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IL CONTRIBUTO

«Bisogna evitare staticità e immobilismo»

La proposta di legge regionale 177/23 per la fusione di Cosenza Rende Castrolibero, un primo obiettivo l’ha già raggiunto ed è quello di stimolare il ragionamento finora sopito su un tema importan…

Pubblicato il: 16/02/2024 – 17:23
di Candida Tucci*
«Bisogna evitare staticità e immobilismo»

La proposta di legge regionale 177/23 per la fusione di Cosenza Rende Castrolibero, un primo obiettivo l’ha già raggiunto ed è quello di stimolare il ragionamento finora sopito su un tema importante per i tanti aspetti che richiama e non solo di natura politica. Ha per fortuna riacceso il dibattito sul tema a volte anche a tinte forti ed è iniziato un fiorire di proposte, varianti e variabili per tutti i gusti. Tant’è che a volte ci si sente frastornati e si comprende bene come l’iper frammentazione del livello locale di governo renda difficile il raggiungimento di obiettivi di più ampio respiro. Tuttavia, al netto delle schermaglie della prima ora in cui la contrapposizione tra favorevoli e contrari alla fusione coincideva semplicemente con un’appartenenza politica, oggi tanti cittadini, amministratori e parti sociali spinti da quella concretezza tipica di chi ogni giorno ha da affrontare e risolvere i tanti problemi della quotidianità stanno spostando il ragionamento più sui contenuti e sulle opportunità che potranno derivare dalla detta fusione urbana che su altro.   Non interessa più a nessuno attardarsi a ragionare se il processo di fusione dei tre territori avrebbe dovuto partire dai consigli comunali anziché dalla Regione. Il Consiglio regionale è espressione della volontà popolare al pari dei singoli consigli comunali. A dirla tutta, la Regione, nel caso specifico, ha rotto l’inerzia dei consigli comunali accelerando il completamento ufficiale di un’osmosi geografica da anni già esistente. Diversamente siamo sinceri questo processo di fusionerischiava di procrastinarsi chissà per quanto altro tempo ancora. E la questione non è proprio irrilevante perché ‘l’anzianità della fusione’ è uno dei criteri in base al quale lo Stato trasferisce maggiori o minori risorse. Va da sé che conviene non perdere altro tempo… Scarsamente attrattivo è anche il modello della città Arcipelago, da qualcuno proposto come alternativo alla fusione. A sentire i sostenitori, sarebbe meglio l’unione (arcipelago) di Cosenza con le circa trenta realtà urbane a sud della città. A parere nostro, tale modello è di difficile attuazione. Sappiamo bene e la storia lo dimostra che le unioni dei comuni rappresentano purtroppo solo in teoria delle esperienze amministrative e politiche utili, mentre nella pratica si sono rivelate fallimentari perché il mantenimento in capo ad ogni comune della propria autonomia, ha inibito il raggiungimento della programmazione unitaria e dell’esercizio comune delle funzioni. Senza dover andare troppo lontano, la stessa Castrolibero ha vissuto, qualche anno addietro, il fallimento dell’unione dei comuni Pandosia nonostante questa coinvolgesse solo due comuni. Proviamo ad immaginare l’unione di trenta comuni cosa potrebbe produrre… A noi, come a tanti altri tra cittadini ed amministratori scevri da pregiudizi, piace ragionare più sulle questioni concrete che non su modelli di fantasia e crediamo che oggi né Cosenza nè Rende e tantomeno Castrolibero siano nelle condizioni di poter rinunciare alle opportunità economiche e politiche che potrebbero derivare dalla loro fusione. Le tre città oggi risultano essere non virtuose sotto diversi aspetti a causa anche dello spopolamento ingente verificatosi negli anni. I rispettivi livelli di performance dei tre comuni dal 2010 ad oggi sono costantemente peggiorati per i minori trasferimenti statali e per la sempre più difficile capacità di contribuzione fiscale dei cittadini. Le attività produttive sono drammaticamente in crisi anche per la crescente pressione dei tributi locali. Il trasporto pubblico, le politiche sociali come i piani di protezione civile anti sismici di quest’ area urbana osmotica, soffrono della frammentazione dovuta a tre programmazioni differenti per cui ormai è prassi che cittadini che vivono a distanza di pochi metri uno dall’altro non ricevono le stesse prestazioni perché residenti in comuni differenti!!! Serve un atto di coraggio politico ed azionare un cambiamento di rotta per questa nostra area urbana.  E’ utile ma anche necessario, allora, confrontare il dato dei maggiori trasferimenti economici che arriverebbero dalla fusione con quello dei tagli lineari avvenuti nel corso di questi anni ad opera dello Stato. Dal 2010 al 2023 Cosenza ha subito un taglio di trasferimenti economici da parte dello Stato per oltre 15 milioni di euro, Rende per oltre 2 milioni e mezzo e Castrolibero per circa 816 mila euro. Qualora i tre comuni arriveranno ad ufficializzare la loro fusione, lo Stato erogherà al nuovo ente fino a 10 milioni di euro in più ogni anno, ai quali andranno ad aggiungersi i contributi straordinari previsti per la fusione qualora il nuovo ente raggiunga i 110 mila abitanti oltre ai trasferimenti regionali. Un beneficio economico indiscutibile anche qualora dovesse attestarsi al minimo previsto, poiché consentirebbe ai futuri amministratori di poter continuare a garantire quanto meno gli stessi servizi senza dover aumentare la pressione tributaria a carico di cittadini e commercianti. E’ naturale nutrire timore di fronte a ogni cambiamento, tuttavia la staticità è l’immobilismo spesso sono prospettive ancora peggiori. A far paura davvero devono essere i numeri delle aziende che ogni anno chiudono le saracinesche perché non riescono più a sostenere i costi delle loro attività. Oppure la frammentarietà dei servizi di welfare per le fasce deboli.  Un modello di città unica con una gestione più efficiente ed aziendalistica e programmazioni unitarie sostenute da maggiori risorse economiche senza vincoli di destinazione, non potrebbe che migliorare e di molto servizi e prestazioni.
* Comitato Per un Voto Consapevole

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