciamo niente, diciamo che sono nelle camere da letto che dormono».

Il narcotraffico

In carcere non sarebbero state facilitate ed agevolate condotte allegre di alcuni detenuti, ma favorito anche l’ingresso di sostanze stupefacenti e telefoni nascosti «in pacchi introdotti da appartenenti alla polizia penitenziaria infedeli». Anche in questo caso, Paravati avrebbe «violato l’obbligo di sottoporre a controllo le persone ammesse a colloquio, con le modalità previste dal regolamento interno, al fine di garantire che non siano introdotti nell’istituto strumenti pericolosi o altri oggetti non ammessi». In una circostanza, si sarebbe verificato un grave episodio «quando ad un detenuto cadeva dalla tasca un dispositivo telefonico e il personale del Corpo di Polizia Penitenziaria intervenuto, in seguilo ad una colluttazione, non era riuscito a recuperarlo». A Paravati sarebbero giunte anche le lamentele di “giovani” appartenenti al Corpo della Polizia Penitenziaria in servizio nella Casa Circondariale di Catanzaro che riferivano la presenza «presso il magazzino, che i pacchi spediti ai detenuti dai relativi familiari non vengono sottoposti ad alcun controllo e che, nonostante fosse stata segnalata la presenza di dispositivi telefonici e di sostanza stupefacente, non sarebbe stato preso alcun provvedimento». Inoltre gli stessi avrebbero «segnalato alla Comandante, Simona Poli, l’esistenza di un traffico di droga e alcun provvedimento era stato preso». Le denunce sarebbero state inutili, ed oltre il danno per le giovani guardie sarebbe arrivata anche la beffa. «I detenuti li prendevano in giro se, vedendoli fumare sostanze stupefacenti, cercavano invano di ristabilire l’ordine». E’ un detenuto a riportare le parole della ex direttrice indagata, a quanto emerso consapevole di cosa accadesse all’interno dell’istituto penitenziario. «Vi abbiamo fatto entrare tutte cose tramite pacchi, dice…qua vi faccio stare bene, e mi fate un mancato rientro» e ancora «mi assumo la responsabilità… dice, che so che in questo carcere entrano… dice…, che c’è fumo che ci sono telefoni per farvi stare tranquilli, e non entrate nelle celle».

Il soggiorno gratuito a Pizzo in cambio del trasferimento

Un soggiorno in cambio di un aiuto. E’ questo un altro episodio contestato all’ex direttrice del carcere di Catanzaro Angela Paravati, nel caso specifico accusata di aver «indebitamente ricevuto un soggiorno gratuito presso una struttura alberghiera, a Pizzo per agevolare il distacco di una assistente Capo del Corpo di Polizia Penitenziaria, presso il Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro». La direttrice, il 23 gennaio 2022, contatta un’agenzia di viaggi e chiede di parlare con tale Raffaella per avere «delucidazioni in ordine a una prenotazione, specificando che il figlio di anni 21 non avrebbe mai accettato di pernottare in una tripla insieme ai genitori». Le interlocutrici convengono di risentirsi più tardi, per dei chiarimenti. Alle 12:59 dello stesso giorno, la referente dell’agenzia contatta Paravati e si presenta come l’amica dell’assistente Capo del Corpo di Polizia Penitenziaria che avrebbe dovuto ricevere il favore. L’agenzia informa la direttrice «di non avere, al momento, due doppie disponibili, di aver contattato la struttura, la quale ha riferito della disponibilità di una camera al costo di euro 490 euro e prospetta la possibilità di risentirsi nel pomeriggio, nell’eventualità in cui qualcuna delle persone che avesse effettuato la prenotazione non procedesse con il pagamento». La problematica relativa alla camera singola per il figlio di Paravati viene risolta. Paravati avrà modo di informare l’assistenza capo «che grazie al suo interessamento «avevo parlato io no, vi ricordate?», quest’ultima inizierà a prestare servizio presso il Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro».
Detto fatto, a distanza di giorni arriva la conferma del trasferimento. Così come giunge anche la notizia del soggiorno di Paravati a Pizzo. L’assistente capo informa l’agenzia di viaggi che la direttrice del carcere di Catanzaro «si sta divertendo in vacanza, sostenendo che proprio tale vacanza aveva suggellato la loro amicizia». «Come si sta scialando quella dirigente, quella me l’hai fatta proprio amica, quella diventerà provveditore della Calabria».
(f.benincasa@corrierecal.it)



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